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R I N A S C I T A

Cronache del mese

(Dal 10 settembre al 20 ottobre)

Situazione internazionale

1,

I T A L I A :

F i rma dell'accordo per Trieste. — 2.

EUROPA OCC I DEN –

T A L E :

Ed e n propone u n a soluzione di ricambio al la C E D -

Accordi di Londra - L'Uni one Soviet ica per l a ripresa del la

Conferenza di Ber l ino. — 3,

GERMAN I A :

Adenauer I n di ff icol tà -

El ez i on i ne l la R D T ,

4 . GRAN BRETAGNA:

Congressi labur i s ta e

conservatore - I portual i i n sciopero. — 5. ONU : L ' UR S S accetta

11 plano franco-br i tanni co per

11

disarmo.

6.

SCANDINAVIA:

E l e –

z ioni i n Svezia - Nuovo governo i n F i n l and i a - L a Dan imarca e

l a Norvegia non aderiscono al patto di Bruxel les .

v.

AU S TR I A :

Successo socialdemocratico nel le elezioni provincial i . — 8.

B A L –

CAN I :

Col loqui turco-germani c i a Bonn . — 9.

MEDIO O R I E N T E :

Cruent e repressioni ne l l ' I ran - Si tuazione cr i t i ca i n L i b i a -

L'Eg i t to firma l'accordo per Suez - A t t i v i t à diplomat ica del Pr e –

mi er iracheno - I par t i t i progressisti s i affermano nelle elezioni

I n S i r i a - Inc i dent i i n Gi ordan i a .

10.

I ND I A :

Viaggio di Nehru

I n B i rman i a , I n Indoc ina e i n C i n a - L a Fr an c i a rest i tuisce gl i

ul t imi possediment i a l l ' Indi a . — 11.

V I E T N AM :

Grave cr i s i nel

Sud - Ho Ch i Mi n ent ra i n Hanoi . — 12.

G I AP PONE :

Molotov per

un trat tato di pace nipponico - Viaggio di Yosh i da I n Europa . —

13.

C I N A :

F i rma di nuov i accordi russo-cines i - I l governo di

Pechino protesta a l l 'ONU contro gl i a t t acch i di Cl ang K a l -

scek.

14. AMER I CA LAT I NA :

Stato d'assedio i n Ci l e - El ez i on i

i n Bras i le, nel l 'Honduras e ne l Gua t ema l a .

i- — Dopo anni di aspre polemiche e di logorante ten–

sione, il 5 ottobre, il governo italiano e quello jugoslavo

decidevano di porre fine alla controversia per Trieste sot–

toscrivendo a Londra un cosiddetto « memorandum d'in–

tesa ». Con questo accordo veniva praticamente compiuta

la spartizione del TI /T, anche se formalmente si mante–

neva la situazione di diritto originata dal trattato di pace,

per quanto si riferisce alla sovranità dell'ONU su quel

territorio.

L'accordo, faticosamente raggiùnto, non veniva accolto

con lo stesso favore nei due paesi direttamente interessati.

Per la Jugoslavia esso costituiva, infatti, come riconosceva

il presidente Tito, il 6 ottobre, in un discorso a Serajevo,

una soluzione soddisfacente. Per l'Italia, invece, come

ebbe a dichiarare lo stesso governo, rappresentava un

doloroso sacrificio. E doloroso particolarmente risultò quel

sacrificio ai nuovi profughi che venivano ad aggiungersi

a quelli istriani e, in generale, all'opinione pubblica ita–

liana, la quale, pur riconoscendo la necessità di una solu–

zione concordata, ravvisò in quel compromesso la peg–

giore sistemazione della controversia. Pertanto al Senato

prima (8 ottobre) e alla Camera in seguito ( IQ ottobre),

il governo riusciva a fatica, ponendo la questione di fidu–

cia, a far approvare, con il più esiguo scarto di voti, quel

memorandum d'intesa che consacrava l'impopolare solu–

zione del problema triestino.

Sul piano internazionale, invece, l'accordo italo-jugoslavo,

in quanto raggiunto mediante negoziati diretti tra le due

parti interessate, veniva giudicato dall'Unione Sovietica,

il 13 ottobre, quale elemento atto a contribuire alla ridu–

zione della tensione in quel settore europeo.

2. — Primo fra tutti i governi delle potenze occìdeutali

a riaversi dal colpo causato dal crollo della CED è stato,

quello di Londra il quale, dopo aver proposto di con–

vocare nna conferenza per cercare una soluzione di ri–

cambio, si è prodigato, con il suo ministro degli Esteri,

a convincere gli altri ex firmatari del trattato bocciato

ad accettare il piano del

Foreign

Office.

Questo piano,

illustrato personalmente da Eden ai tre ministri del Be-

nelux l 'u settembre a Bruxelles, poi al cancelliere Ade–

nauer il 12 settembre a Bonn, quindi a Sceiba e a Piccioni

il 13 settembre a Roma ed infine a Mendès-France il 15 e

il 16 settembre a Parigi, consisteva, come si venne subito

a sapere, nella riesumazione del trattato di Bruxelles del

1948, opportunamente aggiornato per poter assolvere alla

funzione un tempo attribuita alla CED. In sostanza la

Gran Bretagna suggeriva l'inclusione della Repubblica

federale tedesca sia nella NATO (per sviluppare la potenza

militare iu armonia con la strategia dell'Occidente), sia,

come si è detto, nel quadro dell

1

* Unione occidentale »

di Bruxelles (per limitare e controllare lo sviluppo del

potenziale militare, in modo da non compromettere l'equi–

librio in Occidente a danno della Francia).

Accettata in linea di massima dagli ex aderenti alla CED

la proposta britannica, non restava che da convincere gli

Stati Uniti. Ma anche questo ultimo ostacolo veniva su–

perato il 18 settembre dal segretario di Stato americano

Foster Dulles che, giunto precipitosamente in Europa, si

incontrava con Adenauer a Bonn e subito dopo con Eden

e Churchill a Londra. Nel corso di questi colloqui, il rap–

presentante degli Stati Uniti doveva persuadersi che la

polìtica oltranzista aveva oramai fatto il suo tempo e che,

dopo il fallimento della CED, non si poteva più insistere

in un atteggiamento di sfida verso l'opinione pubblica

europea senza provocare una inevitabile rottura nello schie–

ramento atlantico. Perciò, con evindente amarezza, il se–

gretario di Stato americano si vedeva costretto ad acco–

darsi all'iniziativa britannica.

La Conferenza di Londra non faceva quindi che con–

sacrare in un documento finale quell'accordo di principio,

che già poteva dirsi acquisito sin da quando il piano pro–

posto da Eden era stato da tutti accettato.

Naturalmente, per sgombrare il terreno dai non pochi

intralci, il governo britannico doveva in primo luogo

tener conto di una delle obiezioni sollevate dal Parlamento

francese. Occorreva cioè assicurare alla Francia la pre–

senza e la permanenza delle quattro divisioni inglesi sul

continente europeo, allo scopo di fare da contrappeso alla

superiorità militare tedesca, nel quadro del nuovo patto

sostitutivo della CED. Ma per poter giocare questa carta

decisiva agli effetti dell'esito della Conferenza di Londra,

10 stesso Eden aveva bisogno di poter impegnare la Gran

Bretagna anche nell'eventualità di una caduta dell'attuale

governo conservatore, in seguito alle prossime elezioni.

Occorreva, perciò, ìl consenso dei laburisti. Ora, proprio

in quei giorni si riuniva a Scarborough il Congresso del

« Labour Party

che doveva pronunciarsi sul problema

del riarmo tedesco. E quel congresso, grazie all'abilità ma–

novriera del

leader

del partito, Attlee, approvava, il 28 set–

tembre, una risoluzione con la quale si accettava, sia pur

con la più esigua maggioranza (3.270.000 voti favorevoli

contro 3.022.000 contrari) e con la formulazione più vaga,

11

principio di un riarmo tedesco.

Superata questa difficoltà, il ministro Eden poteva, nel

momento più critico della conferenza apertasi a Londra

il 28 settembre, annunciare la « storica decisione » di non

ritirare le forze armate attualmente di stanza in Germa–

nia, fino al 1998 se non con il consenso della maggioranza

dei paesi aderenti al patto di Bruxelles, .esteso alla Ger–

mania e all'Italia. La Conferenza di Londra, dopo una

serie di alterne vicende e di drammatici contrasti, poteva

così concludersi ìl 3 ottobre, riaffermando, in un atto finale

in sei punti le basi del nuovo accordo raggiunto tra gli

occidentali. Tali basi sono : 1) per quanto si riferisce alla

Germania, le tre potenze occidentali decidono di porre

termine al regime di occupazione e di sopprimere l'Alta

Commissione alleata esistente nella Repubblica federale

tedesca; 2) per quanto si riferisce al patto di Bruxelles,

si decide che esso venga rafforzato ed esteso con la parte–

cipazione della Germania occidentale e dell'Italia; 3) per

quanto si riferisce alle due potenze anglo-sassoni, l'In–

ghilterra si impegna in modo molto elastico a non ritirare

le quattro divisioni di stanza in Europa, e gli Stati Uniti

a continuare i loro aiuti militari; 4) per quanto si riferisce

al patto Atlantico, si decide l'ammissione della Germania

nella NATO; 5) "per quanto si riferisce alla politica del

governo di Bonn, si accetta come garanzia sufficiente la

dichiarazione unilaterale del cancelliere Adenauer di non

ricorrere alla forza per unificare la Germania o per ret–

tificarne le frontiere; 6) infine, per quanto si riferisce alla

procedura, si stabilisce di convocare un'altra conferenza

per il

22

ottobre a Parigi, allo scopo di fissare in una serie

di protocolli, i principi dell'accordo raggiunto.

Subito dopo la Conferenza di Londra, Mendès-France

presentava all'Assemblea nazionale francese i risultati con–

seguiti, chiedendo il consenso del Parlamento a proseguire

sulla via intrapresa. Ma di fronte alla resistenza incon–

trata, il presidente del Consiglio si vedeva costretto a

porre la questione di fiducia, dando contemporaneamente

assicurazione della sua buona volontà di persistere nella

ricerca di una intesa con l'Unione Sovietica per risolvere

attraverso i negoziati, la questione

tedesca

e quella della

sicurezza europea. Con un margine inferiore al consueto,

il governo francese il 12 ottobre otteneva quella maggio-