Table of Contents Table of Contents
Previous Page  387 / 460 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 387 / 460 Next Page
Page Background

particolarmente insalubre era

il

lavoro dei pulitori in ferro, poiché

«

l'operaio era sempre costretto ad ingoiare limatura di metallo, sl

che la sera era colto da forti nausee

»

che col tempo divenivano cro–

niche e pericolosissime. Peggiore ancora era la condizione dei puli–

tori di ottone,

«

fra i quali si aveva un'alta percentuale di tuberco–

lotici e di decessi

».

Inoltre

«

i reagenti usati da costoro erano dei

tossici letali ed i loro polmoni erano ricoperti da uno strato di pol–

vere. Tutto ciò perché - concludeva l'articolo - non venivano

osservate dagli industriali neppure le più elementari norme sani–

tarie».

Un altro studio , di qualche anno posteriore" , trattava delle

condizioni degli operai nelle fonderie. Essi lavoravano

«

sottoposti ad

una temperatura che d'estate raggiungeva gli 80 gradi.

Le

scorie

Thomas, polverose, ricche di fosforo e calce, usate come concimi,

[er ano] ovunque e l'operaio le respira[va], le mangia[va], sul suo

corpo ne era nero»; queste scorie uccidevano in pochi mesi: chi le

ingoiava cominciava a

«

perde[re] l'appetito, tossi[ va], si indebo–

li[ va], veni[ va] presto colto da sudori notturni e se persiste [va]

[ ...] la morte lo liquida[ va] presto». La relazione terminava poi

affermando che i fonditori e gli altri operai metallurgici erano conti–

nuamente esposti al pericolo di numerosi e spesso raccapriccianti in–

cidenti.

Un'altra denuncia significativa compare in un secondo articolo

che

«

Il Metallurgico » dedicava alla questione

98

e che chiamava in

causa esplicitamente la responsabilità degli industriali. Infatti ,

af–

fermava l'estensore della nota, si sarebbero potute migliorare note–

volmente le condizioni di lavoro se solo

ci

si fosse preoccupati di

creare

«

ambienti spaziosi, arieggiati, con ordigni aspiranti tutte le

esalazioni di acidi diversi e delle innumerevoli quantità e qualità di

polveri ». Invece i locali di lavoro erano generalmente

«

angusti,

bui o quasi, troppo piccoli per

il

numero di operai che vi lavora–

vano, gli uni addossati agli altri col macchinario e col continuo peri–

colo di trovarsi impigliati in qualche disco o trasmissione, attossicati

senza posa e soggetti professionalmente a forti infiammazioni intesti–

nali (quando non a etisia) per la nube di fumo emanata dagli acidi

e per

il

pulviscolo ».

• Frequenti e spesso letali erano anche gli infortuni sul lavoro.

Di uno di questi, particolarmente impressionante, dava notizia ad

esempio

«

Il Metallurgico» " . Un giovane che lavorava alla ditta

Brunt, importante società meccanica milanese,

«

venne trascinato

dalla cinghia intorno alla trasmissione e ne fu estratto cadavere

informe

».

Le

cause dell'incidente vennero individuate dagli operai

«

nella assoluta mancanza di ripari ». Per smorzare lo sdegno la ditta

offrl 40 lire per i funerali, ma gli operai rifiutarono preferendo prov–

vedere personalmente.

377

Biblioteca Gino Bianco