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mento essi volevano ben d i più, ma r imane i l fat to che queste 30.000

lire erano strappate, cioè andavano ol t re i l rispetto del contratto. Po i

arriva la notizia dell'accordo integrativo, e i lavoratori vengono a per-

cepire complessivamente 37.500. Mentre prima cioè essi, ol tre a el.?) che

gli spettava per legge (Contratto Collettivo) erano r iusci t i a strappare

30.000, adesso ol tre a de) che g l i spetta per legge (Contratto Col lettivo

e Accordo integrativo del Contratto) strappano soltanto 7.500.

L'obiettivo era i l premio, e l 'obiett ivo è stato raggiunto. Che sia

stato raggiunto i n un modo o i n un al tro i l risul tato è lo stesso. Ma lo

spreco d i potenziale rivendicativo è evidente; l a decisione e l a volontà

di battersi per ottenere u n trattamento sempre migl iore non è stata

impiegata bene. Se si poteva ragionevolmente prevedere che i l risul tato

si sarebbe raggiunto con una trat tat iva a l ivel lo nazionale, l a r ivendi -

cazione aziendale andava indirizzata verso al tri obiettivi.

Si può negare questa affermazione sostenendo che sono state pro-

prio le numerose vertenze a carattere aziendale a esercitare una pres-

sione tale sui dirigent i dell'Assozucchero da indur l i all'accordo relat ivo

al premio. E non sono certo gli esempi di lotte che si devono condurre su

due binari, al la base e al vertice, che mancano; basta pensare al le lotte

per i l rinnovo dei Contratti Collettivi.

Ma i l nostro caso non c'entra. L'Assozucchero ha concesso i l premio

perche i sindacati minacciavano lo sciopero generale, e siccome i n quel

momento c'erano vertenze i n ogni zuccherificio, l 'Asso ha pensato che

lo sciopero decretato dal Sindacato nazionale sarebbe riuscito e avrebbe

paralizzato le fabbriche. I l fatto che alla Spicalauis di Piacenza fosse i n

corso una lot ta per un premio non ha i nf l u i to sul la contrattazione a

livello nazionale relativamente a l premio. Er a necessario soltanto che

fosse i n corso una rivendicazione, e quindi nei lavoratori una disponi-

bi l ità alla lotta. Ma poteva trattarsi anche di un'altra rivendicazione eco-

nomica o di una rivendicazione di potere o un'altra cosa.

I sindacalisti piacentini (non v i comprendiamo i l signor Ol ivi per i l

quale è stato fatto un discorso a parte), sapendci che i l premio sarebbe

stato ottenuto dal sindacato nazionale, perchè non hanno invi tato l 'as-

semblea a puntare i piedi su l problema del le qual i f iche anzicchè su l

premio?

Una seconda considerazione nasce dalla constatazione che la verten-

za, dal momento che l'accordo è stato votato nel l 'ul t ima assemblea d i

fabbrica quasi all'unanimità, si pub dire conclusa i n modo soddisfacente

per i lavoratori.

A guardar bene pe l t c i s i accorge che non è stato fat to un reale

passo avanti. Non si è conquistato qualcosa che, pur con l'onore di una

continua difesa, dia f rut t i per un certo periodo d i tempo; qualcosa che

possa far pensare di avere occupato un gradino più alto di una scala che

potrebbe essere, non dico i l potere, ma la dignità.

Si

è

fatta dell'ordinaria

amministrazione. Fra un anno esatto ci sarà una nuova vertenza con le

stesse quattordici rivendicazioni, una più una meno.

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