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cui ved i avan t i , personaggio-simbo-

lo p e r i l quale speci f iche at t r i buz i on i

sessuali sono felicemente superate o in-

tegrate. I n essa i tentat i v i d i control -

lo o d i recupero del Sistema e d i qual-

siasi i n t eg r an t i ss ima e t o t a l i zzan t e

Nuova R i f o r ma Sociale, combinazio-

ne h i t l er i s t i ca d i i st i tuz ional i smi r e -

pressivi, s i concret izzano n e l l o spet -

tacolo negativo, nel l ' inut i le e ossessiva

Grande Opera che però l a santa fo l l i a

degli FP, e per t u t t i del geniale « paz-

zariello » comunque i rrecuperabi le —

dietro al quale però si schierano Gram-

sci, Rimbaud, Giordano Br uno , Simo-

ne We i l , Spinoza, ed a l t r i i r r i duc i b i l i

noti e ignot i — arr iva a mettere i n cr i -

si, a scombinare, come una vi rgola ros-

sa i n u n meccanismo cibernetico, f i no

a produrne l o scoppio e ad apr i re l e

porte d i u n f u t u r o l iberato. I n questo

futuro f inalmente l e at t r ibuzioni d i co-

modo delle colpe ( le « rivoluzioni » con-

tro questo o contro quello, contro i po-

ver i o cont r i i r icchi , cont ro l e donne

o cont ro i canarini..., comunque « con-

tro », dunque comunque negative) crol-

lano, e i n f i ne g l i angel i -ragazzini l ibe-

rano t u t t i g l i uomini per un nuovo gio-

co d i i l l imi t a t e possibi l i tà. Questa, i n

sintesi estrema e che speriamo fedele,

ci sembra essere la visione della Moran-

te, decisamente metastorica, e bensì d i

un metastorico abbastanza diverso da

quelli a cui siamo abituati. Innanzi tut to

•perchè i l Pazzariello si cala in una mito-

logia concreta, medi terranea e popola-

re, forse anche p i ù d i quanto non vo-

glia l 'aut r ice — e per esso non valgo-

no certe interessate appropr iazioni pa-

solinane (su l l ' u l t imo « Paragone ») c u i

piacerebbe ident i f icare Ninet to, cioè i l

sottoproletario giul i vo e innocente, col

Pazzariello della Morante: Ni net to può

essere oggetto di canto o magari d'amo-

re, e l a Morante questo cer to non l o

esclude, assai meno oggétto d i dialogo,

ed è questo che invece, disperatamen-

te, l a Morante cerca: co i possibi l i FP,

principalmente « ragazzini » — cioè tut-

t i ancora pre-conoscenza e t u t t i dispo-

nibi l ità, slancio —, dialogo che l e elo-

cubrazioni giustificative, «storiche», del

monologante Pasol ini , non curano, an-

che se apparentemente possono o vor -

rebbero sembrare «più razionali»; inol -

tre ques t i «ragazzini» s o n o i n t e r o

a-classisti, e comunque v i vono l a l oro

disponibilità g i à come sf ida, aper tura,

comunicazione.

Questo po r t a , sussidiariamente, a d

un'al tra distinzione, cui r icorr iamo per-

chè può a i u t ar c i a precisare l a posi -

zione del la Morante, e l a sua eccezio-

nal ità: i l segno del la sua poesia è l a

grazia,

termine assunto nel la sua acce-

zione non-cattolica e

pr imi t i va,

ment re

per Pasol ini i l termi ne d i r i fer imento

è sempre i l

peccato,

l a perd i t a de l l a

grazia i n u n contesto d i r i g i da sacre-

stia: i ragazzini del la Morante e i mol-

t i possibi l i F P d i oggi, pe r l oro for tu-

na, d i questa pr igione originale non so-

no p i ù pr igionier i , e i mo t i v i sono sto-

rici sociologici e no t i . U n ce r t o t i p o

di infanzia cattol ica non ha invece mai

vissuto la grazia perchè comunque con-

trapposta a l peccato, cioè non autent i -

ca, paol ina e non crist iana. Ma questo

è u n a l t r o discorso. L a Morante n o n

parla ma i d i grazia e innocenza e pec-

cato e colpa, sempl icemente perché s i

muove i n un ' a l t ra logica, de l t u t t o a-

-càttolica. Par la d i conoscenza, che può

anche essere perdi ta del la grazia (« co-

noscere è sof f r i re », sintetizzava Benn,

ma quant ' a l t r i p r ima d i lui?) ma

può

anche non esserlo.

Questa tematica pre-

minente nel la seconda par te de l l i b r o

si autoriduce alquanto i n un ot t imismo

volontario fel ice, d i gran conci l iazione

prefigurata i n ast rat ta utopia, creando

una discrepanza, una non conciliazione

effettiva, t r a l a seconda e l a terza par-

te (esistente probabi lmente nel l 'aut r i -

ce stessa) cioè t ra l a tragedia del la co-

noscenza e una proposta d i suo supera-

mento. Che parte però da uno o più gra-

dini a l d i sot to de l piano del la secon-

da, e i n qualche modo ne impoverisce,

in cerca d i sempl ici tà ( q u i uguale a

semplificazione), i termi n i .

Su questa proposta ( t e r za par te) i l

l ibro è un i nv i t o a reagire, e i l let tore

ragazzino o aspirante FP — che vo-

glia concedere al la trascinante simpatia

del testo, dovrà p u r reint rodur re con-

f ront i p i ù concreti, se r i t iene possibile

accettare i l dialogo. E quest i non pos-

sono che condurci al la Storia. Dunque,

anche al

progetto.

Trascurando ogni as-

surdo r improvero d i generici tà d i ana-

lisi, i l r i tegno ne i conf ront i de l l i b r o

finisce co l l ' avere a l c une mo t i vaz i on i

concomitanti. L a p r ima , cercando d i

mettersi da l pun t o d i v i s ta de i ragaz-

zini: l 'età giovane non è sterminato pre-

sente, « allegra impube r t à senza s t o -

ria », e. f uo r d i metafora, richiede, pu r

generali e « poetiche », indicazioni d i

prospettiva verso i l « possibile »; n o n

può contentarsi d e l pazzariel lo, deve

calarlo n e l r appo r t o t r a presente e

futuro, concretar lo d i p i ù togl iendogl i

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