

Noi non sappiamo se
ci
siano padroni che non abbiano coscienziosamente
compilato l'elenco dei fanciulli
da
loro dipendenti, ma sappiamo che
ci
sono
dei genitori
i
quali hanno istruiti i loro figliuoli su quanto avrebbero dowto
rispondere
al
medico, per attenuare
il
genere di fatica a
cui
in realtà atten–
dono: cosl la legge
fu
ed è frustrata, ed essa riesce inutile senza una assidua
vigilanza sugli stabilimenti. Il regolamento prescrive tra l'altro che alle porte
degli stabilimenti sia affisso un elenco dei fanciulli lavoranti coll'indicazione
delle ore di lavoro: l'elenco c'è in
alcuni,
c'è incompleto in parecchi, in
al–
cuni manca affatto. E l'orario?
Chi
provvede a che vengano rispettati
i
limiti
legali? Chi impedisce ai padroni di abusare dei loro giovani soggetti quando
i cosi detti bisogni dell'industria lo richieggono?
E a proposito di orari aggiungeva:
Ci
sono dei padroni che nei giorni festivi obbligano i fanciulli a disim–
pegnare cento incombenze, quando pure non
li
trattengono
al
lavoro comune
dei giorni feriali.
Come la legge fosse rispettata appariva evidente in notizie della
stampa locale come la seguente, del maggio 1893: « Sabato venne
ricoverata d'urgenza all'Ospedale la ragazza Orioli Candida, di
anni 10, per frattura dell'avambraccio sinistro con larga ferita
delle parti molli per infortunio sul lavoro. Era adibita ad una mac–
china presso Io stabilimento Carozzi
&
C.»
117
•
Abbiamo fin qui cercato di illustrare le condizioni di lavoro
dei cappellai; sulle loro concrete condizioni di vita abbiamo tro–
vato un quadro illuminante nella descrizione delle case operaie
monzesi fatta dal «Lambro» nell'agosto del 1893: « ... luridi
tu–
guri più bassi del pavimento stradale, non allietati mai dal sole
e da un po' d'aria purificatrice! Una stanza sola, serrata dentro
quattro mura, stretta, umida, raccoglie talora sparuti genitori e
più sparuta prole e serve di cucina, di dormitorio e per le molte
altre occorrenze di famiglia, che avrebbero bisogno di ambiente
sano e capace appunto per le speciali occupazioni... »
118
•
Occupa–
zioni, aggiungiamo, che obbligavano i cappellai al lavoro in una
industria che per la legge 22 dicembre 1888 era stata classificata
dal Consiglio Superiore di Sanità fra le industrie insalubri
119
!
Nel luglio 1894 corse voce che l'Unione Fabbricanti Cappelli
avesse deciso la chiusura di tutti gli stabilimenti per superare
il
moniento di crisi stagionale; i fabbricanti si accordarono invece per
ridurre l'orario di lavoro, « che in qualche stabilimento protraevasi
ad 11 o 12 ore, prescrivendo l'orario unico di 10 ore
120
•
E in una cor–
rispondenza da Monza alla « Battaglia » di Milano del settembre
dello stesso anno si poteva leggere:
Verso
il
ponte dei leoni c'è un grosso stabilimento in cappelli contenente
circa
,oo
operai
tra
uomini, donne e fanciulli. Pochissimi di questi fanno
pane della Camera del Lavoro e nessuno
del
Partito Socialista dei Lavoratori
187
Biblioteca Gino Bianco