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incl ina a prostrare i n modo sanguinar io i suoi av–
versar i e a decimar l i con selvaggi macel l i , quando
fosse minacciata da una insurrezione e g l i riuscisse
d i domar l a . I g i o r n i del giugno 1848 i n Par i g i e la
settimana rossa del maggio 1871 hanno mostrato
ciò con spaventosa chiarezza.
Un sistema d i guerra civi le cronica, così come
la sua alternativa di quel la sotto la di t tatura, la com–
pleta apatia e lo scoraggiamento delle masse, rende
pressoché impossibi le la costruzione di un sistema d i
produzione social ista. E al lora, la di t tatura d i una
minoranza, che produce necessariamente e natura l –
mente la guerra civi le o l 'apatia, dovrebbe essere i l
mezzo sovrano per attuare i l passaggio dal capi tal i –
smo al socialismo ?
.
Mo l t i scambiano la guerra civi le con la r i v o l u –
zione sociale, la tengono per una forma d i questa e
inclinano: a scusare f uso del la forza, inevi tabi le i n
una guerra civi le, con la considerazione che senza d i
quel lo non c'è r ivoluzione possibi le: che i n ogn i r i –
voluzione è sempre successo così e sempre succe–
derà cosi .
Per contro, noi socialdemocrat ici , non siamo
propr i o del parere che ciò che è sempre stato debba
anche essere i n avvenire. No i ci siamo formate le
nostre immag i n i della r ivoluzione secondo g l i esempi
delle r i vo l uz i on i
borghesi
finora avvenute. La r i vo –
luzione proletar ia si compirà i n condizioni affatto
diverse da quelle delle r i vo l uz i on i borghesi .
Le r i vol uz ion i borghesi scoppiarono in Stat i i n cui
un dispotismo appoggiato sopra un esercito separato
dal popolo opprimeva ogn i l ibero movimento, dove
non c'era libertà d i stampa, d i r iunione, d i associa–
zione, non c'era suffragio universale, e non c'erano
vere rappresentanze del popolo. Colà la lot ta contro
i l governo prese necessariamente la forma della guer–
ra civi le. I l proletar iato odierno, almeno nel l 'Europa




