

funzione che, in una prospettiva rivoluzionaria, assolve l'espansione (o la difesa in
fasi controrivoluzionarie) di quella sfera di libertà chiamate tradizionalmente come
libertà politiche borghesi?Sonoesse tuttora soltanto uno strumento di cui approfit-
tare nella fase di transizione, ma che saranno sostituite da uno statuto completa-
mentediverso della sfera di autonomia del soggetto in una società socialista? E se,
oltre ad un carattere puramente strumentale, qualeessehanno assunto in una fase
storica dominata dalla funzione progressiva della borghesia, esseassumonooggi un
caratteremeno storicamente determinato, quale è la loro funzione e la loro trasfor-
mazione all'interno di tale prospettiva rivoluzionaria?
Questi sono problemi reali ai quali la sinistra di classenon ha tuttora risposto.
E la mancata risposta aquestequestioni di fondoha comportato una oggettiva auto-
riduzione della sua capacità di egemoniaperchéquandopoi si verificano processi di
involuzione autoritaria—quale quello attualmente in atto in Italia—gli arnesi teorici
chesi tirano fuori per condurre l'opposizione sono poi in fondo quelli della tradi-
zione liberale, garantista; e non si riesce a capire quale sia, e in quale grado, la con-
vinzione che sta sotto a tale tipo di difesa. Se cioè nella società contemporanea
l'unico tipo di difesa delle libertà individuali sia quello concepito dalla teoria liberale
ese il marxismo possa concepire il problema del rapporto tra libertà e rivoluzione
soltanto come riduzione della libertà a espressione diretta del potere proletario,
senzamediazioni, oppure se il marxismo abbia una sua concezione autonoma delle
sfere di autonomia, individuale e associativa, che tenga conto della critica marxista
del sistema di potere e di libertà borghese.
L'urgenza e la necessità di sciogliere questonodo deriva nonsolo dallo scarso
interesseper questi problemi da parte della sinistra di classe, ma anche dal fatto che
dasempreèstato il cavallo di battaglia di qualsiasi revisione insensoopportunistico
del marxismo, dalla I I Internazionale (a cominciare dalla prefazione di Engels del
1894 alle
Lotte di classe in Francia),
sino al revisionismo posteriore al XX Con-
gressodel PCUS. Anche i tentativi, quali quello di Della Volpe, di elaborare un con-
cetto di
legalità socialista
nonesconoda questoschema. Il pericolo di cadere in una
concezione puramente tecnica e garantista, che ripropone una concezione della
libertà e dell'autonomia incentrata sulla concezioneborghese del soggetto è reale;
esso non esime però dal correre questo rischio. I l che significa riconoscere
l'esistenza di alcuni punti centrali su cui bisogna misurarsi.
1) Resta immutata la validità della critica marxiana del carattere astratto e
formalistico del sistema borghese di libertà. Esso presuppone la separazione tra
Stato e società civile esi concreta nella formalizzazione giuridica (a livello delle isti-
tuzioni statuali) dei rapporti di classee delle funzioni sociali esistenti nei rapporti di
produzione.
Mentre la teoria borghese della libertà è
formale,
in quanto il borghese trae la
sostanzadel proprio potere al di fuori dallo Stato (dalla società civile), e quindi allo
Statostesso restano solo funzioni di
garantire
sul piano giuridico-formale rapporti
già consolidati di fatto (di qui il suo carattere formalistico), ogni teoria socialista
rivoluzionaria delle libertà devenecessariamente partire dalla negazione della sepa-
razione tra Stato e società, essendoelemento caratterizzante del processo rivoluzio-
nario la ricomposizione delle antinomie prodotte dal modo di produzione borghese.
Di qui la vacuità di una concezione garantista della libertà nel processo di transi-
zione in quanto è proprio di tale processo la necessità di negazione dell'astratto
egualitarismo del diritto borghese. Mentre quest'ultimo è ugualitaristico sul piano
giuridico (tutti gli uomini sono uguali) edè formale sul piano sostanziale (in quanto
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