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convin1.ioneche le forze ddlo .spirito
a\'Cssero
gli stessi caratter i
di quelle naturali;
e che moltiplic :mdoue gli elementi, accre–
scendone la quantità, se ne aumentas~c all' infinito il vigore .
E difficile persuad ersi del fatt o che una
idea condfri sa
da milioni di uomini può
3\'ere
stru ttura debolissima e quella
creata da un solo uomo
o
da un ristre tto numero di uomin i,
formidabile potere. E difficile rinncg1rc
lo spirito della pro–
cessione, rinun ciare al tentati,· o di accodare la propria dcbo•
lezza mentale all'altrui con b presun;~ione di creare un com–
plesso di potenti idee.
L'Italia
è:
certam ente uno dei paesi che ~aggiorment e hann o
sofferto
di
questa sfiducia nella guida dell'int elligenza. Per
nostra sciagura , per troppi anni, la sorte ha \'Olut o negarci una
riprova clamorosa della scempiaggine sulb quale si reggeva
la
ideologia che per tanti anni ci ha dominati. L'id okttria
~
stat:1.
alimentata, per troppi anni, da una serie di successi pratici;
per cui la fiducia del consenso multipl o e talvolta pressocM
unanime al regime, ha fatto , nel nostro paese :mche più trist e
che altrov e, la solitudine dell'intelligenza .
Bisogna riconoscere che il di\'orzio tra forze intellettuali
e popolo
è
da
noi antichissimo . E
bisogna
ritene re che la ra–
gione, forse più profonda del nascere e dell'a ffenn arsi della
dittatura,
è
in strettis sima dipcndcm:a di qucst.3 mancata
fu–
sione.
L'impopolarit à delb
nostra lette ratur a, del nostro pen–
siero filosofico, la difficoltà della formazione di un costume
morale uniforme nel nostro popolo, dovuto alle antiche vicc:nde
politiche:che lo hanno tenuto troppo a lungo diviso, la rou.czza
mentale di larghi ssimi strati del popolo, sono fatti,
troppe
volte esaminati, per insistervi ancora . Ma una cosa
è
certa;
la insufficiente diffusione e lo scarso vigore che avevano nelle
menti e nelle coscienze alcuni prin cipi fondamentali che ave–
vano retto la vita democratica dei popoli nel secolo decimonono,
resero più facile il cedimento delle coscien1.e.
Ora, conclusa dopo tant e sciagure la tardiva 3vventu ra im–
perialistica dell'Italia, non
è
certo venuto meno quel disorien ta•