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Tali problemi non potevano essere risolti dalle piccole tipo–

grafie,

ma richiedevano una sempre più stretta collaborazione e

unità dei grossi proprietari, i quali, grazie alla loro organizzazione,

in vent'anni erano riusciti a conquistare una notevole capacità di

pressione a livello governativo. E

fu

proprio nell'affrontare questi

problemi che continuarono a rafforzarsi le grandi tipografie,

il

cui

sviluppo, del resto,

fu

di nuovo favorito dallo Stato attraverso i

pubblici appalti, dal momento che le aste continuavano ad essere ban–

dite a condizioni« esorbitanti» ., _Infatti, sebbene a Milano

il

sistema

degli appalti fosse stato riformato per iniziativa del consigliere comu–

nale Vincenzo Corneo, operaio tipografo, in modo da permette re

il

concorso alle aste anche alle medie tipografie, in pratica ad otte–

nere gli appalti erano sempre le tipografie maggiori

88 •

Un altro oggetto di polemiche era poi la questione del lavoro

governativo negli stabilimenti penitenziari. Contro di esso e con–

tro il progetto governativo di « adottare il sistema di affidare agli

stabilimenti penitenziari forniture in genere

»

attraverso l'impianto

di una tipografia nel penitenziario di Regina Coeli in Roma, si

scagliarono sia i proprietari che gli operai tipografi di tutta

Italia

89 •

Le difficoltà dell'ultimo quinquennio (1895-1900).

Lo

sviluppo della industria tipografica subl una battuta d'ar–

resto negli anni 1896-1898: « Il libro soffre», affermava

il

« Gior–

nale della Libreria» nel 1898 "', «

è

ammalato, ma non

è

morto.

È

attaccato dalla malattia che travaglia ogni ramo dell'industria

moderna, malattia che consiste nella eccessiva produzione da una

parte, e dall'altra nella consumazione che esige cose da poco e

pochi soldi

».

Le numerose tipografie minori furono le prime, come in ogni

periodo di crisi, ad essere eliminate, falcidiate dai fallimenti (una

decina di fallimenti si registrarono nel 1896 e nel 1897), ma anche

le grandi dovettero affrontare notevoli difficoltà. La disoccupa–

zione divenne allarmante (nel 1895 nello stabilimento Sonzogno

fp fatta una riduzione di più di 50 operai

91

).

Frequenti e forti

furono conseguentemente gli scioperi che non risparmiarono le ti–

pografie più grosse quali, ad esempio, la tipografia Civelli e

la

stessa Tipografia degli Operai

92

Nonostante le allarmate parole dei protagonisti, la crisi degli

anni 1896-1898 non assunse però proporzioni gravi come quella

degli anni 1875-1880, e non

fu

tale da incidere sostanzialmente

sullo sviluppo e sulle caratteristiche del settore. Alla fine del se–

colo infatti si contavano a Milano e provincia ben 196 tra tipo-

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