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Passando ad esaminare il settore delle piccole e medie tipo–

grafie, la situazione non appare molto mutata rispetto al periodo

precedente. Si assistette -

è

vero - al consolidarsi

di

alcune

tipografie medie, ma ciò sembra dovuto più a fattori particolari

e contingenti che a un mutamento globale della struttura del mer–

cato.

Cosl, furono l'esperienza e i contatti già acquisiti come ammi–

nistratore del

«

Secolo

»

a permettere ad Enrico Reggiani di acqui–

stare una piccola tipografia (Molinari) e di svilupparla in poco

tempo

78 •

E furono ancora le esperienze fatte nella precedente breve

e avventurosa vita che consentirono alla risorta Tipografia degli

Operai

79

(ricostituita il 10 maggio 1880)

80

di affermarsi e allar–

gare le proprie dimensioni sino a contare, nel 1889, 67 operai e

una considerevole attrezzatura

81 •

E fu infine il basso costo della

mano d'opera che consentl a Giacomo Agnelli di ampliare la pro–

pria tipografia dell'Orfanotrofio trasformandola in società in ac–

comandita prima (1880)

82 ,

e in società in nome collettivo poi

(1884)

83 •

I.a floridezza dell'impresa (che nel 1891 - sciolta la

società - passò a Ignazio Lozza) dipendeva più dalla forza lavoro

scarsamente retribuita dei suoi 40 lavoratori orfani che da una favo–

revole congiuntura

84 •

Escluse dunque queste particolarissime e, in definitiva, poco

significative eccezioni, la situazione delle piccole imprese non mutò

sostanzialmente rispetto a quella del precedente periodo. Continuò

a registrarsi, come per il passato, un rapido avvicendarsi di nuove

piccole tipografie che per sopravvivere erano costrette spesso ad

unire all'attività tipografica altre attività collaterali, quali ad esem–

pio la legatoria, la cartoleria, e talvolta anche attività non colla–

terali quali ad esempio la falegnameria

85

Queste tipografie

«

botteghino

»

erano destinate in generale a

scomparire (nel 1894 vi furono 19 dichiarazioni di fallimento tra

tipografi, fotografi e litografi)

86

poiché non erano in grado né di

reggere la concorrenza delle maggiori tipografie, né di affrontare

i problemi e le difficoltà che continuavano a presentarsi all'indu–

stria tipografica. Rimaneva infatti

il

problema delle scarse dimen–

sioni del mercato interno che, pur allargatosi con l'introduzione

della legge Coppino sull'istruzione elementare obbligatoria (1877),

si mantenne tuttavia limitato ; permaneva inoltre ancora in tutta

la sua gravità la questione della proprietà letteraria; era infine vivo

e meritava particolare attenzione il problema del dazio, che appa–

riva come il problema più discusso e per

il

quale i proprietari

tipografi erano più disposti a battersi,

in

quanto si trattava di un

problema che - a differenza

di

quello più generale della ri–

strettezza del mercato - poteva essere

in

qualche modo attenuato

da una forte e compatta pressione ad opera delle parti interessate.

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Biblioteca Gino Bianco