

pre
per ragioni
cli
mercato il boom del lavoro dell'annata e quindi
le
giornate lavorative più lunghe (
è
significativo il fatto che per la
lavorazione del cappello di lana non fosse precisata la durata del
lavoro)
133
•
L'instabilità del lavoro nel corso dell'anno, con la con–
seguente saltuaria disoccupazione parziale o completa incideva evi–
dentemente in modo rilevante sulla situazione economica dei la–
voratori.
Lo
doveva riconoscere anche l'organo padronale:
Nella cappelleria
[ ...]
due sono le epoche che an~r oggi restringono
relativamente
la
rendita a chi lavora. Luglio e Agosto e Gennaio e Febbraio.
Coi
grandi stabilimenti odierni le morte stagioni sono quasi sparite, ma non
tanto però da non fare perdere una percentuale
di
salario per circa 1/3 del–
l'anno che può variare dal
5
al 10 per cento del totale annuo
134.
In
realtà, specie per le ditte minori, i salari erano molto lon–
tani da quanto pretendevano di far credere gli imprenditori; basta
riferire i dati che ricaviamo da due scioperi di fabbrica, entrambi
provocati dalla riduzione delle mercedi. Il 10 febbraio 1896 si
mettevano in sciopero gli operai dello stabilimento Paleari Gaetano
in cui si intendeva ridurre da lire 1,40 a lire 1,30 il compenso
per 100 cappelli informati: con la loro azione gli scioperanti ot–
tennero che la riduzione si limitasse a lire 1,35
135
•
Il 13 aprile
1897 scioperavano gli operai della fabbrica Martino Viganò, per–
ché si pretendeva ridurre il salario ai follatori da 75 a 60 cente–
simi ogni 100 cappelli ed alle follatrici da 55 a 40 centesimi: a
sciopero finito la riduzione si limitò a 65 centesimi per gli uomini
e a 48 per le donne. La mercede media giornaliera scese cosl per
gli uomini da lire 3 a lire 2,70 e per le donne da lire 1,75 a lire
1,60
"
6 •
Immutat e erano peraltro rimaste, in questi anni, le condi–
zioni igienico-sanitarie e lo riconosceva il Mariani:
Il pelo viene trattato esclusivamente con acqua calda e con soluzioni acide,
donde deriva che
gli
ambienti sono soprasaturi
di
vapore acqueo.
in
gran
parte acido, senza contare l'assorbimento dell'acido per parte della cute. E
anzi, a questo proposito, ebbi a notare che
gli
operai applicati
ai
lavori
di
feltrazione, essendo pagati a cottimo, per ottenere una feltrazione rapida abu.
sano
di
acido, tanto che parecchi
di
essi hanno le mani
in
condizioni deplore–
voli, senza contare
gli
altri danni che all'organismo derivano per l'assorbimento
di
acido solforico
137.
Quanto poco fossero sensibili gli imprenditori a queste dure
condizioni dei loro operai
è
evidente ancora una volta in un epi–
sodio
cli
fabbrica denunciato dalla « Battaglia» nel giugno del 1896:
nello stabilimento Pietro Paleari e Figli, Rodolfo Paleari ebbe
il
coraggio
cli
prendere a pugni un operaio
«
che non potendo resi–
stere al lavoro per le piaghe che gli martoriavano le mani, chiedeva
cli
assentarsi dallo stabilimento! »
ll8_
In
merito agli infortuni sul lavoro, sempre più frequenti,
il
191
Biblioteca Gino Bianco