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tani dalle guerre civili, erano ora del tutto esclusi dalle aule universitarie, ad ecce-

zione dei pochi rappresentanti che per legge dovevano partecipare ai consigli di

dipartimento e di corso di laurea e la cui esistenza era indispensabile per giustifi-

care le controversie sugli orari e i piani di studio, che continuavano ad affaticare

gli animi come i dolori che i mutilati provano agli arti asportati dal chirurgo. Ma

anchequesti studenti, come tutti gli altri, ricevevano la laurea (da tempo del tutto

inutile a fini professionali) in segreteria, esibendo l'attestazione del pagamento

delle tasse per quattro anni. Qualche novello emulo di Lodovico Antonio Mura-

tori, la cui sete di sapere aveva sfidato la corrente ad alta tensione, aveva penzo-

lato a lungo sul filo spinato prima di essererimosso. Correva invece voce che al-

cuni nonmeno arditi ma più assennati giovani riuscissero talvolta, dopo aver sca-

vato cunicoli sotterranei, a raggiungere i piani interrati degli edifici, dove si im-

battevano in barbuti e macilenti clandestini che ancora detenevanoqualchegoccia

di cultura, sicché in questi inferi si realizzavano incontri del tutto irregolari ma

fecondi come quelli che avevano previsto intorno al 1970 i movimenti studente-

schi oppure Ivan Illich, il teorico della descolarizzazione. Non vogliamo con ciò

minimamente porre in dubbio i benefici effetti dell'estromissione degli studenti,

chepose fine alla tormentata questione del primato della didattica sulla ricerca o

viceversa; questione che aveva contribuito a invelenire gli animi per il passato ed

era stata una delle causedelle guerre civili. Del resto, già nel corso di queste ulti-

meun accordo tra i comunisti, i gesuiti e la grande industria aveva permesso di

fondarescuole superiori professionali a numero chiusoche soddisfacevano le esi-

genzepiù urgenti.

Finalmente liberi dai bassi impegni didattici, che avevano ostacolato il loro

zelo di ricercatori, i docenti si gettarono sui libri, o per meglio dire misero i libri

all'ordine del giorno delle riunioni che li tenevano occupati notte e dì dopo la ri-

forma Diocleziano, poiché le riunioni - avrebbe detto Clausewitz - sono una pro-

secuzionedella guerra con altri mezzi. Ma presto si vide chese le riunioni avesse-

ro dovuto organizzare la ricerca avrebbero dovuto trascurare compiti ben più im-

portanti, come la definizione dei rapporti tra le varie fasce e sottofasce, la discus-

sionedellemansioni di ognuna, l'interpretazione delle circolari ministeriali relati-

vee in generale di tutta la legislazione universitaria. Senza contare che una volta

organizzata la ricerca qualcunodoveva pure attuarla, e per questobisognavamet-

tersi d'accordo sullepersone e sui metodi, poiché ormai più nessuno leggevasen-

za almeno un metodo in testa, così come nessuno più baciava senza aspirare a

priori a precise posizioni del Kamasutra. Si sarebbe certo addivenuti a una nuova

crisi e alla riapertura delle ostilità, se il ministro Erone, successo a Diocleziano,

nonavesseopportunamente pensato a provvedere ogni edificio universitario del

più recente ritrovato dell'IBM, un colossalemarchingegno che aveva un nome

americanoma che in Italia, con un ultimo guizzo di fantasia umanistica, era sta-

to ribattezzatoAcadèmo, o anche «il fondatore» o «l'eroe eponimo», poiché su

di essopoteva reggere l'intera attività accademica. Dopo il suo avvento, se qual-

cunoper esempio voleva svolgere una ricerca narratologica sui romanzi di Caroli-

na Invernizio, bastava che introducesse nel portentoso ordigno da una parte un

trattato di narratologia, dall'altra quei romanzi, e dopomatura riflessioneAcadè-

mosputava fuori l'indagine (la cui mole potevaessere regolata da apposito dispo-

sitivo) già stampata nel numero di copienecessario per il deposito legale e lo slit-

tamento di sotto fascia.

Per quanto infatti il costo dell'apparecchio fosse proibitivo e si aggirasse sul-

lecentinaia di migliaia di dollari, esso risparmiava al Ministero tutte le non indif-

ferenti spese di preparazione ed espletamento dei concorsi. Divenuti superflui,

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