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Poco dopo anche questi lavoratori ripreso l'attività avendo ap–

provato un concordato per cui ottennero: 1) Aumenti

cli

retribu–

zione in misura varia, ma in maniera tale

«

che l'aggravio com–

plessivo per le ditte non superasse il

5%

dell'importo delle paghe

precedenti»; 2) Impegno degli industriali al riesame dei cottimi;

3) Orario settimanale

cli

58 ore. Quelle in più, considerate straor–

dinarie, compensate come ai regolamenti delle singole ditte; 4) Par–

ziale riconoscimento della Commissione Interna.

A questo punto l'agitazione sembrava definitivamente risolta

quando il 15 giugno il tribunale

cli

Milano superando le stesse ri–

chieste del Pubbli co Ministero, condannò 18 imputati, tutti in–

censurati, a pene che giunsero ad un massimo di 18 mesi per il

Bacchi. L'Usi proclamò Io sciopero ormai in atto. Gli operai che

si astennero dal lavoro in quest'occasione furono valutati a non

meno

cli

100.000

252 •

L'agitazione durò compatta per 4 giorni

e

quindi fu sospesa solo dopo che si ebbero garanzie dal prefetto

cli

una rapida revisione del processo.

Il secondo conflitto

cli

notevole importanza fu quello sostenuto

tra luglio ed agosto dagli operai del materiale mobile ferroviario.

Ancora una volta, e a cosl breve distanza

cli

tempo, tutta la classe

metallurgica scese solidariamente in sciopero per appoggiare le ri–

vendicazioni

cli

questa categoria. I metallurgici scioperarono per

quindici giorni, prima che si giungesse per la terza volta in due

mesi ad uno sciopero generale cittadino di tutti i lavoratori m_

Anche in questa occasione comunque la direzione dei Sindacalisti

si rivelò pressoché fallimentare, dal punto di vista almeno degli

utili ·economici immediati e più in generale della capacità tattica

cli

saper condurre lo scontro.

Ma il dato preminente che emergeva da queste agitazioni era

di ordine diverso. Gli operai metallurgici avevano mostrato una

eccezionale capacità e volontà di lotta, come del resto le altre

categorie, ed erano andati sempre più acquisendo una sicura co–

scienza delle proprie forze.

Ciò che mancava ancora sostanzialmente era invece una dire–

zione politica e sindacale realmente proletaria e rivoluzionaria, ca–

pace

cli

chiamare gli operai alla lotta su obiettivi intermedi giu–

sti. I sindacalisti rivoluzionari infatti con il loro sterile estremismo

verbale non seppero mai assolvere questo compito, mentre i diri–

genti riformisti della Federazione e della Cgl con la loro sostan–

ziale sfiducia nelle masse e la loro concezione delle lotte angusta

e gravemente limitativa, non ci vollero neppure mai provare.

Biblioteca Gino Bianco