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dia»

33,

pubblicata nel 1900 ma riflettente appunto la situazione

all'inizio del 1898.

Esaminiamo questi dati, provincia per provincia, secondo i di–

versi settori produtti vi.

Produzione di ghisa.

Dopo il declino di questa industria erano

rimasti in funzione in Lombardia 5 alti forni , di cui 3 in provincia

di Bergamo, che fornivano ghisa speciale per artiglieria ed occu–

pavano 31 operai, con 3 motori idraulici della potenza

di

40 cav.

din. I rimanenti 2 erano in provincia di Brescia, occupavano 30

operai con due motori idraulici che erogavano un'energia di 29.

cav. din. La produzione complessiva per il 1897 era stata irrile–

vante, assommando complessivamente a sole 3.800 tonnellate.

Officine per la produzione e lavorazione di ferro e acciaio.

Poco

rilevante in provincia di Bergamo, dove contava solo 11 opifici

con 165 lavoranti , questo ramo di industria era invece esercitato da

due importanti imprese in provincia

di

Brescia: la

«

A. Miglia–

vacca » a Vobarno, che con 679 operai lavorava al rimpasto di rot–

tami di ferro e si estendeva su di un'area

di

200.000 metri qua–

dri,

di

cui 30.000 coperti, e la

«

Eredi Glisenti » che nei suoi

opifici impiegava 109 operai. La produzione complessiva delle due

ditte fu di 12.700 tonn. di ferro e 400

di

acciaio ed il numero

medio annuo delle giornate lavorative fu in entrambe superiore

a 300. Inoltre esistevano altri 141 opifici di piccolissime dimen–

sioni (complessivamente 808 operai) che producevano ferro di rim–

pasto con una media annua di giornate lavorative non superiore

alle 220-230.

Altre officine poi producevano fili

di

ferro ed acciaio, utensili,

coltelli, armi, ecc. Di queste, tre erano degne di nota: la

«

Metal–

lurgica Tempini

»

che disponeva di 5 motori a vapore, 4 caldaie,

1 motore idraulico ed occupava ben 432 operai; la ditta

«

Be–

retta » che con 100 operai produceva 3.000 fucili annui; mentre

a parte va poi considerata la

«

Regia Fabbrica d'Armi » che pro–

duceva 35.000 fucili all'anno ed occupava 682 lavoranti. Altre

ditte poco rilevanti erano addette a lavorazioni varie. Complessi–

vamente gli operai occupati

di

questo settore erano in provincia

circa 3.500.

Le

altre province in cui aveva importanza la produzione di

acciaio e ferro -lavorato erano Como e Milano. A Como il ferro si

produceva in 15 opifici di m'edie dimensioni.

Le

ditte più impor–

tanti erano la

«

Rubini e C. » di Dongo, con 174 operai e 16 mo–

tori idraulici e la

«

Ferriera del Caleotto

»

a Castello sopra Lecco

con 90 operai. Adibiti alla lavorazione del ferro vi erano poi altri

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Biblioteca Gino Bianco