

Italiani. Tutti questi operai e operaie sono
dai
loro
padroni
trattati peggio
delle bestie. Basti dire che le donne addette
alla
pomiciatura dei cappelli
lavorano undici e dodici ore
al
giorno sotto un terribile caldo tropicale per
la
vicinanzadella macchinaa vapore, con un salario
di
fame.
La
commissione
d'igiene naturalmente dorme. I lavoranti addetti alla messa in forma dei cap–
pelli
in
nero, a tirare, spazzcttare, spicinarc, impignare
100
cappelli, prcn•
dono 90 centesimi. Non
è
neppur pagata la contatura
121•
Come abbiamo già sottolineato, evidentemente l'Unione Fabbri–
canti Cappelli aveva ben scarsa forza per quanto riguardava le decisioni
volte a limitare la concorrenza (mentre, come vedremo, sapeva
dimo–
strare una solida coesione in funzione antioperaia).
Alle prepotenze padronali i cappellai non erano allora in grado
di opporre che resistenze isolate, in quanto la maggioranza degli
operai continuava a sopportare in silenzio oltre al sempre più sen–
sibile sfruttamento economico, maltrattamenti e soprusi di ogni
genere. Un episodio di larga risonanza mise in luce nel 1895 quali
fossero le condizioni degli operai addetti a quello stabilimento
Carozzi che già nel maggio del 1893 il corrispondente da Monza
della
«
Lott a di classe » aveva sarcasticamente definito
«
turpe e
oscuro ritrovo di tutta la malandrinaglia cittadina»
122•
Un gruppo
di operai esasperati aggredl una sera il fratello del proprietario. Nel
corso del processo intentato contro gli operai
«
aggressori
»
lo
stesso delegato di P. S. Vitton dovette cosl testimoniare:
«
La voce
pubblica dice che gli operai da parte del Carozzi non erano trattati
bene; movente del ferimento dicesi siano state delicate questioni
di donne, di giovani operaie
».
Ed ecco altre testimonianze:
«
La
voce pubblica dice il Carozzi essere di modi violenti e di carattere
aspro, essere poi specialmente portato per le donne
».
«
Il Carozzi
ci faceva lavorare e ci dava meno di ciò che ci aspettava ».
«
Il
Carozzi ha modi violenti, ha sempre questioni con gli operai, in–
fligge sovente delle multe»
123
•
Si leggeva poi nella coraggiosa depo–
sizione di un'operaia:
«
Presentatasi al Carozzi per chiedere la–
voro ebbe a sentire oscene proposte: il lavoro c'era se lei avesse
aderito alle sue voglie; fuggendo ebbe strappata la veste»"'·
Abbiamo riportato questo episodio perché ancora una volta
la
cronaca
«
di fabbrica
»
è
molto illuminante sulle condizioni gene–
rali dei nostri lavoratori: oltre al lavoro pesante e antiigienico, agli
orari impossibili, ai salari di fame, ai maltrattamenti, le cappellaie
monzesi dovevano sopportare dunque anche le insolenti, volgari
pretese dei loro padroni!
Negli stessi anni - in cui come abbiamo visto si era acuita
la crisi di sovrapproduzione - da una parte dei ben pensanti si andava
promuovendo la crociata dej riposo festivo e la ditta Valera
&
Ricci dichiarava orgogliosamente che
«
fu e sarà sempre sistema
della casa, di astenersi dal lavoro nei giorni festivi, sistema che non
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