vero e proprio ed il finto cottimo. Il primo non era che un subap–
palto concesso dal capomastro o dall'imprenditore a pochi muratori
(gli altri erano retribuiti in tariffa), i quali venivano a porsi come
intermediari fra questi e le squadre di operai che prendevano al
loro servizio per l'esecuzione dei lavori. Venivano chiamati
«
cotti–
misti
»;
essi pattuivano con il capomastro il prezzo globale per un
certo lavoro (elevazione di muri, imbiancatura, ecc.) e riuscivano
sempre a realizzare un guadagno più o meno sensibile consistente
nella differenza fra questo prezzo e quello che, a loro volta, paga–
vano agli operai della loro squadra
123
b''.
Esisteva poi il finto cottimo
124
;
in questo caso uno o due operai, al massimo, fingevano di essere
cottimisti o appaltanti, mentre erano soltanto dei salariati incari–
cati di esercitare
«
l'aguzzinaggio
»
sui loro compagni di lavoro. Un
capomastro che voleva togliersi il fastidio di una continua sorve–
glianza gul lavoro degli operai, ricorreva a questi finti cottimisti i
quali, oltre a ricevere una speciale ricompensa, riuscivano anche a
realizzare guadagni suppletivi facendo le paghe ai loro momentanei
dipendenti.
Per rendersi conto di come funzionasse questo sistema, bisogna
aver presente che a quell'epoca i muratori lavoravano a quadriglie;
un operaio della quadriglia, che con voce piemontese veniva chiamato
«
poussa
»
(spingi), veniva pagato qualche soldo in più degli altri e
aveva
il
compito di spingere
il
lavoro al massimo grado, in modo
da costringere gli altri tre della squadra a seguirlo nell'elevazione
dei muri. Secondo quanto affermò in epoca più recente la Confede–
razione del Lavoro ricordando il sistema dei
«
poussa
»:
«
quella del
poussa non era che una ruse, in quanto chi veniva a lavorare effet–
tivamente di più erano gli altri, che rimanevano sempre un tantino
al di sotto, ma intanto si otteneva l'effetto di accelerare il lavoro
fino allo sfinimento
»
125 •
Il sistema del lavoro a cottimo veniva largamente applicato dai
capimastri, in quanto permetteva loro di realizzare risparmi notevoli
sulle spese per la manodopera. Essi erano spesso costretti a ricor–
rere al cottimo quando assumevano lavori in appalto dopo aver pra–
ticato un eccessivo ribasso, per cui cercavano poi di rifarsi com–
primendo al massimo le spese della manodopera .
La Società di resistenza dei muratori condusse una lotta conti–
nua contro
il
cottimo (era prevista la radiazione del socio che di–
ventasse cottimista), sia mediante il giornale, che attraverso confe–
renze ai muratori, ma le difficoltà per l'abolizione del cottimo veni–
vano spesso dagli stessi muratori, che con quel sistema riuscivano
a guadagnare qualcosa di più e.,arecuperare
la
giornata perduta quan–
do
«
facevano
il
lunedl
»
12•.
Esisteva una tariffa per i lavori a cottimo, già prima dell'87, che
comprendeva i prezzi per tutti i lavori da muratore m. Su questa base,
270
Biblioteca Gino Bianco




