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Un gigantesco sistema d i manipolazioni serve a evi tare giorno dopo

giorno nelle fabbriche l'associazione dei produttori , l'appropriazione univer-

sale delle forze produttive e i l loro impiego emancipatorio per l o svi luppo

onnilaterale degli individui. L'espropriazione delle fabbriche da parte dei pro-

duttori, la pratica del controllo della produzione e la democrazia dei produt-

tori sarebbero possibi l i dal l 'oggi a l domani. Tu t t e l e condizioni mater ial i

per la, realizzazione d i un nuovo ordine sociale sono date, ma propr io nelle

fabbriche manca la coscienza sociale. Marx e Lenin non hanno p i ù ragione

quando partono dal presupposto che l a fabbrica rappresenta l a condizione

sociologica per l a possibilità d i una lot ta d i classe coronata da successo,

della organizzazione e del la presa d i coscienza del le masse de i produttori .

Gli operai, e più precisamente gl i individui che producono, oggi vengono piut-

tosto isolati e atomizzati; in pr imo luogo sono politicizzabili all'esterno del la

fabbrica.

« I singol i individui costituitiscono una classe solo nel la misura i n cu i

debbono condurre una l o t t a comune cont ro un'al t ra classe. Pe r i l resto

essi s i contrappongono g l i u n i ag l i a l t r i ne l l a concorrenza » ( Ideologia

tedesca). I l proletariato come frazione de l campo rivoluzionario è ancora

latente, deve ancora costituirsi nella lot ta contro lo stato. Evi t iamo i n ogni

caso d i soggiacere a una metafisica del proletariato, i n t a l caso f ini remmo

col non vedere i l bosco a causa dei t roppi alberi... Senza i l lusioni e senza

scetticismo dobbiamo approfondire le contraddizioni nei più differenti ambi t i

della società (scuola, scuola professionale, universi tà, se t t or i produt t i v i

stagnanti ecc.), dobbiamo strappare settori e frazioni al la total i tà repressiva

del sistema istituzionale e conquistarli al campo antiautoritario rivoluzionario.

La lunga marcia attraverso le istituzioni è l'utilizzazione sovversiva delle con-

traddizioni e delle possibilità interne ed esterne all'apparato statale sociale

complessivo, al f ine d i distruggerlo nel corso d i un lungo processo.

A questo f ine è necessario anche che g l i student i-produttori compren-

dano spontaneamente i l « nesso t r a educazione e produzione materiale))

come problema loro proprio e riconoscano la profonda contraddizione storica

che esiste t ra produzione intellettuale e materiale come suprema forza pro-

duttiva dei dominanti. Nel nostro progetto d i r i forma universitaria non do-

vrebbe mancare: nessuna conclusione degl i studi senza aver lavorato sei

mesi i n una fabbrica. I signori a l vertice s i meraviglieranno...

L'AZIONE DIRETTA

In questo articolo, apparso i l 12 giugno 1967 su «Oberbaumblatt» a f i rma

R. S., viene delineato un quadro mol to vivace di ciò che è da intendersi con

la formula

dell'azione diretta.

I n tut te le proposte, anche quel le d i natura

più immediata e apparentemente ingenua, è innestata una componente

che potremmo def inire d i « utopia operante ». I n un suo scr i t to Dutschke

ha osservato: «Tu t t o i l movimento d i emancipazione at tuale è inf iciato

dal fat to di non essere riuscito a delineare i l quadro d i un'utopia concreta.

I l farlo è uno dei compiti più importanti della teoria critica, proprio ora, nel

lungo, lunghissimo e complicato periodo d i transizione, caratterizzato dal la

lotta contro l 'ordine esistente ». Lo scri tto che r iport iamo rivela uno sforzo

cosciente i n questa direzione.

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