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pretazione della funzione sindacale in rapporto alle esigenze poli–

tiche rivoluzionarie del proletariato, e tuttavia non

è

chi non veda

come, anche sotto la pressione delle masse stesse, si fosse cosl rea–

lizzato un considerevole passo innanzi rispetto alle posizioni qualun–

quistiche che avevano caratterizzato le posizioni della dirigenza fede–

rale

solo pochi

anni

addietro.

Gli

anni dal 1911 al 1913.

Il congresso metallurgico di Firenze, con le cui decisioni i diri–

genti federali avevano sperato di poter fornire impulsi nuovi allo

sviluppo dell'organizzazione, non risolse invece ma anzi accentuò i

problemi e le divisioni già esistenti in seno al movimento .

Due furono le decisioni che provocarono

i

maggiori contrasti

e concorsero ad acuire la situazione di disagio: l'aumento

delle

quote federali, con l'accentramento della Cassa della Resistenza da

un lato e lo spostamento della sede a Torino dall'altro.

Al secondo provvedimento si era opposta una parte del vecchio

Comitato Centrale milanese, quella sindacalista-rivoluzionaria ca–

peggiata dal segretario generale Bacchi. Questo gruppo si era ri–

fiutato infatti di passare le consegne, facendo insorgere una pole–

mica di lunga durata che aveva toccato momenti molto aspri

234 •

L'altro motivo

di

discordia fu, come s'è detto, l'applicazione

dell'aumento alla quota federale, fatto che

«

produsse la diserzione

di molte sezioni»

235 •

Occorre peraltro notare che le due questioni

erano solo apparentemente distinte.

In

realtà l'accentramento della

Cassa Federale, col relativo aumento delle quote, e lo spostamento

del C.C. a Torino, roccaforte del riformismo, avevano tolto

ai

sin–

dacalisti rivoluzionari ogni possibilità di influire consistentemente

sull'azione dell'organizzazione.

La risposta delle sezioni a maggioranza sindacalista-rivoluziona–

ria

fu appunto quella del boicottaggio delle nuove norme, attuato

mediante il rifiuto del versamento delle quote ed il progressivo

distacco - quando non intervenne un'espulsione - dalla Federa–

zione.

In

questo modo

il

numero degli aderenti all'organizzazione

nazionale si era nuovamente stabilizzato su livelli assai scarsi. Meno

di

10.000

sarebbero stati in tutta Italia gli aderenti alla Federa–

zione nel

1911

236

e

10.548,

ripartiti in

47

leghe, alla fine del

1912

237•

Per

risolvere questa delicata situazione si tenne alla fine del

1912

un convegno straordinario ad Alessandria, voluto dal C.C.

e

dalle sezioni torinesi, una volta constatata

«

l'impossibilità, di fronte

anche all'eventualità di scioperi importanti, di far funzionare la

Cassa

di

Resistenza

,.,.

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