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Prefazione

vernini, quando, appena ventiduenne, cominciò ad insegnare al ginnasio

"Garibaldi" di Palermo.

Il non lontano periodo fiorentino, l'ambiente e le amicizie che ad esso

avevano dato un'impronta particolare, viene ora bruscamente sostituito. da una

realtà ben diversa; eppure tutto ciò non è completamente scomparso, né

obliato, né divenuto improduttivo: vive tuttora soprattutto negli autentici

rapporti umani che

-

nati in pat'te nella famosa casa della via di Lungo il

Mugnone

-

lo accompagneranno per un lungo periodo della sua vita: il

caldo sentimento di amicizia verso Ernesta Bittanti, o Assunto Mori, e poi

l'amicizia, di carattere diverso, con Elena French, Carlo Placci e Francesco

Papafava; e poi ancora, l'affetto, sempre rivestito di deferente rispetto, verso

i suoi maestri Coen, Paoli, Villari. V'è, in maniera non prepotente, ma som–

messamente vera e vitale, l'amore per Maria Minervini, che poi diverrà sua

moglie; vi

è

anche

-

in un'onda di sentimenti che la lontananza e la di–

versità di idee, di pensieri e di formazione non ha ancora spento

-

l'am–

biente familiare, e in pa1·ticolarela figura del padre e della madre. Di que–

sta, sopratutto, le lettere di Salvemini dèlineano con incisività e precisione

il carattere tipico di donna meridionale, indissolubilmente legata ai valori

essenziali della terra e della famiglia. Ciò induce a pensare· che da una piu

ampia documentazione sarebbero.emersi degli elementi piu ricchi e precisi

su questa figura di donna della provincia meridionale, tali da evidenziare

con maggiore chia1·ezza certi tratti caratteristici della personalità salveminia–

na. Di Emmanuela Turtur sono. conservate soltanto due lettere, dirette a

Salvemini ed alla moglie, del 4 e

6

maggio

1898";

ma un ritratto piu pre–

gnante emerge. dalle lettere del giovane Gaetano all'amico Carlo Placci, e

sopratutto in una di queste, inedita, del 14 novembre

1895:

" [...]

Quella

è una donna di genio, ed io la adoro e la temo. Il male è che, vissuta in

una città piccola, nata in una famiglia di commercianti, non ha l'intuizione

esatta di quello che io dico morale ed immorale

[...]."'

L'affetto di Salvemi–

ni verso sua madre sembra dunque fatto prevalentemente di ammirazione,

tutta intellettuale, anche per quegli aspetti della personalità di lei, che il

moralismo salveminiano non riusciva ad accettare e giustificare. Anzi, si

può dire che proprio quel moralismo, da lui respirato per la prima volta

nell'ambiente della scuola fiorentind' viene sentito dal giovane Salvemini,

in quel momento della sua formazione, come un importante elemento di

distacco dal proprio ambiente di origine:

" [ ...]

consideri la differenza

-

scrive a Carlo Placci il

novembre

1895

-

"fra l'ambiente che mi sono fab–

bricato io coi miei studi e colle mie amicizie e quello in cui vive mia madre:

un paese piccolo di provincia, dove la moralità assume una forma che a me

e a Lei non può non apparire inferiore; dove, per darLe un esempio, gli stu-

• Conservate in AS.

7

In

CPI.; copia in AS.

• Si veda E.

GARIN,

Gaetano Salvemini nella società italiana del tempo suo,

in Io.,

La

cultura italiana tra '800 e '900,

Bari 1963, pp. 120-121; ed anche P.

GoBETII,

La

nostra cultura

politica,

in

"Rivoluzione liberale,"

II, 1923, ora in Le

riviste

di

Piero Gobetti,

a cura di

L.

Basso e L. Anderlini, p. 152.

XIII

BibliotecaGino Bianco