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aumento, specie nelle facoltà tecnico-scientifiche. Governo ed A-utorità tentano

la via brutale del « numero chiuso » di fatto. Inflazione e concorrenza sui

mercati della forza lavoro, sottoccupazione e disoccupazione peggiorano le

condizioni d i v i t a degl i strat i piccolo-borghesi (commercianti, artigiani,

impiegati): aumentano i lavoratori che studiano e vanno all'università per

sfuggire al processo di proletarizzazione che l i coinvolge. E aumentano gli

studenti che lavorano, per necessità e per conquistarsi un'autonomia dall'op-

pressione familiare. Tra i l '69 e i l '71 l'asse del movimento studentesco si

sposta dall'università alle scuole medie, dai licei agli istituti tecnici e profes-

sionali, alle scuole serali. La lotta si sposta da un campo ideologico a un

campo di problemi materiali: dalla contestazione alla rivendicazione. Rispetto

al '68 è cambiata la base sociale della lotta, sono cambiate le avanguardie

politiche.

La ripresa del movimento nell'università risente di questo fatto. Le ten-

sioni del '68 non si sono esaurite ma hanno nuove caratteristiche. Le masse

vivono più gravi contraddizioni materiali. Le avanguardie vi intervengono con

un maggiar patrimonio di analisi, e di discriminanti politiche e di organizza-

zione. Hanno alle spalle l'esperienza più o meno• diretta delle grandi lotte

operaie. La parola d'ordine che le avanguardie studentesche lanciano nella

mobilitazione sul presalario non è: «presalario a tutti », ma è « presalario a

chi ne ha bisogno ». E ' una precisazione elementare, ma di grande impor-

tanza. Innanzitutto essa pone i n evidenza come l a questione fondamentale

della lotta nella scuola non sia « la condizione dello studente » — secondo

un'ambiguità interclassista del '68 — bensì la stratificazione sociale, classista,

nelle masse studentesche. Ciò che nella condizione studentesca ha un riferi-

mento con la condizione di classe è l'origine sociale, la selezione ed il destino

(di venditore o compratore d i forza-lavoro o d i parassita) dello studente.

Anzi, quanto più aumenta la pressione sulla scuola di nuove masse, nuovi

strati sociali, tanto più si avrà da fare i conti non solo con le contraddizioni

tra studenti e istituzione, ma con le contraddizioni emergenti tra privilegiati

ed esclusi all'interno stesso degli studenti. Tanto più le riproposizioni di un

sindacalismo studentesco, da parte del PCI, mostrano la loro natura corpo-

rativa e interclassista.

Presalario a

chi ne ha bisogno,

ai figli di salariati prima di tutto, e non

«ai capaci e meritevoli ».

I l capace e meritevole è, per regola e per sistema, i l conformista dili-

gente. La lotta per il presalario a chi ne ha bisogno, si associa dunque imme-

diatamente al la lotta contro l a selezione meritocratica (che è discrimina-

zione politico-sociale ammantata di ipocrisia) e contro la fiscalità degli esami.

In più, l'uso incentivante del presalario, inteso come « premio di produzione

individuale », o meglio « premio d i rendita » (premio per l'appropriazione

individuale del sapere sociale), è indirizzato dalla proposta d i « riforma »

Misasi, a riorganizzare, attraverso incentivi e disincentivi, la corrispondenza

tra stratificazione degli studenti (diploma, laurea, dottorato) e stratificazione

della forza lavoro sul mercato capitalistico. Esso diventa uno strumento per

una selezione d i classe « programmata» nella scuola.

I l M.S. a Scienze

La selezione classista è proposta con molta forza dalle avanguardie poli-

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