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L'azione di ret ta s i concentrerà i n pr imo luogo su Berl ino occidentale e

Amburgo, e in essa si rivelerà anche i l carattere profondamente diverso che la

violenza assume ne l l e met ropol i al tamente industrializzate, a di fferenza

dal Terzo Mondo.

Un Ky, un Branco, un Duvalier, l o scià e a l t r i ancora possono venire

odiati dal la gente. I l popolo deve organizzare una inesorabile lot ta mi l i tare

contro i di t tator i o i fantocci, deve mettere i n at to attentati, f a r ricorso

al terrore rivoluzionario contro gl i oppressori e i loro servi.

Da noi nelle metropol i la situazione è sostanzialmente diversa: i nost r i

signori al vertice sono assolutamente intercambiabili, possono essere sostituiti

in ogni istante da altre maschere burocratiche. Non possiamo neppure odiarli,

essi sono pr igionier i e vi t t ime del la macchina repressiva. At tentat i cont ro

Kiesinger, Strauss o Albertz sarebbero disumani o controrivoluzionari.

La nostra violenza cont ro l 'apparato disumano del lo stato, cont ro g l i

strumenti di manipolazione, è i l r i f iuto organizzato. Con i nostri corpi disar-

mati, con l a nostra intelligenza formata c i contrapponiamo al le par t i p i ù

disumane del meccanismo, non stiamo più al suo gioco, interveniamo invece

coscientemente e direttamente nel la nost ra stor ia; r iusci remo a fermare,

anche se per un solo giorno, le ruote d i pregiudizi, delle mezze veri tà e dei

resoconti sugl i assassinii

[ s i allude al le azioni dirette contro Springer].

Ma

quale lezione ed esperienza sensibile ciò sarebbe per noi, per la popolazione,

per le forme di lotta dell'opposizione radicale nelle metropoli. Giornali propri,

volantini di ffusi i n gran numero informeranno al lora le masse.

La mobilitazione d i tut te le forze repressive contro d i noi è certa, ma

essa non v a neppure sopravvalutata... E ' chiaro, bloccando i giornal i d i

Springer colpiamo un nervo vi tale d i questa società: l a dominazione fun-

zionale del le masse tenute i n stato d i soggezione e d i sofferente passività.

I l conf l i t to t r a le forze antiautoritarie e le oligarchie burocratiche toccherà

un l ivel lo qualitativamente nuovo. Proveremo nuovamente l ' impotenza de l

potere statale, dopo l 'universi tà l o toccheremo pe r l a pr ima vol ta i n u n

punto importante nel la società — provando i n tal modo sempre più chiara-

mente i l doppio potere che s i sta delineando i n questa ci ttà.

Gli apparati e le istituzioni statali e sociali, come la burocrazia, la polizia,

la giustizia, le scuole, le università e le fabbriche possono e debbono veni r

scosse profondamente attraverso una pressione sempre crescente.

Punto d'avvio d i queste riflessioni è che la « presa del potere pol it ico »

da parte d i un gruppo, d i una cricca o anche d i una classe specifica non

costituisce più una possibilità reale nella fase attuale dello sviluppo sociale.

I l processo del la

rivoluzione organizzata de l r i f i u t o è

u n tendenziale

collasso degl i apparati costituiti, percepibile agl i uomini e causato da essi.

Le masse coscientemente attive riconosceranno finalmente nelle proprie forze

le forze socialmente operanti e nel corso della loro lot ta che si farà sempre

più cosciente perderanno l a loro minor i tà e l a loro apoliticità.

' A l collasso del sistema d i istituzioni costituito — realizzato nel corso d i

un processo — deve accompagnarsi in parallelità dialettica la costruzione d i

owanizzazioni autonome nuove, più umane, e ciò i n tut t i gl i ambiti.

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