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TEATRO

bolistid, truttature

ecc:essi,;e e

una comic:!à ~v rac.:arica, che tut –

tavia non riuscivano a spegnere

il robusto

11mor

porolare del te-

~~~C

~J°~i;~

r:::~{!~

11

;:

0

c;\~

!!!:

se do\·nto fare del medtsimo la–

voro una lettura critica per met–

terne in ri)ievo

i

piegi

let_terari

e mostrar ci come essi resistano

all'analisi di un l<-ttore moderno,

avrebbe seguito il medesimo stile

estdizz.1ntc? No certa me11te, cbè

in questo avrebbe dovuto stare al

concreto e render ragione battuta

per battuta del test o ;

e,

infine,

ptcndc:rlo o lasciar h,. Ora

i

casi

son due: o <:jtli crede

al

valore

estetico di • Patelin • e a11ora ce

lo rend a, con J'intcrprct.tzione, il

r~:~

~si~!~i!i~

;,:!de~~

c;~:e:e~;

di

una

culturali stic11 ries11maz10-

ne della commedia dell'arte , ciò

che

1111a

letteratura critica insi–

gne considera come un classico.

Aggiung iamo che il teatro non

ammette

ricsu mazil.:rni.

Lasciamo

codesto genere funebre ai ~anti

clclla cultura e atte niamoci all'ar–

te ,·h·a. Non anci insistito tanto

su codesto modo bizantino di in–

t.<:rprctare

una

commedia ricca

d1

fermenti attuali,

se

non

avessi

scorto in platea letterati di primo

piru10

e

artisti di cartello;

i

quali

avrnnno potuto consta tare dove

conducano

1

'estetismo

e certi

po–

stumi di gusto inten1a1,ion~e, pn–

,·i

di ogni interio re giust

1ficaz.io

nc.

E un fatto che se vogliamo

ritrovare

il

teatr o, dico

il

teatro

puro, allo stato naturale, cosl

co–

me nasce da precisi e radicati mo–

tivi dEll'anima nazionale,

ci

con–

vien tornare ancora una ,·olla al

teatro dialettale, cioè a Peypinc

~

Filippo,

anc11ese

per anentu–

ra tre quarti della sua commedia

• Caro nome • son detti in ling ua.

La qual commedia, lettera riamen–

te parlando, sako quakbe battu –

ta

epigrammatica, non supera la

qualità lli

1111

H.-ttinmnal e umori•

stico; ma (.'(-lllr.:ita

com•~. quanto

all'argo1uento, nello spinto dell'a–

nima napoletana, offre all'autore–

int erprete uu'ocbsioue unica

di

~~~1~:~:1:gu°:

del lavoro. Vediamolo dunque

al–

l'opera questo Pukinclla contem–

poraneo, sempre in situazione,

sempre all'interno della vicenda,

con effetti comici tanto più irre–

sistibili quanto

più

la sua

part&–

cipazion e

è

reale e in_ qual che

punto persino drammatica, nella

sua paradossale incredibilità . Par–

te di questo teatro vive della ero:,

naca

e

con

essa decade e s1

1:saurisce; ma una parte , traendo

O('Casione

dalla cronaca,

diventa

satira delle umane passioni ; nel

~~ tr3i

c~idi

1

l:~1:ti'::::r

rNt~'fà

,·olgare

ed

insoppo rtabile. E io

quanto satira, ricavata da senti•

menti radicati

e

diffusi, scarica

}e

platct , obbietti,·a e chiarisce, mo–

strandoli nella loro deformità,

stati d'animo compressi e confusi ,

libera lo spirito da tossici sedi–

menti che ne affaticano lo svol–

gin1ento normale.

E

questo

è

au–

tentico teatr o, riee,·endo appunto

la

sua patente di ,·erità dalla

natura di

un

interprete, che

sen–

tiamo fin dal primo momento

co–

me un personaggio contempora–

neo,

uguale nella vita e sulla sce–

na, s,c,mpre concreto, sempre

nei

suoi limiti, il che, con parola più

elevata, significa stile.

Non ho nessuna difficoltà a

considerar e un sim ile teat ro contt'

teatro minore, piccolo teatro o

co–

munque ,·ogliatc chiamarlo .

Re–

sta, come dicevo, il

fatto

della sua

verità,

popola re

e

dialettal e quan–

to si vuo le, ma che insonima

ci

offre

la

garanzia d'essere irripro–

ducibil e,

di

non ,·i\'ere al sen-izio

di :iltre

fonue

espressh-e, di non

farci- rimpianger e il dno.>mao la

letteratura, ma di dirci con chia–

rez1A'\, sia

pu re

in forma elemen–

tare, che cosa precisamente

l-

tea–

tro.

liJORGIO PROSPDI