

rappresentazioni del teatro d i bambini devono agire sugl i adul t i come una
istanza autenticamente morale. Non v i è spazio pe r u n pubbl ico i n posi-
zione d i superiorità rispetto al teatro d i bambini. Chi non è ancora comple-
tamente istupidi to forse s i vergognerà.
Ma anche questo non porta avanti. I l teatro proletario d i bambini esige
in modo assoluto, pe r agire fruttuosamente, u n col let t ivo come pubbl ico.
In una parola: l a classe. E d'al tra parte soltanto l a classe operaia possiede
un organo infal l ibi le per fare esistere i collettivi. Tal i collettivi sono le assem-
blee popolari, l 'armata, l a fabbrica. Un col lett ivo d i questo genere è però
anche i l bambino. Ed è privi legio del la classe operaia avere occhi apertis-
simi pe r i l col lett ivo de i bambini , che non può ma i essere scor to dal la
borghesia. Questo col lettivo non i rradia soltanto le forze più potenti, ma le
più at tual i . L'at tual i tà de l formare e dell 'atteggiarsi infant i le è d i f a t t o
irraggiunto. (Rimandiamo al le note esposizioni de i p i ù recent i disegni i n-
fanti l i).
La l iquidazione del la "personal i tà morale" i n c h i di r ige rende l ibere
enormi forze p e r i l vero e propr i o genio dell'educazione: l'osservazione.
Soltanto essa è i l cuore dell'amore non sentimentale. Ogni amore educativo
al quale, nei nove decimi d i t u t t i i casi d i presunto sapere e volere l'osser-
vazione del la v i ta infant i le stessa non togl ie coraggio e voglia, non serve a
nulla. Esso è sentimentale e presuntuoso. Per l'osservazione però — e solo
qui comincia l'educazione — ogni azione e gesto infant i le diventa u n se-
gnale. Non tanto, come piace al lo psicologo, segnale dell'inconscio, del le la-
tenze, rimozioni, censure, ma segnale da un mondo i n cu i i l bambino vive
e comanda. La nuova conoscenza del bambino che s i è formata nei ci rcol i
russi d i bambini ha portato al principio: i l bambino vive nel suo mondo da
dittatore. Perciò una " teor ia de i segnali" non è af fat to un modo d i di re.
•Quasi ogni gesto infant i le è comando e segnale i n u n mondo, su l quale
soltanto d i rado uomini geniali hanno gettato uno sguardo. Pr imo f ra tut t i ,
Jean Paul.
E' compito d i chi dirige liberare i segnali infant i l i dal pericoloso regno
incantato del la pura fantasia e por tar l i a esecuzione ne i material i. Questo
si f a nel le diverse sezioni. No i sappiamo — per parlare soltanto del la pi t -
tura — che l'essenziale anche i n questa forma d i att ivi tà infanti le è i l gesto.
Konrad Fiedler ha per pr imo mostrato, nei suoi Scr i t t i sull'arte, che i l pi t -
tore non è un uomo che vede i n modo più naturale, più poetico o p i ù esta-
tico delle al tre persone. Piuttosto, è un uomo che osserva più da vicino con
la mano l à dove l'occhio s i arresta, che traduce l'innervazione recettiva dei
muscoli del la vista i n innervazione creativa del la mano. Ogni gesto infan-
tile è un'innervazione creativa i n esatta connessione con quel la recettiva.
Lo svi luppo d i quest i gesti infant i l i nel le varie forme d i espressione — l a
confezione d i accessori, l a pi t tura, l a recitazione, l a musica, l a danza, l ' im-
provvisazione — spetta al le di fferent i sezioni.
In esse t u t t e , l ' improvvisazione r imane centrale; poi chè i n f i n d e i
conti l a rappresentazione è soltanto l a loro sintesi improvvisata. L' improv-
visazione domina; essa è l a disposizione da cui emergono i segnali, i gesti
che segnalano. E l a rappresentazionie o teatro deve appunto perciò essere
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