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Devono votare soltanto coloro « che guadagna–
no i mezzi d i sussistenza col lavoro produt t ivo o
uti le alla collettività ». Ma che cosa s'intende per
lavoro produt t ivo e uti le al la comunità? Questa è
una vera nozione elastica. Non meno elastica è la
determinazione d i coloro che sono esclusi dal d i r i t to
di voto. A tale categoria, appartengono coloro i
qual i « occupano operai salariat i a scopo d i guada–
gno ». Uno che l avor i in casa o un piccolo padrone
di bottega con un commesso può vivere e pensare
da proletario, ma non ha d i r i t to di voto. Anche
mol t i a l t r i proletar i dovrebbero, secondo quella r i –
soluzione, essere pr i v i d i d i r i t t i , mentre i l d i r i t t o di
voto comprende i commerciant i pr i va t i e g l i i n–
termediar i . L'operaio che resta disoccupato e per
poter vivere apre una vendita d i legumi o spaccia
giorna l i perde i l suo d i r i t t o d i voto.
Un ul ter iore decreto esclude da tale d i r i t t o t u t t i
quelli
che « hanno reddi t i non provenient i da i la–
voro, per esempio, interessi del capitale, guadagni
da imprese, reddi t i da beni ». Non è detto come
debba essere grande i l reddi to non proveniente da
lavoro che porta con sè la perdita del d i r i t to elet-
trale. Appartiene a quel lo anche i l possesso d i un
l ibretto della cassa d i r isparmio ? Mo l t i operai , spe–
cialmente nelle piccole città, possiedono una* ca–
setta. Per tenersi a gal la, subaffittano delle camere.
Cadono con ciò nella categoria delle persone aventi
reddi t i non provenient i dal lavoro ?
Poco fa scioperò a Piet rogrado la fabbrica di
Obuchow, questa « rocca) del la r ivoluzione » come
Trot zky la chiamò ancora nel 1909. I o chiesi a un
compagno bolscevico come spiegasse questo atto di
protesta contro i l governo» dei Soviet. « E)' mol to
semplice — mi rispose. — Colà g l i operai sono t u t t i
capi tal ist i , ognuno possiede una casetta. » Da ciò
si vede da quanto poco dipende l'essere bol lat i per