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LIZZADRI
Abbiamo cercato invano di riscaldare l'ambi ente con un nostro
ottimismo ragionato. Tempo sprecato. S'ispira11ano tutti al
gran Lama della delegazione italiana, marchese Soragna, che
basta guardare per aver freddo. Dicono che a Palazzo Chigi
ci sia ancora troppa muffa. Non lo so, ma comprendo che
vecchi diplomatici, abituati a misurare un atto o una parola,
difficilmente si rendano conto che esiste una Federazion e Sin–
dacale Mondiale con
75
milioni di organizzati, che potrà dire
in
date circostanze una parola decisiva,
più
accreditata di
quella dei governi stessi.
Per prima cosa, arrivati a Parigi, noi abbiamo preso con–
tatto con questa grande organizzazione
e
col suo segretar io,
Louis Saillant, che
è
anche capo della resistenza francese.
Nostro obiettivo immediato fu di chiedere la solidarietà
dei lavorat ori degli altri paesi
i
quali già lo scorso anno, am–
mettendoci nella direzione della F.S.M. e nel B.I.T., avevano
dimostrato di associarsi al nostro obiettivo tendente a sottrarre
il popolo italiano daHe responsabilità dei crimini fascisti. L'im–
presa
è
risultata più difficile di quanto si credeva peréhè nu11a
era stato t~ntato per crea~e tra i delegati stranieri della confe–
renza, un'atm osfera favorevole all'Italia.
La
carta buona, quella della guerra partigiana e del con–
tributo operaio, era stata appena accennata. Nessuna prepaia–
zionc propagandistica per la nostra causa, mentre
i
muri di
Parigi erano tappezzati di manifesti per la resistenza iugoslava
e i giornali fran cesi csaltavafto quoÙdianàmente la lotta di que–
sto paese.
La
resistenza italiana, che ha dato alla causa comune un
c::>ntributo di sangue e di
~cri6.cinOn ·inferiore a quello di
altri paesi, era !iCOnosciuta alla maggior parte dei delegati
stranieri al punto che le cifre delle._n~tre perdite erano accolte
sf)esso con sorrisi di benèvola condiscendenT.a.
Ir
Presid ente