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TEATRO

potesse distingue re ron

csat~cu:1,

1n

mez.zo a

lla .selva degli

eqm voci,

la direzione reale 1lcllospirito ita-

~:li~a~:

a t~J

3

~iii~~a:::t~

tro veremmo con tutta probabilit.à

di fronte ad una esigenza di rc:ah–

smo, di oggctth-!tà, di precisa e

rigorosa ossc rvaz1onc

del

,·ero.

ln

fondo,

ciò

che di$l i11!,"UCIo spirit o

di questo dopoguerra dal prece–

dente, che si adoperò in ogni mo–

do per dimcntic_arc la tra gic:' espe–

rienza del confhtto,

è

prop rio qu~

sta volontà di capire, di riprender

contatto con le cose, di agire nell_a

direzione della storia, senza

)im i–

tarsi ad esserne semplici spetta–

tori. Per questo

i

nostri 0tt b1con–

tin uano ad esser chini sul recente

passato, cercando di comprender–

ne la lezione, convinti come sia–

mo che unn lcidonc c'è sta ta e

desiderosi di farne te.soro una voi-

~~:~~~~

~~c:-~f:!gdf::rj:

fra

i

quali non ultimo , una istan –

za inor3listica tutt'a ltro che in–

giustificata,

se

consideri3mo che

la m3ggior parte dei nostri ma–

lanni derivano d3 una inguaribi le

e vecchia retorica; la quale, come

ci

impedisce di aderire profonda–

mente alle !onne concrete dello

spirito moderno, cosl ci consola

col mito della nostra versatilità

e

disponibilità,

dietro alle quali

troppo

spesso

si nasconde il dilet–

tanti smo, l'appross imazione

e

una

patetica fiil11c1a nel comprom esso

che

11011

si sa bene se derivi da un

concetto infantilmente ottimi stico

della vita o da un senile

scettict·

smo proprio delle civiltà onnai

~~è?ubb\~

~~a u ~:~~~~ ~

sone a questo modo di subire l

'e–

sistenza c'è stato fornito dai gra,, i

av,·euimeuti che haimo

cosl

prc,.

fondamcute commosso il nostro

paCS(I:, riproponendoci con tragica

evidenza il tema della serietà, del-

!fci1Id~JJt! ,(!~~t~~~~-

~~~b~~7!-

na, •

usciti fuor

del pcla~o alla

riva •• abbiamo cercalo dt

sis*

mare la nostra esperienza ,

<li

nu~

vo ci siamo scontrati con la no–

stra vecchia retorica, che rende

q~anto i_naidifficile

ogui

tent ativo

d1 sclez1one.

Nel teatro italiano questa reto-–

rica ba un nome : e non vogli -.mo

alludere

alla

retorica

tk l

guitti–

smo, che ci auguriam o supi:rata

per sempre, ma alla.

più

antica

t:

radicata retorica della commedia

dell'arte

e

del melodramma, che

nel miglior e dei casi ci viene

re•

stitu ita dall 'esterno sotto forma di

un cstetismo

1

del quale non sta–

remo

a ,;otlolmenrc

11ritar do.

Può

darsi che io esager i, come semp re

accade a chi vuol rimuovere una

situaz ione cristalliz:-.ata; ma assai

!~r[it i!\i!~~

0

ho\·~•~:~n;~J~:io:C~~

11.n

lieve anacronismo , di un

ge-

:!!:J~::!~!r~n~c

~tor~~tt:n:

manieristica. Nel migliore dei

ca–

si ritrovo suJla scena gli ultimi

eredi tari frammenti della comme-

~!!tid~}•~~:/a

i::OC~~:lucf;

t·~

chi

e

sollccitare l'imntag luazione

musicale per

averdinnanzi,

sic,.

pure in pan ni moderni, la fom1a

interpretativa del melodramma . Io

penso che tutto ciò derivi nei no-–

stri attori da

un

difetto

di

cultu ra

storica

e critica

11cll'atfrontarc

i

testi,

i

quali, ogni buon lettore lo

sa, sono letti

da

ogni secolo in un

modo dh·erso, plir conservando

inaltera ta la loro forza poetica

(nel che cons iste propriamente ciò

che si chiama l'etcr mt à dell'arte),

oppure da

una

imperfett a intui–

zione della

vit:i

rontcm1>0ranea;

in

ogni

caso da

1111

difetto di

1.-s–

scrvazion t<,

di

reali-;mo.

di

ogi,:et–

tività. Si dica pure che

i

n~tri at–

tori rappr esenta no in m"ltlo tipK'O

i

difetti di una soc.·ktà. In tal c:a•

so, riferiti ad

11111

int era società

gli appunti sudM ll i,

il

<liscorso

non cambia . E bi~ogucrà pure cbie

~:,

1

~°:~

%a:,::~;~

;~~ir

:Jt

sto circolo

,•i1.ioso cd

arironti il

problema.

Cominciamo

d:tlla signorina

MerHni, che, almeno per quanto