Table of Contents Table of Contents
Previous Page  269 / 460 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 269 / 460 Next Page
Page Background

Con questo sistema di collocamento i muratori riuscivano a

contrattare la paga soltanto quando c'era abbondanza di lavoro;

nei periodi di crisi e durante la stagione invernale (durante

la

quale l'attività dei cantieri era alquanto ridotta) erano alla mercé

dei capimastri e in concorrenza fra loro, spesso costretti ad accettare

salari bassissimi pur di ottenere un lavoro; in ciò

il

maggior danno

era sempre provocato dai muratori provenienti dalla campagna,

che sfuggivano di più all'influenza dell'organizzazione operaia.

I muratori continuarono a riunirsi al

«

Ponte

»

fin oltre

la

fine dell'800. Soltanto dopo

il

1891, con

la

costituzione della

Camera del Lavoro, si cominciò a provvedere al collocamento

senza passare dal

«

Ponte

»,

ma occorsero diversi anni perché

il

nuovo sistema riuscisse ad affermarsi, soprattutto per l'opposi–

zione dei capimastri, che ovviamente preferivano assumere gli ope–

iai al di fuori di ogni controllo

74 •

Nel cantiere edile il lavoro era suddiviso fra muratori, mano–

vali, badilanti e garzoni. Il muratore propriamente detto era l'ope–

raio che operava direttamente sulla costruzione, mentre rutti gli

altri erano addetti al suo servizio. Innalzava i muri deponendo i

mattoni e legandoli nella muratura con le malte; disponeva l'am–

mattonato dei pavimenti e componeva il tegolato di copertura del

tetto. Praticamente tutte le opere di costruzione, di posa in opera

e di rifinitura delle varie parti dell'edificio spettavano al mura–

tore. Egli acquisiva la padronanza del mestiere soltanto dopo un

lungo tirocinio, cominciando come garzone sui 13 anni e diventando

quindi apprendista e solo più tardi un abile muratore. Il mura–

tore qualificato aveva una radicata tradizione corporativa di me–

stiere, sapeva spesso leggere e scrivere, aveva una sua cultura ed

era più facilmente organizzato nella Società di mutuo soccorso o

nella Lega di resistenza. Il carattere ancora artigianale del lavoro

edile favoriva il perpetuarsi di atteggiamenti corporativi, che osta–

colavano notevolmente lo sviluppo della coscienza di classe. Nel

cantiere edile, infatti, l'organizzazione gerarchica del lavoro man–

teneva rapporti di dipendenza persona)e fra il muratore ed i ma–

novali e garzoni che lavoravano per lui; con il lavoro a cottimo,

inoltrç, il rapporto poteva diventare anche di dipendenza econo–

mica: in questo caso, infatti, era il muratore e non più il capo–

mastro che al sabato

«

faceva la paga

»

alla sua squadra di aiutanti.

I muratori, a seconda della loro abilità, erano divisi in classi.

A

Milano, nel 1860, chiesero di essere divisi in tre classi

75 ,

ma

la

richiesta dovette piuttosto essere intesa ad ottenere una precisa

tariffa per le tre classi in cui da tempo, per lo meno dall'inizio del

secolo, erano divisi i muratori a seconda del loro grado di qualifi–

cazione

75 bi,.

Sembra che la tendenza fosse verso

la

riduzione delle

classi. A Genova, per esempio, fin verso il 1860-70 i muratori ve-'

259

Biblioteca Gino Bianco