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VE ANGEUS
- Pu oi entrare - chiamò Michc.lina dal di dentro. Tho–
mas attraversò la cucina e penetrò in una camera vasta, divisa
in due da un paravento.
- Là dietro dormo io - precisò la ragazza. Si era dipinta,
pettinata coi capelli raccolti sulla nuca, rinfrescate le mani,
e un buon odore di saponetta alleggeriva l'at mosfera. Thomas
volle haciarla, e quella porse la gota.
·
- Buono- fece. - Ora tornano
i
miei e mangeremo. Tu
offrirai un fiasco
di
vino. D'accordo? Poi andremo al cinema–
tografo.
Thomas si mise a guardare la camera, il letto basso, l' im–
magine, le sedie imbottite, la toilette dallo specchio nitido:
a un tratto inte se un uscio aprirsi e chiudersi dietro il para–
vento.
- Chi
e'
è? -
disse Thomas.
- Lo
vuoi conoscere?
È
un rifugiato, un ebreo. Vieni
Gustavo,
è
un amico - invitò con voce allegra.
Apparve
un
giovane biondo, dalla zazzera arruffata, gli
oc~hi
spenti dallo star sempre rinchiuso.
- Molto piacere - disse.
- Ma non ha paura di esser visto? - fece Tilomas accen-
nando il balcone di fronte.
- Tutto il quartier e sa. che
è
nascosto qui da noi - in~
forruù Michelina. Lui
fa
Je fotografi e,
è
molto bravo, tutti gli
vogliono bene.
E
poi paga volentieri
un
fiasco di vino. Deve
essere molto ricco.
Gustavo sorrise, minacciando col dito .
- Volete parlare? - fece improvvisamente Michelina -
Intanto io bàdo alla · pignata
Mi
dai i soldi per il fiasco?
Mando Isabella, la bimba che hai visto
in
cucina - Thomas
divertito le porse il denaro.
- Quando finirà? - fece Gustavo -
Se
dura ancora
molto, io mi metterò a girare per la città.
- Si rischia
la
pelle - rispose 'fhomas - Ma lei non
è
ebreo - accusò.
- Come no?
- È
straniero, ma non ebreo.