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CesareCases

DUE GATTI ACCADEMICI

1. UN GATTO IN CATTEDRA

Correva l'anno di grazia 2020. Molti ministri si erano succeduti alla Pubblica

Istruzione, sotto Lucio Lombardo Radice era stata introdotta una Facoltàmista di

marxismoe teologia, ma poi, dichiarata superfluaesuperataogni ideologia, essaera

statasoppressainsieme alle altre Facoltà umanistiche, ridotte ad un'unica Facoltà di

ScienzeUmaneeSociali checomprendevasolo quattromaterie obbligatorie: fumet-

tologia, pubblicità, cosmeticaescienzadel petting. Ora avvennecheun ordinario di

fumettologia di un'università di provincia, noto per ripetere da quarant'anni lostes-

socorsosu «Umberto Eco e le origini della fumettologia scientifica», andò in pen-

sione. Come di consueto, nella riunione del consiglio di Facoltà gli fu chiestoseave-

vaproposte da fare per la suasuccessione. Egli si schiarì la voce e pronunciò la se-

guenteorazione.

«Voi sapete, stimatissimi colleghi, come in quarant'anni di onorato insegna-

mento nella nostra Facoltà io abbia rappresentato l'unico baluardo dell'autentica

fumettologia scientifica, fondata sui princìpi della semiotica, contro il pernicioso

empirismooggi dilagante anchenegli ambienti accademici. Non hobisogno di dirvi

achi alludo: a un collega non privo d'ingegno, ma digiuno di ogni scienza e alieno

daogni morale, che lusingando i peggiori istinti del volgo ha riempito le università

italiane di cosiddetti fumettologi

(/ucus

a

non lucendo!)

disposti a prescrivere dap-

pertutto il suovolumeOreste del Buonocome fondatore della fumettologia empiri-

ca,

volume che fa strazio di ogni più elementareconcettodella nostra disciplina, per

nonparlare dellasuastoria. Ebbene, è chiarochesevoi manterrete in vita lamia cat-

tedra voi non potrete scegliere il miosuccessoresenon tra quella genia, recando of-

fesanon tanto alla mia persona, che in séè di pocomomento, quanto alla severità

N.B. Il racconto

Un gatto in cattedra

èstatoconcepito in quasi tutti i particola-

ri nel 1964, seben ricordo. Allora nonne feci nulla, nonsoseper pigrizia oper pavi-

dità (cioè per non rovinarmi la piazza con i baroni, cui non appartenevo ancora).

Poi il '68 lo rese inattuale, poichécomesi vedràesso ipotizzava un' invarianza delle

strutture edel costume localeeuncambiamentodei contenuti nelsensodi un capita-

lismosovrano e «americano». Volendo riflettere sulla situazione attuale, ho deciso

anzitutto di scrivere quel racconto, più omenocome l'avevo pensato allora, anche

sea mia insaputa puòessersi introdotto qualche anacronismo, e di affiancargliene

un altro chenecostituisseunaversioneaggiornata. Del resto, vivendo in unasocietà

che a sentire i teorici del pluralismo è assai differenziata, può essereche anche il

vecchio racconto si sia riattualizzato da qualche parte. In entrambi i casi, specienel

secondo, si tratta di fantasie letterarie in cui si proiettanoesperienzepersonali (non a

caso i baroni sonoguardati conocchiopiùbenevolonel secondoracconto) echenon

vogliono in alcunmodoessere«interventi nella discussione». Ciò non significache

le fantasie nonpossano riflettere alcuneamare verità. Se lasecondapuòessereaccu-

sata di implicare nostalgie reazionarie, pazienza, questo non impegna certo la re-

sponsabilità della rivista.

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