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fatti, pochi mesi dopo l'annessione', dopo aver presentato ai pro–

prietari alcune proposte

cli

miglioramento (

«

modeste proposte che

furono inesorabilmente respinte

»),

abbandonarono tutti quanti il

lavoro proclamando lo sciopero totale della categoria. Iniziate imme–

diatamente le pratiche

cli

conciliazione tra operai e proprietari con

l'intervento dell'autorità politica, gli operai ripresero poco dopo il

lavoro in attesa che le loro proposte venissero discusse ed approvate

dai proprietari.

Lo

sciopero del febbraio 1860 - sul quale torneremo più

avanti - sortl non solo l'effetto - già assai importante -

cli

im–

porre la trattativa, ma valse anche, e soprattutto, a rafforzare l'unità

degli operai e a chiarire e precisare le loro stesse proposte. Organiz–

zatisi infatti nel marzo dello stesso anno nella Società degli Artisti

Tipografi, gli operai rielaborarono le antecedenti proposte e presen–

tarono ai proprietari uno schema di tariffa che disciplinasse il la–

voro e le retribuzioni

4

Nel marzo 1860 si abbandonavano per la

prima volta le generiche richieste di miglioramento e, con un salto

cli

qualità veramente notevole, ci si poneva sul terreno della rivendi–

cazione precisa ed organica. I termini esatti

cli

queste prime richieste

nQn si sono potuti ricostruire, ma ciò che pare essenziale è il fatto

che con il 1860 nasce nel settore degli operai tipografi la coscienza

della necessità

cli

una contrattazione globale.

La richiesta d'aumento di salario ottenne a tutta prima una netta

opposizione da parte della classe padronale. La linea

cli

resistenza

degli imprenditori si basava anzitutto su considerazioni economiche

che volevano essere di natura assolutamente oggettiva. Il salario,

sostenevano, non poteva essere elevato poiché le condizioni dell'in–

dustria tipografica non lo permettevano, né era possibile adottare una

tariffa unica perché, se si riconosceva all'operaio il diritto di

«

lavo–

rare a patti soddisfacenti

»

bisognava anche ammettere

«

il diritto

del capitalista di compensare l'altrui lavoro nella misura che egli

creda

più

conveniente

»

5 •

L'apparente oggettività economica delle argomentazioni dei pro–

prietari tipografi non incrinò tuttavia la compattezza e la risolutezza

degli operai. Gli imprenditori dovettero quindi recedere dal proprio

atteggiamento negativo e porsi sul terreno della contrattazione, pre–

sentando una controproposta di tariffa che, dopo ampie discussioni

e modifiche, venne alla fine accettata dalle parti e costitul quindi la

prima disciplina organica e generale del rapporto di lavoro nel set–

tore dell'industria tipografica.

La tariffa doveva stabilire il salario, le modalità di retribuzione e

l'orario di lavoro dei tipografi compositori e dei tipografi impres–

sori

6

,

cioè delle due categorie, cui era affidato il lavoro

«

cardine

»

dell'industria tipografica. Non essendoci stato possibile rintracciare

l'originale di tale tariffa, siamo costretti a ricostituirne i termini in-

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