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di lotte eccezionali, importanti più ancora che per i risultati eco–

nomici concreti conseguiti, per la mobilitazione di massa che susci–

tarono e perché favorirono lo sviluppo radicale di un'autentica con–

sapevolezza di classe fra i metallurgici ed i lavoratori rutti, fino

agli episodi particolarmente significativi del 1914.

Le

più impor–

tanti di queste lotte furono di fatto dirette dai sindacalisti rivolu–

zionari e videro invece i dirigenti federali in posizione subalterna,

quando non addirittura ostruzionis tica.

In

questo periodo dunque

i metallurgici milanesi avevano battuto al loro interno le tendenze

corporative e minimalistiche, anche se non avevano saputo darsi,

essi come i lavoratori italiani tutti, una direzione politica real–

mente capace di orientare e sviluppare in modo coerentemente rivo–

luzionario l'enorme potenziale di lotta che essi avevano dimostrato

di saper dispiegare. Esaminiamo allora queste lotte, anzitutto dal

punto di vista quantitativo.

Nel 1911 si ebbero in Lombardia 40 scioperi, ai quali presero

parte circa 8.800 lavoratori

245

L'anno successivo i conflitti del

lavoro diminuirono leggermente, essendo stati solo 28, con qualche

migliaio di scioperanti

246 •

In

compenso però parecchie di queste

agitazioni furono di tipo

«

offensivo

»

e la percentuale delle scon–

fitte fu abbastanza ridotta.

Può essere anche di qualche interesse procedere ancora ad un

confronto con gli scioperi diretti dalla Federazione. Essi risulta–

rono, secondo le stesse fonti federali, solo

25

in

tutto il Paese

247 •

È

evidente dunque che moltissime agitazioni continuavano ad av–

venire al di fuori o addirittu ra in contrasto con le direttive del–

l'or ganizzazione che del resto ancora non era stata capace di affron–

tare e preordinare un programma generale di agitazioni veramente

importanti ed opportunamente coordinate. Gli scioperi scoppiavano

per lo più spontaneamente, quasi sempre con caratteristiche limi–

tatissime e particolaristiche e solo in seguito la Federazione, se–

condo la percentuale di propri organizzati coinvolti, decideva se

interessarsene o meno.

Le grandi agitazioni di tutta la categoria per la riduzione degli

orari, l'aument o e la perequazione dei salari, l'abolizione delle qua–

lifiche, che, come abbiamo visto, i metallurgici milanesi reclama–

vano ed attendevano già nel 1904, erano ancora di là da venire.

• Tuttavia ancora una volta, indipendentemente ed anzi in con–

trasto con i voleri dei dirigenti federali, il 1913 segnò una svolta

profonda e radicale nelle lotte del proletariato metallurgico, mila–

nese soprattutto.

In

effetti la radicalizzazione fu tale che indipen–

dentemente dalla qualità della lotta, sarebbero sufficienti le cifre

ad illustrarne la portata. In Lombardia gli scioperi sostenuti dai

lavoratori metallurgici furono infatti in quell'anno ben 63, con la

partecipazione di non meno di 60-70 mila operai ,...

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