

binava la distribuzione a domicilio con la gestione di un opificio ac–
centrato. Il sistema della distribuzione della tessitura, comunque, era
preferito dagli imprenditori perché permetteva di ridurre al minimo il
capitale fisso impiegato e quindi di restringere il margine di rischio al
verificarsi di congiunture sfavorevoli; inoltre esso, evitando l'accen–
tramento della manodopera e quindi determinando una certa con–
correnza tra gli operai tessitori soprattutto nei momenti critici, con–
sentiva ai fabbricanti di tenere il costo del lavoro a livelli molto
bassi e di compiere molteplici abusi a danno delle maestranze. Vice–
versa nei momenti di forte domanda, l'imprenditore aveva la possi–
bilità di dilatare la lavorazione dei tessuti, senza dover provvedere
a costose operazioni di impianto, ma aumentando semplicemente le
commesse col ricorso a un maggior numero di operai tessitori.
Il primo decennio post-unitario non fu un periodo facile per
la
tessitura serica comasca, che dovette fronteggiare difficoltà non in–
differenti per sopravvivere. Infatti al contraccolpo della perdita del
mercato di Vienna, che costituiva lo sbocco principale della produzio–
ne serica comasca, perdita conseguente al distacco della Lombardia
dall'Au stria, si aggiunsero, dopo il trattato commerciale italo-francese
del 1863, i danni gravissimi recati dalla formidabile concorrenza
dell'industria lionese, nettamente superiore dal punto di vista tecnico
ed economico
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•
Un freno alla crisi in cui era precipitata l'industria della tessi–
tura venne dall'entrata in vigore del corso forzoso (1866) che, come
già si
è
detto, produsse gli effetti di un dazio protettivo; in un se–
condo tempo lo scoppio della guerra franco-prussiana, che prostrò
l'industria lionese e liberò insperabilmente i produttori italiani dalla
concorrenza straniera, favori la ripresa della industria serica comasca,
che raggiunse negli anni '71-74 uno sviluppo eccezionale: in quel
periodo, per fare fronte alle commissioni numerosissime che afflui–
vano dall'estero, furono ampliati gli impianti esistenti e ne furono
attivati di nuovi; molte ditte si ingrandirono: nel 1872 battevano
in Como e provincia ben 6.500 telai (contro i 2.800-3.000 battenti
nel 1858-60) e le ditte industriali erano salite a 66
21
•
Furono anni
di attività febbrile, di espansione talora improvvisata e di avventate
speculazioni: l'aumento quantitativo della produzione non fu infatti
accompagnato da un miglioramento qualitativo e da un adeguato rin–
novamento tecnico e strutturale: i telai di nuovo impianto erano
quasi tutti a mano e la tessitura meccanica, comparsa nel 1871,
continuò ad avere scarsissimo peso.
Sopravvenuta la pace tra la Francia e la Prussia (1873) e mutata
la congiuntura economica internazionale , l'inferiorità dell'industria
italiana nei confronti della concorrenza straniera emerse di nuovo
drammaticamente, causando dissesti e perdite alle ditte seriche di
Como. Si apri allora per,la tessitura comasca un periodo di andamento
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Biblioteca Gino Bianco