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S'fUPARICI/

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ella finalmente vedeva sè stessa tutta in luce, quale appena

s'era sospettata oscuramen te nell'ansia di certe notti.

Oh,

quei tempi

che andavano insieme per l'isola, come se

in quel piccolo disco sperdut o in mezzo all' oceano si fosse dato

convegno l'univ erso : solo là pulsava il cuore della vita, tutto

il resto cri esangue. La gioia s'era ritir ata dai superb i regni

di Giove, per venire ad allietare i giorni e Je notti d'Ulisse e

di Calipso. Egli. godeva di tutto: d'un sasso, d'un cespuglio,

d'un uc«:llo, d'un'a lga marina

i

ed

dia

gioiva del suo godi–

mento, perchè sapeva d'esser lei in ogni cosa ch'eg li tocrava o

guardava . tutto prendeva forma

e

colore, sostanza e profumo

da Calipso e da Ulisse. E lla imparò a trepidare, a sussultare, a

spera re, a credere; la noia, la tersa immota terribi le noia degli

immortali era vinta: ella conosceva finalmente l'amore .

Lo

guardava dormire, il suo uomo, e lo ammirava . Quanta

inventiva sotto quelle palpebre chiuse, quanta alacrità creatr ice.

Com'era diversa la sua fronte da quella piatta e insulsa degli

dei. Agile

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pronto, infati cabile egli aveva in poco fempo tra–

sformato l'iso la. Dell'ant ro aveva un palazzo; anche

la

natura

egli aveva piegato ai suoi fini, aveva asservito ed educato piante

e animali, aveva segnato col sigillo dell'armonia e della bellezza

tutti gli oggetti che uscivano formati dalle mani, dalla più pic–

cola ciotoia a quel letto ch'era una meraviglia di proporzioni,

di scultura e d'intagli . Potevano andarsi a nasconder e, di fronte

a queste opere, tutti i tripodi semoventi , gli ori e i metalli, le

diavolerie meccaniche d'i Vulcano, fatte soltanto per tenere a

bocca aperta gli annoiati abitatori dell'Olimpo o per incutere

timore a quei pochi mortali a cui er,a concesso, per la

réclame,

di vederle. Ed anche il piccolo ribrezzo che Ulisse le aveva

fatto provare

nel.le

prim e caccie, quando lo vedeva correre verso

gli anima li abbattuti e portarg lieli sulle braccia, offerte san–

guinanti, era stato compensato dai succosi e variati cibi ch'egli

sapeva ricava re. I dolci colloqui a tavola, uno di fronte al–

l'a ltro, mentre si saziavano delle gustose vivande ! E quel

liquore ch'egli spremeva dai grappoli della pianta, fatta cre–

scère ram picante intorno all'an tro, e che centellinava no dai

calici, guardandosi negli occhi. Pietà le facevano gli dei,

pietà aveva del r icordo di sè stessa prima di conoscere Ulisse,