

menti videro in quegli anni la luce e la loro adozione avrebbe pur
dovuto portare consistenti vantaggi alla classe operaia in generale e,
nel caso che ci interessa, ai metallurgici lombardi.
Riguardo alla legge sui probiviri, sappiamo che in realtà questa
istituzione, per quanto concerne almeno l'« arte metallurgica» in
Lombardia, ebbe sempre scarsissima applicazione. Gli industriali
tendevano infatti da un lato a sabotarla , mentre gli operai dal canto
loro non potevano certo avere nessuna fiducia in essa, tanto che
molte controversie non vennero risolte perché la rappresentanza ope–
raia si dimise pur di non sottoscrivere le scandalose sentenze fatte
approvare con l'appoggio decisivo del presidente del collegio.
Il 2 novembre 1901 si tennero a Milano le elezioni dei probiviri
per le arti metallurgiche. Naturalmente tutti i candidati proposti agli
operai dalla Commissione esecutiva della Camera del Lavoro furono
eletti, ma il concorso alle urne risultò deludente e confermò la
scarsa fiducia degli operai ed il sabotaggio industriale: degli aventi
diritto votarono infatti circa il 15% degli operai ed addirittura solo
il 6% degli industriali
90 •
Non diversa considerazione gli operai metallurgici lombardi mo–
strarono di tenere per un'altra legge sociale, quella che nel 1898
aveva istituito la
«
Cassa Nazionale per l'Invalidità e Vecchiaia degli
operai ». Nella relazione del primo congresso fra operai metallurgici
lombardi del 2-3 febbraio 1901 leggiamo infatti
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che i delegati ivi
rappresentati discussero a lungo sulla convenienza o meno di iscri–
versi alla stessa Cassa Pensioni, poiché speravano che col tempo
questa istituzione avrebbe potuto trasformarsi; ma
la
maggioranza
criticò a fondo la legge
«
mostrando la mancanza di qualsiasi garanzia
morale e materiale » ed affermando la preliminare necessità di sostan–
ziali riforme. Il congresso votò quindi che si dovesse
«
dissuadere
le società di mutuo soccorso ed i privati dall'iscriversi » fino a che
queste stesse radicali riforme, giudicate essenziali, non fossero state
attuate.
Di gran lunga più significativa tuttavia fu la vicenda che portò
all'emanazione della legge sul riposo festivo. Quando il governo de–
cise di presentarne il progetto alle Camere, pensò di farne precedere
la stesura da una duplice inchiesta, volta da un lato a conoscere la
,situazione reale del momento nei diversi rami dell'industria, dall'altra
a conoscere gli orientamenti e i desideri degli industriali. Per il
primo punto secondo i dati pubblicati in un opuscolo dell'Ufficio
del Lavoro
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risultò che altiforni, ferriere e fonderie erano in atti–
vità in maniera regolare anche nei giorni festivi. Nelle officine mec–
caniche invece il lavoro festivo era determinato unicamente dall'ur–
genza e dalla quantità delle richieste alle quali le varie ditte dovevano
far fronte.
Per quanto concerne poi i desideri espressi dagli industriali pos-
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