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R I N A S C I T A

so della narrativa moraviana? E si badi bene, non in

quanto certi vizi e certi caratteri non possano essere

g l i stessi, ma piuttosto i n quanto manca dietro ad

essi la loro

storia,

che è profondamente diversa, non

di individui ma di classi, e

l'uccidO' non uccìdo

del

giovanottino decadente ( i l Michele degli

Indifferenti)

non può essere lo stesso del falegname uscito di pr i –

gione

{nc\V Arrivederci)

o del barista geloso (nel

De–

litto perfetto)]

A meno die quello non debba discen–

dere dal ruolo ambizioso di accusatore a quello più

facile ma tanto meno seducente di un caso qualunque,

come tant i a l t r i , come questi u l t imi , appqnto. Al lora

avrebbe ragione Moravia, conseguente a sè stesso uel-

f infilare t u t t i questi innumerevoli

casi :

d i quel tale

affamato che vede nella moglie e nei figli una famiglia

di lupi ,

{Ladri in Chiesa) o

di quell'altro costretto a

truffare uno più affamato di l u i

{Romolo e Remo),

o

di quel giovanotto ridotto alla disperazione dalla vo–

glia di un paio d i scarpe! Ma i l guaio è che a chiedersi

ragione di questi pur i

casi,

è là, Moravia pronto a

rispondere : «

Così tutti hanno ragione e il torto non

ce l'ha nessuno ; e dalla ragione nasce la morte

». Ed

ecco che cosi... per caso, proprio chi aveva l'aria di

divertirsi intorno .a certi casi della vi ta, t i ra fuori con

un insospettato rigore logico la loro chiave di vol ta:

ha ragione chi si difende dall'assalto dell'affamato, e

ha ragione chi ha fame. Ora però si direbbe che quel

difetto di

storia

cui s'accennava poc'anzi non sia più

frutto di beata ignoranza; sembra in ultima analisi

che questo sordido e ottuso sottoproletariato sia nelle

mani di Moravia qualcosa di più di un pretesto a l

cantafavola : la cui voce anonima tanto più si fa eva–

siva tanto più diventa allusiva d i una morale che i n–

vano amerebbe spersonalizzarsi e farsi sorniona e

pacifista. Poiché è così vecchia e scontata che per

quanto si travesta e faccia i l verso al neorealismo, si

fa riconoscere al fiato grosso. E questo è i l peggio:

che ne escono delle ben povere cos'è, anche se ci si

inette d'impegno un artista dotato come Moravia.

MARIA T ERE S A LÀNZÀ DE LATJRENTI I S

Cantare delie gesta di Igor. Epopea russa del

X I I

secolo.

A cura di Renato Poggioli. Torino, Einaudi,

1954.

Pagg.

180,

L .

1500.

'-'if

:

,

r

Nella .nuova Collana dei poeti tradotti col testo a

fronte l'editore Einaudi ci ha dato un'opera preziosis–

sima per la comprensione delle origini della civiltà

russa : 11

Cantare -delle gesta di Igor, Epopea russa del

X I I

secolo,

a cura d i Renato Poggioli.

Una traduzione italiana

,

di quest'epopea, leggibile e

comprensibile, non s'era mai avuta. Mo l t i anni addie–

tro, Domenico Ciampoli, che per varie ragioni può

essere considerato un benemerito della diffusione della

letteratura russa i n Ital ia, ci aveva dato una versione

del

Cantare

che, come giustamente ha detto i l Poggioli

«appar t i ene alla preistoria della slavistica i t a l i ana» .

Tale versione, infat t i , non era stata condotta sul l 'ori–

ginale e quindi «risultava essere di dubbio valore.

Vale la pena di riferire alcune notizie fondamentali

intorno alla varia fortuna del

Cantare.

I l fatto storico,

di cui l'anonimo poeta parla

;

risale al

1185,

quando i l

principe Igor, .sovrano della signoria russa di Novgorod-

Seversk, guidò un gruppo d i armati i n una spedizione

contro i Cutnani, tribù di origine turco-tartara giunte

dall 'Asia e stabilitesi nelle steppe della Russia meri–

dionale nel sec. X I . Igor, sconfitto sul campo, vien

fatto prigioniero; ma i n seguito riesce a fuggire e a

tornare tra ,i suoi. Ciò è raccontato anche da un'antica

cronaca russa detta Ipaziana dal monastero di S. Ip-

pazio, la quale narra altresì che Igor conchiuse la pace

celebrando le nozze di Vladimir , suo erede, con la

figlia: d'uno dei condottieri nemici. E ' probabile (ciò

viene riaffermato anche dal Poggioli) che i n tale occa–

sione un ignoto poeta abbia composto un canto epico,

tramandatoci dalla tradizione, che oggi riconosciamo

col t i tolo di

Slovo

0

polku Igoreve.

I l Poggioli, nella su,a lunga introduzione, ci ha for–

nito un'apprezzabile analisi della materia del

Cantare;

ma, salvo accenni generici, ha trascurato di darci un

quadro del tempo cui l'opera fa riferimento, e non

ha sufficientemente messo i n luce i l valore enorme

che essa ha per la comprensione della civiltà kieviana.

Non dimentichiamo che i l poeta anonimo era uomo

di vasta cultura, conosceva g l i

scaldi

nordici, la let–

teratura greca e la cultura orientale. Tutte le pub–

blicazioni sovietiche sull'argomento non vengono af–

fatto prese i n considerazione dal Poggioli, mentre un

esame dì esse era indispensabile e

.

avrebbe dato materia

per uno studio più valido.

Tra le pubblicazioni sovietiche citiamo la

Storia della

letteratura russa antica

di N . K, Gudzij dove l o

Slovo

è definito come « un atto d'intervento del poeta-citta–

dino in avvenimenti che nella sua coscienza potevano

essere fatali per la terra russa »

(1)

e dove è richiamato

anche un prezioso giudizio d i Marx, i l quale in una

lettera a Engels del

5

marzo

1856,

a proposito di alcuni

passi dello

Slovo

contenuti

nelVHistoire de la langue

et de la littérature des SJaves,

dell'Eichhoff, edita a

Parigi nel

1839,

scriveva: « La

pointe

della poesia è

un ammonimento a l l ' uni t à per a principi russi, imme–

diatamente prima dell'irruzione delle vere e proprie

bande mongoliche... »

(21).

Indispensabili sono, inoltre,

g l i scri t t i dell'accademico Orlov ripubblicati a Mosca

nel

1946,

che i l Poggioli ci taselo di sfuggita.\Lo stesso

si deve dire del grande

Sbornik

(raccolta) d i s a gg i e

articoli pubblicati sotto la direzione d i Adrianova-Perets

a cura dell'Accademia delle Scienze dell'URSS nel

1950,

dove sono apparsi i due lavori del Likhaciov su

L'orizzonte storico e politico dell'autore dello Slovo

0

polku Igoreve

e sulle

Fonti orali del sistema, artistico

dello Slovo.

Nè si possono ignorare gl i

Studi di storia

della lingua letteraria russa del periodo antico

dell'Ob-

norski, pubblicati a Mosca-Leningrado nel

1946.

Quanto allo stile della traduzione, c'è da rilevare che

i n luogo di certe forme piuttosto ricercate avremmo pre–

ferito una lingua che tenesse conto delle esigenze del

lettore d'oggi. Una certa ricercatezza letteraria ha fatto

si che i n qualche passo non fosse appieno rispettata

quella fedeltà ' particolarmente necessaria alla tradu–

zione d i un testo antico. I l Poggioli comprenderà be–

nissimo a cosa vogliamo riferirci quando diciamo « fe–

del tà ». D'al tra parte, siamo consapevoli delle grosse

difficoltà d'interpretazione cui è andato incontro i l tra–

duttore, i l quale i n generale ha realizzato bene i l suo

lavoro. Cosicché passiamo gustare passi di grande forza

poetica come l'avanzata di Igor verso i l Don (pagi–

ne

105-107),

Ì successi inizial i dei russi (pagg.

109-111),

l'accerchiamento del campo russo e le prodezze di Vse-

volod (pagg.

117-119),

dove ci troviamo di fronte a

una poesia che tocca vette omeriche. Bellissima e piena

di profondo pensiero la parte dello

Slovo

dove s i parla

della rovina (pag.

121),

della discordia dei principi

(pag.

127),

del compianto per la disfatta (pag,

131),

e dove i l poeta fa appello ai principi russi perchè "ac–

corrano i n aiuto d i Igor e, rivolgendosi a Ritirile e a

David, gr ida: «Mont a t e o signori, sulle staffe d'oro,

per l'onta del tempo presente, per la terra di Russia,

per le piaghe di Igor, i l fiero figlio di Svjatoslav! ».

Di grande delicatezza è i l lamento di Jarosìavna, con–

sorte d i Igor, che raggiunge una perfezione davvero

eccezionale in strofe come questa : « Fino a me, o si–

gnore, culla i l mio sposo sui flutti, che io non mandi

al mattino lacrime a l u i verso i l mare ».

I l

Cantare,

i n a l t r i paesi e i n particolare negli Stati

Uni t i , ha conquistato grande popolari tà e ha suscitato

enorme interesse non soltanto tra i l pubblico degli stu–

diosi e degli specialisti. Lo stesso auguriamo alla pre–

sente edizione italiana che, tra l 'al tro, invi ta alla let–

tura per la magnìfica veste editoriale,

G I U S E P P E MARIANO

il

-JP

N

-

K

-

G u D Z T

L Storta

della letteratura russa antica.

Mosca,

1950. pag:. 122, ed. rus sa .

(2)

Carteggio Marx-Engels,

voi I I . Roma , Ri na s c i t a , 1950,

pag. 403.

I