Filone di Alessandria - Sul debito che hanno i figliuoli d'onorare i genitori

SUL DEBITO ~HE HANNO l FIGLIUOLI D' ()Nt)RARE I GENI1.,0RI TRATTATELLO DI FILONE GIUDEO YOLG tlRIZZA.TO DA Quem vero Philoois opus, praesertim DE GO· LENDIS PARENTlBUS non deleclet? vel a quo nobllissimum utilissimumque non exislimelur P A. MAJUS. PESARO PEI TIPI DI ANNESIO NOBILl t833

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Philo in amplissima Jamilia natus ~ Ju· deique populi vir primarius, et alta simul ac prope divina mente praedilus fuit J et animo summis virtutibus exaggerato. Libros autem quos confecil innwneros' , gravi et attico sermonis genere scripsil J seque adeo verborum optimorum ornatu, sententiarumque maieslate eruditis proba.. vit ., u.t alter veluti Plato iudicalus sit. A. MAJUS. . .

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DELI./ ONORARE I GENITORI I. P oichè ho parlato de' quattro capi , che pri1ni in fatto venivano per · ordine e per valore, cioè del governo col quale il mondo è corretto , del non doversi fare alcun sirnulacro a similitudine di Dio, dello spergiurare, o del giurar vanamente, e in fine del sacro settenario , le quali cose tutte alla pietà riguardano ed alla santità , vengo l ora al quinto , che è intorno la riverenza verso i genitori , il quaJe come ho mostrato parlandone particoJarmente, è mezzo fra le cose umane o le divine. In fatto i genitori stando tra la condizione divina e tra . r umana' e' toccano all' una e all' altra : an· umana' perchè essi pure sono nati' e si clisolveranno per morte : alla d~vina poi , perchè essi pure generarono , e quelle cose, che non erano prima portarono alla natura delle cose esistenti. Per quanto adun-

M " ..... ~ "' ·• ... 6 que pare a me , vi è fra il padre c il ftg1iuolo quel rapporto , che. è fra Dio , e il mondo ; imperciocchè come Iddio al mon· ' do' che non era comandò che fosse' così anche i genitori imitando per quanto è da loro la potenza divina , conservai:lo immor... tale il geuere umano. II. Il padre e la madre poi non solo per questa èagione sono degni d' onore , ma \ per più altre. lmperciocchè coloro i quali fanno ragione della virtù, antepongono i vecchi ai giovani, i maestri ai discepoli, i benefattori ai ben.efìcati, i principi ai sudditi ' ai servi finahnente i padroni. Del primo no- . . . . . ' vero sono 1 gen1t0r1: essi so-no p1u attempati , essi educatori~ essi benefa~tori, essi forniti eli principale autorità, e signori. Sono poi collocati nel secondo meritamente i figliuoli : irnperciocchè sono più giovani, e discepoli, c beneficati e soggetti e servi. E che questo sia vero è chiaro pc' debiti che ciascun di essi _ha , e per gli argomenti , che in ragionando esporremo, i quali conferme- ' ranno più , e più la verità. III. Dico adunque, che colui il quale fa è sctnprc più aùtico che il fatto , come la

7 . cagione, è prirr.ta dell' effetto. I genitori poi sono in certo modo la cagione, e i facitori ùei figliuoli. Oltre ciò tengono le veci dei rnaestri, c tutto che sanno in1parano ai figliuoli fino dall' età più tenera , nè solo r intelletto dei fanciulli erudiscono' ma danno forma per dir così alla mente col coltivarla ; c mostrano , e questo è il più., ciò che h assi ad appetire, ciò che a fuggire , onde si avvezzino ad abbracciare la virtù , a dare le spalle al vizio , c a quanto gli tien dietro. . IV. l~ chi è mai benefico se non sono i genitori inverso i figliuoli ? Diedero loro vita ' vi porsero alimenti ' r anima e il corpo di buone discipline confortarono , si presero infine pensiero non . solo che vivessero, m:t che vivessero bene. Quindi rafforzarne il corpo cogli esercizi della ginnastica e della palestra e farlo più sano , quindi adestrarlo, c renderlo più agile, insegnandolo a rnuoversi con arte c con grazia. I.nfiorarono poi loro la vita colle lettoce , coll' aritmetica , colla geo1netria , colla musica , c con ogni guisa di filosofia , Ja quale solleva l' anima racchiusa nella carcere del corpo e '

8 .. la porta alto in cielo , iyi le mostra le ,fc- · lici e beate . nature , che vi soggiornano, · e in Jei pone premura e desiderio insieme di quell' inimitabile e temperato 6rdine che .non abbandonano giammai coloro , ai quali toc- ~ cò in sorte obbedire . al principe dell' ordi- . ne Istcsso. V. ·oltre i bct)efìzii si ebbero ancora · le dignità nelle quali ciascun uotno nascendo è posto. E non già come avviene nelle città r ebbero a sorte o per suffragii ' a modo c.he sia lecito lamentare essere questi eletto non per merito , ·ma per capriccio eli temeraria fortuna , quegli per favore di popolo, il quale sen1pre seuza badar .molto o considerare, suole lasciarsi trasportare. Imperciocchè al nascere di ciascuno presiede una mente ottima e perfettissima , qua- .le è la superna natura , da cui con tutta giustizia le cose divine cd utnane vengono amministrate. VI. È quindi lecito ai genitori sgridare ai figliuoli efhpiù acerbamente punirli ; ché se alle mi~1acciose parole non piegano, si dà loro punirli di battiture , di flagello, di c:arccre , e se ancora ·· si ostinano trasporta- .. J .

9 ti dall' impeto del vi~io insanabile alla contumacia ornai spinto, possono essi . per legge condannarli a pena capitale. Ma ciò non si permette al padre solo , nè alla sola madre per la grandezza della pena, la quale è giusto che sia inflitta~ non da un solo de' genitori , sì bene da amendue. f.JOnciossiachè non è credibile certamente, che il padre e la madre d' accordo congiurino alla morte del figliuolo, nè vi s' inducapo , se non quando il peso dei delitti è sì grave , da vincere la benevolenza , che la natura pose dentro del cuore a tutti i padri verso lor prole. VII. Aggiungi ancora , che non solo pa- . dronanza e signoria hanno i genitori sopra i figliuoli , ma pienissimo potere secondo 1' una e l' altra legge dei servienLi stabilita da Dio , cioè secondo quella che risguarda i servi, e quella che risguarda gli schiavi. Perocchè i parenti sostengono spese assai più gravi del giusto prezzo delle compere, per dare ai figliuoli e nutrici , c pedanti e maestri , senza dir nulla di quanto spendono nel vestir li, nell' alimentarJi , nel prenderne cura infermi , nel mantener li #

\ ' iO in vigore sani , nel sostenerli in somma dal- , la fanciullezza sino ali' età matura. Si possono poi chiamar servi non solo quei domestici che sono nati in casa , ma ben anche quelli, per la vita de" quali la casa del padrone, secondo ]e leggi di natura, ebbe a pagare il necessario scotto. VIII. E così stando la bisogna non fanno forse bene coloro , i quali hanno in molta riverenza i genitori: sebbene una sola di queste cose bastasse a porre nell'animo intera venerazione in verso i parenti ? N on sono essi degni di sommo hia~imo e di castigo coloro, che non li onorano come più v.ecchi , che non li amano come educatori, che non li rimeritano come benefattori, thc · non Ii stim;1no come superiori , che non li temono com~ padroni ? · · IX.' L;1 legge adunque dice onora it padre e la m.adre, che dopo Dio hanno il primo luogo per diritto di natura, che tale premio loro pose. Nè meglio li potrai onorare, che mostrandot i ~, e porgendo ti buono ; l' una delle quali cose dimanda virtù sincera c schietta , l' altra poi virtù con buona nominanza e co]Ja lode dei famigliari. l

Il In fatto i genitori, quasi niun conto facendo dei propri comodi , assai beati si reputano se i figliuoli loro sieno probi. Perloc'"1 chè li desiderano obbedienti e inchinevoli ai loro ammaestramenti, e seguaci di tutto ciò , eh' è giusto ed onesto. E il padre in vero non insegnerà mai a' figliuoli cosa, che si dilunghi dalla virtù e dalla verità. X. Mostrerà poi rispetto ai genitori , colui il quale non solo li onorerà per le ragioni poc' anzi dette, ma avrà pure in riverenza i loro eguaJi. lmperciocchè colui il quale rispetta il vecchio e la vecchierella , a cui non è stretto ,di parentela alcuna , dà a vedere di ricordarsi del padre e della madre , riferendo quelle immagini come ad archetipi. Laonde nelle sacre carte non solo si comanda ai giovani di cedere il posto ai maggiori di età , ma di levarsi in piedi al venir loro , venerando la senile canizie. AlJa quale in vero hanno buona speranza di giungere coloro, i quali di tal guisa si piacciono rispettarla. XI. In oltre mi pare helJissimo quel comando della legge , c.he dice ciascuno tema il padre e la madre , e il timote sia innanzi ,,

12 alla riverenza, non perchè egli sia cosa migliore , ma perchè in tale caso pare più utile e fruttuoso. lmperciocchè di sovente addiviene, che quelli i quali sono tenuti al freno d eli' educazione, alcune voi te se ne vadano sbrigliati e quasi fuor di senno: nè vi ha mezzo a curarli e a richiamarli al -dovere tranne il timore. Arroge che non era c9nveniente che precetto di legislatore insegnasse a figliuoli la bene v olenza verso i genitori , la quale dalla stessa natura è richiesta e svegliata ; e già fino dal nascere loro è posta negli animi di quelli i quali per questo patto ebbero vita , e confermata dai henefizii di coloro che ad essi la diedero : per-. locchè la legge se ne passò, ...èome di cosa naturale innata , e non bisognosa di alcun precetto. · XII. Il timore poi vale a reggere coloro, che sogliono neghitto~amente condursi. In fatto perchè i genitori per istinto di natura e di carità, stretti d' amore ai figliuoli sogliono amarli più della vita stessa, provvederli di lutto e ad ogni costo cercare di porli in buona fortuna, e per questo non guardare nè a fatjca , nè. a pericolo ; alcuni .

i5 troppo perduti dietro ai piaceri e alla xnollezza , quest~ loro benevolenza sì grande non hanno per beneficio, conciossiachè rotti a lussuria , dissoluti d'anima e di corpo non sanno levarsi ad alcuna virtù, anzi manchi d, ogni valore non prende loro vergogna di adoperare con arroganza verso il padre e la madre , ehe t ai costumi riprendono , c finalmente si lasciano al governo dci loro appetiti. XIII. M3 sono ben anche d'avvisare i genitori , perchè usando di gravi e forti ammonizioni, provvedano alla salute de' ftgliuoli in una età sì pericolosa: poi ci è d uopo esortare anche i figliuoli, ad avere i geni~ tori in luogo di superiori e di naturali si.- gnori > e a riverirli: per le quali cose appena avranno forza che basti a dare il piè in f~dlo. E già io ho scorso i cinque capitoli eli legge della prima tavola , e sono giunto fin dove ciascuno di essi si stende. XIV.' Or fa di mestieri parlar delle pene poste a chi abbia in dispregio questi precetti. La pena in generale , è la morte ; cd una stessa pena è posta a tutli questi delitti • perchè sono fì'a loro affini. l\1a conviene inJ

:14 corninciare da quel precetto, che tratta delr onorare i genitori ' perchè appunto di questo è il nostro ragionare. Dice la legge se alcuno porrà le 1nani al padre o alla "ladre sia lapidato : e giust:atnente : chè non Inerita più vivere colui , che di tanta ingiuria offese gli autori della sua vita. l\1a vi ha di molti magistrati e legislatori , a, quali fatta ragione più dell'opinione, che della colpa, parve bello decretare , che a colui il quale percuota i genitori si tagli l'una e l'altra Inano. E ciò stabilirono, perchè considerando essi la colpa in senso più largo , e non dirittamente al vero, parve loro bene, che fossero troncate quelle membra , le quali osarono volgersi contro i genitori. XV. ~1a è stoltezza punire i ministri , piuttosto che quelli , che loro comandano. E non sono le mani che fanno ingiuria , , , 1na si bene chi le mena , e questo si ha giustamente a punire , se per avventura dir non si voglia, che colui il quale uccise di un colpo di spada .un uomo possa andarhe impunito se egli getti la spada , con che l' uceise : c per lo contrario non a-

f5 vrassi a fare onore ai guerr1er1 , che combattendo ottennero vittoria , ma sì alle armi insensate le quali essi valorosamente adoperarono. O se non si voglia pure , che coloro i quali vinsero nei certami ginnastici, o allo stadio , o a trar di asta , o al pugillato, o alla lotta abbiano da éssere coronati soltanto ne' piedi c nelle mani, come que' che lor valsero principalmente la vittoria , e non uel resto della persoua. Ed è cosa ridicola farsi ad ~nnoverare queste cose, le quali ci condurrebbero necessariamente a non punire i rei, c non onorare i prodi. N è mai avviene, che non curando il musico, che suona ottimamente il flauto o la lira, noi volgiamo le nostre lodi allo strumento nou a lui, ~ a quello solo largheggiamo di premio. XVI. Che importava adunque, o sapien.- tissimi legislatori , condannare al taglio delle mani co~oro , che osarono battere i genitori? Forse perchè resi affatto inutili avesse- · ro a ricevere non r aqnuo , ma il giornaliero vitto da coloro stessi , la cui persona ebbero violata , mentre ~ssi non bastano più al proprio sostentamento? C_erto non vi ò

\ / :16 padre sì crudo che lasciasse perire di fame quel ·figliuolo, c.he acciecato dall' ira lo avesse offeso. XVII. Che se nò le mani , ma le parole avesse ·il figliuolo usate a danno e scherno di coloro, coi quali avrebbe avuto a parlare sempre rispettosarrtente ; o se in qualche alt:fa guisa avesse fatta onta ai genito- ~~i sia punito di morte.. lmperciocchè sarà molesto e dannoso a tutti, e a dir meglio assassino colui' che non perdonò neppure a quel)i che gli diedero vita, e del cui sangve egli è nato, XVIII. In oltre colui il quale con volontà determinata viola il sacro settenario, è reo di morte. Che se alcuno vi ha immon- · do nell~ anima o n'el corpo, faccia di ·purificarsi , onde porsi a vita migliore : poichè la colpa, come disse colui, non entra nel coro divino. E fa prova di somma e1npietà colui , il quale osa affatto togliere cd aboli- -re le espiazioni. XIX. E ciò avcnne in quel ritorno d all' Egitto, q\!lando tutto il popolo si aggira... va peregrinando per aspri deserti : nel q~al · t empo corr~ndo il sacro set.tenario tante de- •

t7 cine di mil]jaia di uomini, quante ho detto in altri scritti si tenevano tranquille entro lor tende. Quand' ecco un uomo nè ignobile , nè oscuro , spregiando il precetto c beffandosi di coloro, che f osservavano , uscì a far legna, col reo intendimento di menar vanto della sua empietà. Tornavasene egli col fascio di legna sulle spalle : gli altri che stavano nelle tende sebbene sdegnati ed inaspriti a quel delitto , non ardirono far novità per riverenza alla religione tlcl tentpo. Ma poi l' accusarono al magistrato : e il reo fu imprigionato e condannato a morte, e dato ad essere ucciso in man (li coloro , che primi lo videro in colpa. Per quanto dunque pare a me ,. non è permesso nel tempo dci settenarii accende· re il fuoco , per quella ragione , che a suo luogo io dissi , a modo che non è lecito ;1eppure raccogliere esca pel fuoco. XX. A coloro i quali chiamano Iddio a testintonio del falso giustainente c meritamente è posta la pena di morte. l1nperciocchè neppure un uomo di mezzo ceto patirebbe di buon grado d' essere chiamato a conferma re il falso , an~i reputarebbe

18 tristissimo nemico ( a parer 1nio ) colui , che trarlo volesse a tale colpa. Perlocchè si deve affermare che colui , il quale sconsigliatamente, 'C in c.<?s~ .. ingiusta giura Iddio, sebbene questi sia di n~ tura clemente, pure non sarà costui mai di tale· delitto asso... I uto , per r empietà e la macchia , che ne contrae, ancorchè per avvel)tura scampi alle pene ua1ane. XXI. Sebbene neppure da queste si potrà sottrarre. Conciossiachè vi sono molti e diligentissimi osservatori, i quali arsi nello zelo della legge stanno colla mano levata per finire a furia di sassi il reo , senza sentirne alcuna compassione. Se però non si pensa , .che coloro i quali fanno contumelia, al padre o alJa madre si abbiano a punire di morte, e si debba avere poi più indulgenza a coloro. i quali entpiamente disprezzano un nome molto più degno di venerazione. Ma non vi ha persona così stolta , che veggendo dannati a morte i rei di colpa men grave, reputi aversi ad usare moderazione in colpa gravissima; se però l? invocare Iddio spergiurando si, deve rit~­ nere delitto maggiore , che il mancare ·di

. 19 rispetto , e ~violare la sacra persona dei genitori. XXII,. (~h e se colui , . il quale senza la dovuta venerazione giura il falso' è reo di morte t di quanta pena non è degno colui, il quale nega che Dio esista per eterna natura , e più onora i genitori , che il Creatore? Che pensa doversi adorare non Iddio , ma la terra, l'acqua , l' aere il fuoco, che sono i primi elementi di tutte le cose , ed oltre questi il sole, la luna, le stelle erranti e le fisse ? Che non solo ha per divinità il cielo e il Inondo , ma qualunque legno o sasso , che sotto le mani di mortale artefice prenda umane sembianze ? XXIII. Laonde è giusto , che egli pure sia trattato quasi opra di artefice mortale : con.. ciossiachè non si conviene che abbia vita colui , che alle cose inanimate si prostra , massimamente se egli sarà seguace di lVIosè, e Io avrà di sovente udito parlare profetiche parole, e predicare quelle santissime e gravi dottrine. Il nome degli dei pagani, nè riceverai nell' anima , nè porrai nella memoria, e non suolli mai sul tuo labbro : . ma e il pensiero e il .discorso -terrai lungi

20 \ da questi che hanno forza di allontanarti dal reLto sentiero , e libero lo innalzerai al Padre e Creatore di tutte le cose , affìnchè tu possa ottimamente e chiaramente sentire intorno al reggimento del mondo , e parlare cose convenienti ed utili a te , ed a chi ti ascolta. XXIV. Le pene adunque 1ninacciatc a coloro che violano questi cinque precetti sono descritte. Per ora la legge propone a chi li osserva i suoi premii , · c sebbene non li mostri con eloquenti parole , pure li lascia cqnoscere di leggieri a chi anche per poco vi 'pon mente. In fatto al non credere ad alcuna divinità bugiarda, al non formarne alcuna ad arte, al non spergiurare non è d' uopo di premio alcuno più an1pio , perocchè , siccome io avviso, nello stesso adempimento di questi. doveri , è la migliore e la più cara mercede. E di c.he può godere più. colui, che an1a la verità , quanto di stare unito sola1nente a Dio, e lui venerare con puro e candido ossequio? lo ne chiamo a testimonii non coloro , che vanno dietro alle vanità, ma quelli, che sono jnfiammàti neJJo zelo della vera religione e seguono la verit;.. \

21 XXV. In vero la temperanza è premio alla temperanza , e la giustizia alla giustizia, e c.osì ciascuna virtù ha in sè stessa la· propria ricompensa. Quella poi , che tutte le altre avanza, e in ogni santità è la prima, a molto migliore diritto , a sè stessa è premio e ricompensa , ed offre vera felicità cd assicura a.. suoi seguaci ed ai figliuoli loro , ed ai posteri eredità di beni immortali. XXVI. A coloro i quali osserv~no il sacro settenario avviene in olt.re di essere giovati in due cose necessarie più che 1naì; nel corpo cioè e nelf anima. Nel corpo col cessarlo d~lle assidue e gravi fatiche ; nelr anima col sollevare i pensieri a Dio ; vcnerarlo come Creatore dell'universo e considerare a tutto , che egli trasse dal nulla. Ed al certo anche il Creatore in sette giorni ebbe compiuta la sua grand~ opera. Da queste cose adunque chiaro si mostra, che colui il quale ha in venera~ionc il sacro settenario, trova in questo stesso osservarlo che fa il premio migliore e più soave. XXVII. Similementc adunque anche colui , che bene adopera inverso i genitori non ricerchi più oltre : chè in questo stes-

22 l so suo bene adoperare, trova il miglior guiderdone. Ma essendo questo precetto risguardante cosa da meno ( poichè atJe c~ .. se mortali risguarda, mentre i primi quattro capi , più sublimi di natura al cielo si levano ) perciò il Divino Legislatore alcuna esortazione vi aggiunse dicendo : onora il padre e la madre, se vuoi aver bene , e godere di lunga vita, Colle quali parole due premii propose; il primo che è il possesso della virt~ , perchè la virtù è il vero bene ; nè in fè mia vi è bene alcuno senza vìrtù : l' altro poi a dire il vero mira ad una certa tal quale immortalità , per cui lunga vita 'e tarda età si gode; e questa insieme col corpo, il quale è fatto stanza di un' anima pura e senza macchia. E ciò basti. Quanto poi è nella seconda tavola a più beli' agio in appresso considereremo. f l N E.

Pisauri die 11 .ft'bruarii t 833. P idi t pro illuslriss. et rcPnw Episcopo PIIILIPPO lJtiONACELLI ANTONIUS CAN. COLI Pro[. Dogm. Theol. in Ven. Scmin. Pisaur. ac Exam. pro-SJ-rwd. Pisauri 6 Marlii I853. lmpritnatur Fr• .HY ACINTHUS ANTONINUS BRACIERI O. P. S. Th. Lect. et Vicarius Gcn. S. O.

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