

Francesco Ciafaloni
A PROPOSITO DEL DIBATTITO SU SOCIALISMO E DEMOCRAZIA.
LE ISTITUZIONI REALI IN ITALIA: I PARTITI, I SINDACATI,
LE AZIENDE DI STATO
1. Ottanta anni fa un articolo della «Critica sociale» lamentava il persistere
della discussione «annosa» sui rapporti tra democrazia e socialismo e si augurava
che «i tempi e la realtà» la spazzassero ben presto via. Purtroppo i tempi, anzi-
chéspazzarla via, ne hanno tragicamente ribadito la necessità; e si può essere ben
lieti che il dibattito continui e si estenda, come è avvenuto di recente per merito
di Bobbio che lo ha ancora una volta stimolato con uno scritto e più repliche,
poi raccolti in volumetto, e della evoluzione politica che ha indotto a intervenire,
e in termini certo nuovi, molti che ancora pochi anni fa si sarebbero arroccati a
difesa.
Tuttavia è proprio la natura del dibattito suscitato, la sua astrattezza, la sua
mancanza di ricchezza empirica, di riferimenti precisi, i suoi singolarissimi vuoti,
chesono la causa di questo scritto; perché altrimenti sugli interventi di Bobbio,
nei limiti dichiarati del tema che affrontano e del loro dichiarato carattere di pro-
vocazione, ci sarebbe ben poco da dire: forse solo, ripetuta la classica critica al-
l'accentuazione delle forme a scapito delle forze, che gli scritti di oggi non ag-
giungono molto sulla sostanza dei problemi, che sono gli stessi, a un suo scritto
di 23 anni fa, Della libertà dei moderni comparata a quella dei posteri, comparso
su«Nuovi Argomenti» nel 1954, perfetto per entusiasmo e coraggio, oltre che per
rigore.
Non si può però intervenire sui vuoti del dibattito, sul sensoassunto da esso,
ecui indubbiamente interventi su quotidiani dello stessoBobbio hanno contribui-
to, senza schierarsi sul contenuto del libro, perché altrimenti sarebbe quasi inevi-
tabile un fraintendimento delle tesi particolari sostenute. È necessario cioè infor-
mare che il calzolaio, anche se lavora il cuoio, non pensa che tutto il mondo sia
fatto di cuoio e che chi non lavori il cuoio si occupi di fantasmi.
Ritengo infatti che i problemi sollevati da Bobbio con costanza da trent'anni
siano importanti e che non si possa assolutamente cancellarli con il rimandare al-
la complessità dell'universo empirico che non rispetta gli schemi. Se non rispetta
quegli
schemi ne rispetterà degli altri, che bisogna scoprire e rispetto a cui biso-
gna schierarsi. E mentre è colpevole inerzia continuare a discutere su schemi che
non fanno più parte delle alternative reali, se è vero che non ne fanno parte, è
altrettanto insensato contrapporre alla discussione su idee generali il richiamo alla
complessità del reale, senza precisare in nessuna sede in che cosa precisamente
questo si discosti da quelle.
Noi non conosciamo la realtà sociale italiana; la studiamo poco e male; non
studiamo abbastanza la realtà istituzionale italiana; dobbiamo a stranieri i miglio-
ri dei pochissimi studi empirici sul nostro universo politico. Questo è colpa grave:
il tentativo di riportare la discussione su questo terreno sarà appunto il contenuto
del mio intervento. Però lo studio empirico deve avere lo scopo di interpretare il
reale in termini di idee generali. Come non c'è democrazia senza conoscenze em-
piriche diffuse, senza la libertà e la volontà di accedere all'informazione, così io
credo che senza idee generali non ci sia nè democrazia nè libertà nè socialismo.