

Iurgico ,., ad esempio
113,
_dando_nouz!a del
«
:Vittorioso sciopero_di
conquista di 1.200 fabbn ferrai a Milano ,. citava
tra
le conquiste
ottenute la giornata di 10 ore lavorative, l'aumento del
25%
sulle
prime due ore straordinarie e del
50%
su ciascuna delle successive.
Ugualmente
«
Il Fonditore»
114
,
pubblicando
il
concordato strap–
pato con la loro vittoriosa lotta dai fonditori bergamaschi dava no–
tizia di questo risultato:
«
L'orario normale sarà di 10 ore effettive
di lavoro e potrà variare dalle 8 alle 12 ore [ ...] .
Le
ore di lavoro
dopo la decima giornaliera e sino alla dodicesima saranno conside–
rate straordinarie e come tali retribuite col
25o/o
in più [ ...] .
Le
ore dopo la dodicesima [ ...] saranno retribuite col
50o/o
in più ».
Vi erano poi mansioni, come quelle nelle officine a fuoco con–
tinuo, in cui ancora nel 1913 il sistema delle due squadre alternate,
cioè delle 12 ore lavorative, era ritenuto immutabile. Veramente
proprio nel 1913 in un'assemblea di industriali metallurgici europei
tenutasi a Zurigo le delegazioni di varie nazioni, capeggiate da quella
inglese, avevano affermato l'opportunità di adottare
«
il
sistema di
tre squadre di operai alternantesi di otto ore in otto ore». L'ing.
Massarelli, relatore per la sezione italiana, aveva però negato che
fosse possibile adottare simile sistema anche da noi. Sulla questione
era poi ritornato in un'assemblea nazionale G. E. Falci: ribadendo
questo rifiuto con un discorso poi riportato su
«
La Metallurgia
Italiana»
115
•
Gli argomenti addotti per sostenere la tesi industriale sono estre–
mamente significativi. Premesso che
«
la nostra industria si trova
in condizioni di grande inferiorità economica rispetto ai concorrenti
stranieri perché tributaria all'estero di tutte le materie prime
»,
biso–
gna ancora considerare, sempre secondo
il
relatore, che l'Italia
è
«
in
condizioni di inferiorità anche per la mano d'opera [ ...] poiché la
costituzione fisica dell'operaio italiano, il suo tenore di vita, lo stesso
clima concorre a rendere impossibile ai nostri lavoratori quello sforzo
continuo di cui sono capaci gli operai stranieri ». Del resto, a parere
del Fakk, le paghe corrisposte agli operai italiani erano
«
non infe–
riori a quelle degli operai stranieri, tanto in via assoluta quanto e
specialmente ragguagliate al rendimento ». Egli aggiungeva infatti
che si sarebbe giunti
«
a corrisponder loro fino a 16 lire giornaliere
benché
il
lavoro effettivo si riduc[ esse] a 4 o
5
ore sulle 11 di
presenza nell'officina ». La relazione proseguiva poi affermando che
l'adozione delle tre squadre avrebbe richiesto l'immissione nei ruoli
di lavoro di altri 7.000 operai, e poiché questo onere non
poteva
essere pagato dalle industrie, si sarebbe riversato sugli operai stessi
ai quali sarebbero stati ridotti proporzionalmente i salari. Un'altra
soluzione che evitasse di aumetitare l'occupazione sarebbe consistita
nel rarefare le squadre, aumentando però in tal modo le fatiche degli
operai. Naturalmente tutti gli intervenuti nel dibattito si dichiara-
382
Biblioteca Gino Bianco