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Ad illustrare queste affermazioni sono sufficienti i seguenti

dati: nel 1881 gli altiforni in attività in tutto il paese erano ri–

dotti solo a 16, di cui 12 in Lombardia; nel 1886 erano ormai 11

in Italia e 7 in Lombardia (a Schilpario, Azzone, Castro, Lizzola,

Pisogne e Cimmo)

18 •

Contemporaneamente, pur migliorando di

qualità, diminul la produzione della ghisa: nel 1880 la Lombardia

produsse 10.200 tonn. su un totale nazionale di 17.300 tonn.;

nel 1886 questi valori scesero ancora rispettivamente a 5.500 e

12.300 tonn.

19

.

Diversa era la situazione nel settore della fabbricazione e lavo–

razione del ferro, dove i bassi forni a fuoco aperto erano stati so–

stituiti dall'affinazione al puddellaggio nei forni a riverbero. Il ma–

teriale usato per l'insufficienza di ghisa era, come abbiamo visto,

per lo più rottame ed il prodotto ottenuto era comunque di ottima

qualità.

Per la produzione lombarda di ferro ed acciaio disponiamo dei

seguenti dati: nel 1881 le 120 officine attive produssero 19.830

tonn. di ferro e 2.850 tonn. di acciaio. Nel 1886 le officine erano

salite a 174, la produzione di ferro era salita di un terzo, ammon–

tando ora a 29.600 tonn., mentre quella dell'acciaio era rimasta

quasi stazionaria"' . Fra gli stabilimenti che a quest'epoca avevano

già assunto una certa importanza nella regione si segnalavano: la

ditta

«

Gregorini

»

di Castro, la ferriera

«

Scalini e Rubini

»

di

Dongo, la ferriera di Vobarno per la produzione di ferro di rim–

pasto, gli stabilimenti

«

Glisenti

»

a Tavernola e Carcina specia–

lizzati nella produzione di acciaio pregiato, e dal 1886 la

«

Fer–

riera di Rogoredo

»

pure adibita alla ribollitura dei rottami di

ferro

21

Nel primo decennio dopo l'unificazione anche l'industria mec–

canica non risentl affatto dei benefici sperati. L'insufficienza strut–

turale del settore permase immutata: pochissimi erano ancora gli •

stabilimenti che si segnalassero per organizzazione finanziaria e

tecnica, impiego di manodopera rilevante e importanza di produ–

zione. A Milano vi era sempre lo stabilimento dell'Elvetica, di cui

ci siamo già occupati in precedenza, che dava lavoro in questo pe–

riodo a circa 350-400 operai, per una produzione ancora varia e

non specializzata. Si segnalavano poi le officine di Suffert e Guioni,

fonderie e fabbriche di attrezzi agricoli; l'opificio Grondona, spe–

cializzato nella produzione di materiale ferroviario, e

pochi

altri di

un certo rilievo. Accanto a questi naturalmente, sparsi per tutta

la regione, si contavano mimerosi opifici di medie e piccole di–

mensioni.

_Un notevole miglioramento cominciò a manifestarsi da questo

periodo, per una crescente richiesta del mercato dovuta a vari fat–

tori concomitanti quali: lo sviluppo di alcuni settori industriali

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