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FJGUR.41"/VE
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Comunque ce n'è quanto basta
per riprende re il nostro discorso,
e dichiara re che le conch:sioni ab–
bozzate da\·ami le trk-romi~ e le
riproduzioni , a questa prima
n–
pro\'a non ci pare
risulti.uoer–
rale. A parte qualche Hc,·c imprc–
à> ionc e Q!Ulld1c tratto
più gc-
11::rico 1'art1L-olo pn.-..:cdcmc non
:-an\, come
:wC\'31110
limoro.s.:uncu–
lc pr():ipcltato, tutto (la nlar c, ma
al contrario tu llo da confcrmarc
con arl{omcnti questa
\'Olla
al•
quauto più validi.
Intrapreso subilo
il
110:;trogiro
~1
1
\.r;l:!!~c
s~:-1c~t:
11
~i
~~.~~:::~
t rntt.irsi della • Generazio ne An•
1.iana.
l
Caposcuola •· Al «-ntro
dclfa parete
è
il più bel quadro
della mOillra, l'uuico di pittura
.-.ltissima; che ci
fa
capire quel
che potrebbe rapprc.-scnt.are per
:~f
~~io~s~!i:d:O
fr:1\C:5;r!~ 1~;:
• Natur a morta con testa antica. •
di
Picasso,
del
1925.
Dipinta
col
nero,
il
marrone,
il
beige
e
il
bian–
co
della tela; pressappoco con
una
tcrra di Siena e un bruno Vau
Dyck. ,
A prima ,·ista si rimane quasi
insensibili, reseinti da quel se,·e–
tissimo iueonc1lia11te facciatoue;
~~
~
1
J~u~~io~~fi~~~~~~ici!"i1~~
D'un tratto suona un cupo gong ,
le porte dell'interno si spalane-a–
no. Di quel solenne inferno della
memoria che di,•iene per uoi
la
natu ra morta; tempio combusto e
i,;copcrchiato . Lentamente, a con–
k mplarli, gli altari carboniu:at1
,li
quelle fonue si animano, leva–
no veli di <:<:neresotti le, arcani
h:ccioori ; le masse tem:brOSC! spi•
rano colore, sono lievita te da un
segreto scnS<'Icromatico. Del co–
lore,
dd
gra udc Nun~e earboniz–
z.1.to,rimase la misteriosa pr~n-
1.a;
il
negro colonnato non sor•
regge
cbc
ciclo vuoto. Paiono
le
zone bianche grand iosi squarci
snl ciclo dell'assoluto. Qui
ti
cu–
b!<:.mo
,:
fatt o d1 memoria, di una
memoria che ba una potenza
in–
gc.,11uae terrificante, come quella
inlan tilc. Una serrata ::analisi for–
mal~ rinvie ne infatt i
i1~
q1_1esta
immagine il sovrappors i d.::t di–
n.,rsi • punti di vista • ebc si in–
crociano dilatan<losi; le ombre
fottesi corpose
cowc
gli
ogge tti ;
la sngoma ritag liata di
1111
ele–
mento in
ombra
che
modella la
r.!i,\~~
!n
~~I
~:i~t
1
~
~~~!!~
scio; il rh•erbero che \'i\'e
di
spa–
:tialità propria; le masse cromah •
che che si svcntailia no sul piano
e
la loro definiztoue grafica
eh~
vi\'c di logica autonoma tra, •cr•
sando altr i
campi
con fuggevoli
poliva lenze;
il
disintegrarsi della
plastica in forme
di
trasparcm;a e
di compenetrazioni ; il risolversi
dei volumi
in
puro timbro ero•
malico.
Questi
ed
altri innumeri
modi formal i
si
rinveugo no nella
natura morta
di
Picasso; ma sol•
levati dal fiato enorme , cavern~
so
tlella poesia.
Resi
con estrema
uatural czza,
e:
1111ase1111>licitàd1<:
pare ingenua, una franch ezza
di–
retta da decoratore . Poichè
le
ac–
censioni, le luci che fendono
gh
oggett i sono spiragli
disch: :1:.i 1u1
attimo e cbc dopo
1,, 1to
:;i
ria–
prono nella memoria
a
rioccupa–
re
i
loro antichi alvei, travers ando
e
solcando le nuove C$lrauec!ap–
pareuu.
L'alone cromat ico
è
la
nittbia
lascita dell'antico oggetto , che si
av,·olgc come una celata
di
cenere
sulla nuova prescnz.1.. E
il
lilo
d'ombra divenuto taugib ile
~
l'i!>tmo,
il
laccio 11cro
che con–
giung e quelle
cose
perdute.
Persino la fetta di melone
di–
vi<'ne,
a lona d'essere antica e
distante , uno spicchio di luna.
Tutto lo spazio
del
quadro cede
come una intenninabik frana; tra
una cosa e l'a ltra
si
spalancano
tr~~~:
i
i
;:gf~o
°!~~~\s.w-
re conoscenza e trasfigurazione
•concettu ale, dell'i mmagine, qui
la forma non
è
solo logica e cri•
tica; la ragione di quel mondo li–
gur::ativo non
t:
di conoscenza ra–
:do1:1lc
o
gcometric.1.
1
ma si fonda
su un rapporto tnist<'.rioso, macc-