Acpol notizie - Anno II - n. 7 - Maggio 1970

Biblioteca G.ino Bianco I ..

QUADERNI DELAL'CPOL N.1 CONTEST A'ZIONE SOCIALE E MOVIMENTO OPERAIO Gli Atti del Convegno di Studio organizzato del1' ACPOL a Milano dal 26 al 28 Settembre 1969 su tale tema sono stati pubblicati sul 1° numero di "Quaderni dell' ACPOL". Chiunque desideri ricevere copia della pubblicazione può far richiesta all' ACPOL, Via di Torre Argentina, 21-00186 ROMA. 11 Volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMARIO 11 0uaderni dell'ACPOL n° 1" Livio Labor: Sig·nificato e prospettive dei conflitti sociali in corso. Gruppi di lavoro su: Strategia çella contestazione sociale (F. Indovina); Crisi e prospettive della sinistra (E. Ranci Ortigosa); Sindacato e lotte operaie (G. Sciavi). Riccardo Lombardi: Sinistra italiana e tendenze del capitalismo. Interventi di: Sergio Sacchetti, Pietro lchino, Gino Rocchi, Corrado Clini, Lucio Magri, Gino Petrina, Fabrizio Cicchitto, Beppe· Gatti, Roberto Villetti, Vittorio Orilia, Mario Vagnozzi, Luigi Covatta, Ivo Sull_am, Antonio Ceravolo, Claudio Signorile, Enzo Bartocci, Pietro Ingrao, Luciano Benadusi, Antonio Fontana. Bib11otecaGino Bianco QUADERNI DELL'ACPOL N.2 LE REGIONI DI FRONTE ALLA CRISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO E' il tema su cui si è tenuto a Roma dal 25 al 27 novembre 1969 un Convegno Nazionale di Studio organizzato dall'ACPOL. Sono disponibili gli Atti del Convegno. Chiùnque desideri ricevere copia del la pubblicazione, può farne richiesta all'ACPOL, Via di Torre Argentina, 21 - 00186 ROMA. 11 volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMARIO Quaderni dell'ACPOL n° 2 Introduzione di Riccardo Lombardi. Ercole Bonacina: Le Regioni di fronte alla crisi del sistema politico italiano. Franco Bassanini: Rapporti e tensioni tra Regioni e Stato. Antonio Gori: 11 problema politico e tecnico delle finanze regionali. Francesco Indovina: Le forze sociaIi e l'uso del l'ente regionale. Conclusioni di Livio Labor; "- .

Per evitare carenze nel . serv1z10 di spedizione di ACPOL · - NOTIZIE, preghiamo tutti coloro che sottoscrivono l'abbonamento a mezzo conto corrente, di indicare chiaramente l'indirizzo. Esortiamo inoltre _tutti gli abbonati a segnalarci, ripetendo gli indirizzi esatti, eventuali disguidi e ritardi, per consentirci di eliminare le cause. ACPOL N'OTIZIE - Periodico mensile dell'associazione di Cultura _Politica - A.C.POL : Direzione - Redazione - Amministrazione 00186 Roma, Via di Torre Argentina, 21 - Tel. 652.225 - Direttore: Antonio Fontana - direttore responsabile: Sandro Sabbatini - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 13052 del 29-10-1969 - Stampatore Nov. IGI, 00158 Roma, Via della Stellaria, 14 - Spedizione in abbonamento postale gruppo 111- 70 'if -Anno Il - Maggio 1970 - n° 7 BibliotecaGino Bianco • so-mmar10 • Verso una nuova fase dell'ACPOL . ■ Al di là del blocco d'ordine L. Labor ·• Regioni: Un ·problema politico, non amministrativo A. Fontana I. Puleo ■ Il perchè di una rinuncia R. Porretti - · · ■ ·stop Vietnam. • Democrazia e socialismo. . 11Manifesto . . di tre S~ienziati s_ovietici • Notizie in breve Direttore Antonio Fontana Direttore Responsabile Sandro Sàbbatini . pag. 2 pag. 3 pag. 6 pag. 11 pag. 14 pag. 15 pag. 22 1

VERSUONANUOVFA SDEELArCPOL 11 Comitato Promotore del I'ACPOL, allargato ai militanti promotori delle diverse regioni, riunitosi il 25/26 Aprile_ 1970 per esaminare e dibattere gli sviluppi dell'Associazione in rapporto alla situazione politica del Paese, constata che 1) la spinta sociale determinatasi in questi anni coinvolgendo strati sempre più larghi di lavoratori, studenti, tecnici ed intellettuali, ha. trovato positiva conferma ed anzi più incisiva e matura espressione nelle lotte dell'autunno; 2) la classe operaia ha portato avanti queste lotte partendo non semplicemente dalla intollerabilità della condizione materiale in rapporto allo sviluppo pro- . duttivo, ma dalla percezione dello sfruttamento, del modo in cui viene organizzato il lavoro, dell'uso che il padrone fa de Ila forza lavoro, ponendo cioè in concreto, al di là di obiettivi riformistici, il problema del mutamento della attuale struttura del sistema; 3) l'azione 1sindacale ha effettuato un salto di qualità per la sua incisività e per lo sviluppo unitario; la sua maturazione richiede però un processo di chiarificazione e di sviluppo della realtà politica. 4) in mancanza di questa, la reazione data dal sistema con lo sfruttamento delle bombe di Milano, ed espressasi nella ricostituzione del quadripartito, nella repressione poliziesca e giudiziaria, in una politica economica che tende a ricattare la classe operaia con l'aumento dei prezzi e con la minaccia della disoccupazione, non trova oggi adeguata risposta; 5) sempre a livello politico emerge una situazione di transitorietà in cui le forze della sinistra stanno attraversando una fase di profondo travaglio, il cui attuale punto di assestamento è costituito da I fatto 2 ioliotecaGino Bianco· . che esse si dimostrano · più attente a sfruttare in termini di consenso la pressione sociale, che non di aiutarne la sua più compiuta espressione; 6) di fronte a tali sviluppi I'ACPO L stessa deve considerare criticamente la propria esperienza,· superandone le incertezze e i limiti per offrirsi come strumento di interpretazione e di stimolo delle esigenze unitarie dei lavoratori; 7) I'ACPOL deve quindi sperimentare nuove strut- . ture - libere dal burocratismo e dal centralismo - che, dalla base al vertice, assicurino una iniziativa politica permanente: a) con il conseguente approfondimento, stimolo e presa di coscienza culturale e politica per elaborare, a partire da I dibattito di base, una comune politica; b) con esperienze esemplari di lotta politica saldate alle emergenti lotte sindacali e sociali; e) con un intenso lavoro di formazione politica che coinvolga e rafforzi in una comune strategia antiscapitalista militanti disponibili: dai partiti, dai sindacati, dalle forze sociali e culturali. E' a tale scopo indispensabile che le forze interessate allo sviluppo di tale processo partecipino con continuità a t~le impegno, nei modi e con gli strumen.ti che si di mostri no più efficaci per acèelerare la aggregazione dal basso e la omogeneizzazione di un moto e di un indirizzo politico dei lavoratori - che non ha precedenti nel nostro Paese - proteso ad individuare linee qualificanti, spazio e forze traenti della democrazia socialista. Sulla base di tale documento saremo grati ai Comitati Promotori zonali che vorranno inviarci suggerimenti e proposte per le strutture, i metodi e le iniziative dell'ACPOL, che pubblicheremo sui prossimi numeri del Notiziario.

I . I confronti sono -sempre pericolosi e talvolta inutili. Ma in questo caso ritengo che il confronto vada tentato tra due processi che si svolgono in Francia e contemporaneamente in Italia. · Molti attendevano che la C.F .D.T. (Confederazione Francese Democratica dei lavoratori) scoppiasse al suo recente Congresso, svolto a lssy-Les-Moulineaux, . alle porte di Parigi dal 6 al 10 Maggio. La C.F .D.T. non solo non è scoppiata, ma anzi ha consolidato quel processo profondò che da anni ormai coinvolge in Francia le masse dei lavoratori cattolici e socialisti. Nel '64, la C.F.D.T .. è nata per trasformazione dalla vecchia C.. F.T .C., la confederazione francese dei lavoratori .cristiani,· di ispirazione socia I-cristiana tradizionale: nel '70 essa conta 900.000 aderenti e alla ·tradizionale base di militanti cattolici si è aggiunta la. partecipazione omogenea nella lotta da parte di molti militanti socialisti e, dopo i r Maggio '68, da parte di decine di migliaia di gauchistes. Eppure, dopo. un franco dibattito che aveva portato lo stesso segretario generale uscente Eugène Déscamps a definire come "catechismo rivoluzionario." alcuni . degli interventi gauchisti portati alla tribuna · del congresso, i• rapporto di attività da lui presentato è stato approvato col 92 ~~ dei suffragi e cioè con l'appo'ggio delle nuove g_enerazioni impegnate dopo il Maggio nella C.F .D.T. . - . Ciò e tàtito più notevo·1ese si pensa che la relazione di orientamento politico generale presentat,a da Jeanson, il Presidente uscente, è stata approvata col 64,5 ~f dei .voti: sulle lotte della C.F.D.T. c'è stata quasi l'unanimità; sulle prospettive future, quando non era in gioco la fedeltà al movimento Cedetista, le opzioni si sono aperte a scelte più libere, ri~pondenti in parte Biblioteca Gino 81an·co alle diverse esperienze, alle diverse estrazioni educative, alle d_iverseetà dei congressisti . Erano· in gioco l'azione e la teoria di fondo nuova della C.F.D.T.: l'azione ribollente e coraggiosa del Maggio, la teoria tutta da inventare di una nuova società, di una democrazia socialista imperniata su tre pilastri "indissociabili e complementari" che la C.F.D.T. intuisce, ma su cui si è appena aperto il lavoro di ricerca, di elaborazione e di approfondimento. Trattasi della proprietà sociale dei mezzi di produzione, della pianificazione democratica e dell'autogestione operaia nell'impresa. L'autogestione nell'impresa, ne erano coscienti tutti, non è aIle porte in Francia. Ma tale paro la mitica esprime fors_e meglio di altre lo spirito del Maggio francese e significa soprattutto i I rifiuto del la "partecipazione" gollista, cioè il rifiuto dell'integrazione neo-capitalista. Infatti il dibattito è stato molto vivace proprio sulla priorità della conquista del potere per una modifica sostanziale del regime proprietario senza cui, non solo I'autogestiorie ma anche qualsiasi pianificazione de.mocratica si sono sempre rivelati impossibili perchè contradittorie rispetto alla natura stessa del sistema capita Iista. Con questo Congresso, comunque, la C.F.D.T. si inserisce in una nuova strategia socialista di lotta per la rottura e ·il superamento delle strutture capitaliste in Francia e nella cooperazione con le masse e i popoli impegnati per lo stesso obiettivo a livello . mondiale. "L'immaginazione al potere" era ed è una sintesi efficace per comprendere la tensione culturale, morale e politica assai viva nella C.F.D.T.: lo constatava Detraz nel suo discorso di.chiusura quando affermava 3

che la C.F.D.T. non è più ai margini del Movimento Operaio, essa è una nuova forza dinamica protesa verso l'avvenire che non è confiscata da nessun partito. Un tempo si diceva che in Francia non si può fare niente senza la CGT (Confederazione Generale del Lavoro); oggi si dice che non si può fare niente senza la C.F.D.T. "Così il socialismo, ma non quello che agonizza in Cecoslovacchia, è ridiventato una forza viva e un ideale di lotta per tutti i. lavoratori francesi". Per la C.F.D.T. socialismo non è una parola magica, non è una parola mitica, non è solo critica della società capitalista e rifiuto dell'integrazione operaia. Anche su qµesti temi la risoluzione conclusiva è inequivocabile: essaafferma che la politica economica e sociale, avviata da qualche tempo sotto l'etichetta bugiarda della "nuova società", non è altro che l'accelerazione dell'integrazione della Francia nel modo di sviluppo industriale capitalista, caratterizzato da una progressione più rapida dei consumi individuali e la degradazione dell'aggregazione collettiva a carattere sociale in tutto il quadro della vita francese. Di fronte a questa situazione la C.F.D.T. ha indicato una via sindacale di crescita del potere dei lavoratori nelle imprese, protesa ad attuare l'autogestione, ma in un regime proprietario diverso. Quello che colpiva in tutti gli interventi era la coscienza e la tensione politica dei militanti sindacali della C.F.D.T. Coscienza innanzitutto della negatività della società capitalista e della necessità di una nuova società socia Iista: coscienza di dover lavora re per riabilitare ( come sottolinea anche la risoluzione conclusiva) l'azione politica tra i lavoratori, perchè essi come cittadini contribuiscano attivamente alla lotta delle organizzazioni politiche che vogliono costruire una società democratica e socialista. Tutta la ç.F.D.T. farà ogni sforzo per contribuire a rendere possibile l'alternativa politica capace di assicurare i I passaggio verso questa società. La C.F.D.T. sa molto bene che il successo di una azione politica, non può non essere il frutto dell'insieme delle forze socialiste. E tuttavia corisidera che il P.C.F. nòn può pretendere di rappresentare esclusivamente tutte le correnti socialiste. Ecco perchè essa è interessata a ciò che fanno gli uomini e le formazioni esistenti o da creare che prospetteranno l'avvenire del paese in termini di trasformazione fondamentale del la società, pur nel rispetto del le Iibertà democratiche. Anzi la C.F .D.T. dichiara che solo in tale ottica si può favorire l'evoluzione del Partito comunista stesso e accelerare le trasformazioni auspicabili delle stesse s· llotecaGino Bianco forze sociali. Tra l'altro è molto diffusa la convinzione ·che l'ex presidente della C.F.D.T. Jeanson pensi opportuno impegnarsi lui stesso con Objectif 72 che, come è noto, rappresenta una struttura d'incontro tra forze della sinistra politica: partitiche, sindacali, e forze sociali e culturali. Infatti nei giorni stessi del congresso egli dava la sua adesione al comitato di "liaison" che si è riunito per preparare il 11 Incontro sulle prospettive e la strategia della sinistra in Europa, che si terrà a Roma dal 30/10 al 1/11 e.a. sul tema "Nuovi strumenti di organizzazione della classe operaia nella fase attuale dello scontro sociale". Il Nello stesso pedodo il 25 e il 26 Aprile abbiamo tenuto la riunione del nostro Comitato Promotore Nazionale, allargato ad alcuni promotori periferici. Molti sussurravano in merito all'esistenza di dissidi e forse ·speravano la fine prematura dell' ACPO L per impotenza elettorale .... In verità abbiamo tenuto una riunione molto serena, anche se il dibattito è stato lucido e teso; alla base si allarga sempre di più il consenso e l'organizzazione politica: l'eco quotidiana e settimanale, anche se con annotazioni deformanti non manca mai nella stampa centra le e periferica; vengono organizzati alla base .sempre nuovi gruppi di ricerca, di studio e di esperienza politica; la partecipazione di Lombardi, di Armato ed anche di Basso con alcuni suoi amici, il quale ha sviluppato un intervento davvero magistrale sul nuovo tipo di organizzazione della lotta politica, più che mai necessario oggi alla classe operaia nel nostro paese; l'augurio scritto da Donat Cattin, che dalle diverse esperienze, nella volontà politica comune e nella individuazione esatta degli obiettivi sia possibile condurre ed accentuare quella azione di liberazione e di libertà, mancando la quale, tra i grossi blocchi partitici e nel vuoto che la loro condotta contribuisce a creare tra strutture partitiche e statali e la società italiana, il nostro avvenire immediato sarebbe denso di incognite; la diffusione di ACPOLNotizie, ormai in 55.000 copie; la presenza del1'ACPOL a livello nazionale e periferico in tutte le più · importanti lotte del la sinistra: tutto stà invece a dimostrare che godiamo buona salute. La nostra diagnosi della situazione politica è fondata sull'approfondimento delle conseguenze politiche dell'autunno sindacale, degli sbocchi politici che emergevano, dei problemi aperti nell'area del quadripartito e dell'opposizione e del fallimento della cosiddetta area socialista. · Partendo poi dalle ipotesi di Grottaferrata, consta-

tiamo che sia la costruzione di una nuova società del lavoro - alternativa alla società dei consumi in forza di una radicale modifica delle strutture societarie e proprietarie, in sostanza, dei rapporti 'd-i potere politico - sia i passiconcreti necessari per far crescere il processo di autonomia e unità politica dei lavoratori, esigono che I'ACPOL vada al di là dell'"associazione di parcheggio", esigono insomma· una nuova fase, l'inserimento di una nuova marcia nel nostro motore. Qualcuno giudica questa diagnosi eccessivamente statica; altri troppo brutalmente veritiera e giustificata. Quel che è certo è che ci. rendiamo conto tutti che· non è più con i motti, con le parole d'ordine (come ad esempio "ristrutturazione della sinistra") che si può aprire una strada di impegno politico coerente, credibile ed efficace per milioni di lavoratori italiani sinora non impegnati · per la costruzione di Lina democrazia socialista e usati dal blocco moderato e conservatore contro i valori che essi rappresentano, contro i loro ideali politici, contro gli interessi globali dei poveri, degli sfruttati, dei lavoratori. · 11dibattito è servito a renderci sempre più coscienti che, per andare al di là dell'attuale area di parcheggio, · occorre dedicarsi con intelligenza, pazienza e durezza (come dice il nostro comunicato conclusivo): 1) ad elaborare, a partire dal dibattito di base, una comune linea politica; 2) a sperimentare nuove strutture - libere dal buro- . cratismo e dal centralismo - che, dalla baseal vertice, assicurino una iniziativa politica permanente; 3) ad attuare un i~tenso lavoro di formazione po(itica che coinvolga in una comune strategia anti-capitalista i militanti disponibili dei partiti, dei sindacati, delle forze sociali e culturali. · Solo se parteciperemo. tutH con continuità a questo .difficile impegno ..di individuare le linee· politiche comuni, di mettere in piedi le strutture organizzative coerenti e coesive, di formare dei quadri politici che facciano corpo con la nostra lotta potremo accelerare.· un processo. di aggregazione e di omogeneizzazione · dal basso di un movimento e di un indirizzo politico dei lavoratori cqe non ha precedenti nel nostro paese. Ritengo che il ·periodo immediatamente successivo alle elezioni renderà più drammatico e urgente lo sforzo di individuare linee ,qualificanti, spazio e f_orze traenti della democrazia socialista nel nostro paese. Come la C.F.D.T. e Objectif 72 stan.no realizzando in Francia, così anche noi dobbiamo in Italia: . 1) Partecipare allo sforzo di riscoprire i I significato e il valore, i contenuti e i metodi propri, in Italia,. di una democrazia socialista che non possiam9 copiare Bib ioteca Gino Bianco da nessun altra· esperienza. Ciò esige grande serietà scientifica, ma anche inventività e grande immagif)azione creativa, unita al coraggio del rischio in campo aperto. · · · 2) Anche noi dobbiamo enucleare ·e promuovere studi, ricerche, linee di contenuti e metodi politici e sperimentazione di modelli di sviluppo atti a superare il regime proprietario e societario, a realizzare l'autogestione nelle. imprese e nella società, a creare le condizioni di una pianificazione democratica. La pianificazione democratica rappresenta certamente la sintesi politica più imJjortante, purchè essa sia fondata sulla dialettica delle tensioni sindacali e di massa, purchè i suoi obiettivi· siano fissati e stabiliti ·dai lavoratori e sia tesa· così a realizzare sempre maggiore esercizio di potere.politico reale - di libertà e di responsabilità - delle massepopolari. .. 3) Da ultimo occorre preparare quadri .dirigenti, operatori politici, personalità ricche e complete liberate da ogni condizionamento e liberanti; e occorre sperimentare delle strutture che non tradiscano nell'àttivismo · l'ispirazione delle lotte politiche, che saldino queste alle .lotte sociali e sindacali e alle più alte ba·ttaglie culturali e morali del nostro paese; che rifiutino ogni delega permanente all'apparato e divengano così i pilastri di lotte politiche non rassegnate aIla "grande coalizione" a "sta bi Ii maggioranze", fondate· su unità diplomatiche e di potere, magari personale.... A conclusione di questa breve illustrazione di un processo di fondo che è in atto in Francia e anche in Italia, penso che non sia indifferente per la sorte della società e dello Stato quali sa·ranno le scelte di fondo, culturali e politiche, l_eprospettive e il processo di aggregazione politica che no_npotranno non coinvolgere anche le massepopolari di tradizione "cattolica". L'incontro ·con le masse socialis~e a mio avviso prigioniere anche esse,oggi, di una situazione generale e governativa moderata e conservatrice, che costringe i lavoratori a mesi di scioperi che non potranno certo trovare .sbocco nel quadripartito e nelle conferenze triangolari non potrà non avere un peso determinante per articolare nella storia politica della società italiana, per la prima volta, non più un blocco d'ordine, controllato ed egemonizzato dalle grandi imprese nazionali ed europee. Impegnati come siamo a fondo in tale processo, che non ha certo mire elettoralistiche e che rappresenta il nostrò primario obiettivo, si spiega perchè riteniamo di poter positivamente superare -.!'.imminente consultazione -- senza che I'ACPOL entri direttamente nel confronto elettorale. Livio Labor 5

REGIOUNNI:PROBLEMA POLITICO, NONAMMINISTRATIVO Bi iotecaGino Bianco La istituzione delle regioni al pari di qualsiasi altra struttura che articol_a i centri decisionali non ha valenze univoche: al contrario, intrinsecamente è ambigua: sarà il gioco reale della dialettica politica a qualificarne la funzione. Alcune considerazioni si possono, però, già formulare in riferimento al modo con cui le forze politiche e i diversi centri di potere si atteggiano di fronte all'istituto regionale. · .Non mi sembra di primaria importanza un discorso relativo alla attuazione della Costituzione con cui gran parte della sinistra italiana sembra voler dire: le regioni arrivano in ritardo ma sono la nostra_vittoria perchè noi abbiamo combattuto per oltre 20 anni la battaglia per l'attuazione delle norme costituzionali relative a questo istituto. Probabilmente è proprio questo "regionalismo storico" ·che ostacola una valutazione più attenta e critica del problema. Neanche mi sembra valga la pena di centrare il discorso, oggi, su aspetti tecnici della legge istitutiva, se si eccettuano i profili sia dell'incomprensibile periodo di 2 anni di moratoria tra elezione degli organi e loro pieno funzionamento sia delle competenze e del potere autonomo degli organi regionali. Mi sembra in questo momento, invece, ·particolarmente rilevante il giudizio politico sulle modalità con cui si inserisce, in una data situazione strutturale e politico-generale, l'istituto regionale. Non risulta,. al riguardo, che le stesse organizzazioni della sinistra abbiano ritenuto di- utilizzare questo nuovo strumento come momento per superare, a un diverso livello, l'impasse di una dialettica politica che al livello nazionale è permanentemente statica, inca-

pace di prospettare e quindi di realizzare strategie alternative. A confortare questa tesi è sufficiente una sintetica analisi delle vicende politiche che dall'estate scorsa ad oggi hanno visto un succedersi di sconfitte di tutti i ·momenti anche parzialmente innovativi, con un conseguente spostamento dell'intero asse politico-partitico su basi p'iù·moderate e conservatrici. Questo vale all'interno della O.C. dove la cosiddetta strategia della nuova maggioranza che·avrebbe dovuto . .portare Moro e le sinistre al controllo del potere per una diversa politica del partito è stata sconfitta dapprima in sede congressuale; poi, con- la scissione socialdemocratica, a livello di nuove prospettive governative; successivamente, con la caduta della segreteria• Piccoli e. lo scioglimento della corrente dorotea, è stata nuovamente ·sconfitta grazie al gioco trasformistico che ha portato nominalmente a sinistra Colombo e . Andreotti ad ·appoggiare la segreteria Forlan i; infine, durante l'ultima crisi di governo, quando Moro hà dovuto rinunciare a portare avanti l'incarico di .sondaggio. conferitogli, sia pure per la realiz'zaz·iòoedi un governo quadripartito. E' ·recente, infine, la proposta Taviani (a nome evidentemente della maggioranza) di realizzare uria accentuata centralizzazione del partito, eleggendone gli organi con i I sistema maggioritario anzichè con quello proporzionale che ancora lasciava uno spazio di incisività a_dipotesi di dissenso interno.· LA .RINUNCIA OEt. P.C.I. . Contemporaneamente· il P.C.I., vuoi per l'irrigidi-- mento del campo comunista internazionale, vuoi per la progressiva attenuazione delle spinte e delle sollecitazioni espressedal Congrèsso di Bologna, chiudeva ogni disponibilità ad una strategia di movimento che, coinvolgendolo, rendesse attuale la prospettiva di una ristrutturazione della sinistra in cui tutte le componenti avessero a misurarsi ·con la nuova ,realtà di classe che le lotte dell'autunno avevano evidenziato. 11segno di questo irrigidimento era già visibile con la radiazione da partito del gruppo del Manifesto; quella scelta era coerente ad una strategia politica in cui era rifiutata ogni disponibilità del P.C.I. ad un confronto aperto con il movimento di classe e con le altre orgaJ;}zzazioni della sinistra ed era invece ribadita una chiusura che potenziasse il momento burocratico della organizzazione, un rapporto strumentale con le altre forze, e la consumazione elettoralistica dei conflitti che si andavano moltip.lican.do nella società. Questa strategia, evidentemente non funzionale a fondare alternative politiche, ha come suo unico sbocco nel breve periodo la conquista di Bib 1otecaGino B anco qualche maggioranza regionale e, nel medio termine, l'incontro con la O.C. nell'area di governo. Organiche a questi obiettivi sono state le altre scelte tattiche: dapprima si puntava sulla ipotesi di una nuova maggioranza nella O.C., poi su un governo bicolore O.C. - P.S.L, e ancora su un quadripartito presieduto da Moro, infine su un quadripartito che facesse le • regioni. Questa strategia, dunque, preannunciata da Amendola, non consente .spazio e momenti di scontro frontale con la D.C.: così•anche il Partito Comunista . si è piegato allo .stato di necessità che il ricatto socialdemocratico aveva aperto, espresso con la formula, o si fa il governo quadripartito o· si va alle elezioni politiche anticipate, e pur di impedire lo scontro il P.C.I. ha accettato il quadriparti.to, ha rinunciato persino al vantaggio che gli sarebbe venuto da· elezioni politiche svç>lte in un 'cl ima.~di guerra fredda se non di guerra di' rei igiene. 11 P.S. I., cui la scissione socialdemocratica aveva aperto una occasione storica per ricollegarsi al movimento di classe, ha rinunciato credo definitivamente a questa prospettiva, piegandosi da un lato alle sue non cristalline esigenze di governo ed al ricatto socialdemocratico, dall'altro· ai condizionamenti che la strategia del P.C.I. riversava_su tutta l'area socialista. Questa rinuncia credo possa segnare la potenziale scomparsa di qualsiasi ruolo del P.S.I.. nella politica italiana; così come la incapacità dello P.S.1.U,P. di inventare e -la impossibilità di- gestire da solo una diversa Iinea strategica, aggrava i I sacrificio del le forze socialiste sull'altare della grande coalizione. Tutta. questa dinamica ha confermato in modo drastico, soprattutto se confrontata con le caratteri- . stiche delle lotte autunnali, la divergenza della linea di ·tendenza del sistema partitico dalle linee di tendenza è:Jelmovimento di classe in Italia. In nessun momento infatti, le forze partitiche hanno fermato la loro attenzione non strumentale sul significato di uno scontro di cui erano stati protagonisti milioni di lavoratori con una coscienza, una determinazione, una partecipazione ed una maturazione politica che ampliavano i confini della classe disponibile per alternative re_alisino a comprendere categorie e strati sociali che sino a· ieri erano solo oggettivamente, in quanto sfruttati e subalterni, ·componenti del movimento operaio. Le citate esigenze partitiche hànno anche tentato di frenare Ì'avanzata di quel processo sindacale unitario che dalle lotte e dalla accresciuta consapevolezza politica dei lavoratori investiva. l'organizzazione sindacale nel suo complesso_ in urio sforzo di riapproprìazione decisionale che è la condizione essenziale per fare l'unità del sindacato dei lavoratori e non la federazione dei compromessi, delle mediazioni, al più basso livello di tensia.ne politica. 7

ESISTE UN'ALTERNATIVA POLITICA DI SINISTRA? In questa situazione, rimaste senza sbocco le tensioni politiche del movimento di classe; vanificate molte conquiste dei lavoratori attraverso le diverse misure di riorganizzazione capitalistica (aumento dei prezzi, fuga dei capitali, sgravi fiscali, repressione giudiziaria e poliziesca, ma anche ristrutturazione aziendale, attacco ai livelli occupazionali, con la mancata ripresa degli investimenti}; in questa situazione credo debbano essere espresse forti riserve circa la volontà politica delle forze di sinistra di utilizzare le regioni come centri di produzione aggiuntiva di coscienza di classe, come momento costitutivo di ipotesi alternative, come occasione per dare uno sbocco politico alle tension-i emergenti dal movim~nto. La sensazione più avvertibile, infatti, è quella di una consumazione elettoralistica di tutti i. conflitti e di tutte le frustrazioni di una classe operaia che evidentemente non potrà dare i I suo suffragio 'aIle forze moderate e solo per questo dovrà darlo a forze che godono di una rendita di posizione, ma solo in gran parte prive del coraggio necessario per meritare cioè spendere in modo politicamente alternativo i consensi conseguiti. Infatti nessuna proposta in tal senso è stata fatta dalle forze politiche di sinistra che si apprestano a chiedere il suffragio elettorale a livello regionale alla classe operaia. Soltanto ai primi di maggio è stato indetto a Roma un convegno per esaminare i contenuti di una politica di sinistra nelle regioni. In questa sede sono stati considerati i limiti della legge istitutiva, proposti emendamenti, denunciati vizi di incostituzionalità, è stato condannato i I periodo di 2 anni di moratoria, ma in · sostanza nessuno ha detto in che modo pensava, personalmente o per la sua organizzazione, di fare delle regioni uno strumento nuovo e "diverso'·' nella av9 nzata del movimento operaio. E' stato considerato· il rischio di una orizzontalizIN QUALE CONTESTO NASCONO LE REGIOtJI La costituzione delle regioni nasce, oggi, come la principale risposta politica che i partiti di sinistra della classe operaia (P.C.1., P.S.1.U.P.} danno alle lotte operaie e sociali. Si tratta comunque di una risposta che la classe operaia non si era neanche sognata di chiedere. Si può affermare che le regioni stanno nascendo non su una pressione ed una conseguente richiesta dei lavoratori, ma al difuori di questa pressione. Ci si può tuttavia chiedere: le regioni sono, 81 s 1otecaGino Bianco ~ zazione, sul piano territoriale, di uno scontro di classe che, quanto meno, oggi è pervenuto a creare problemi politici rilevanti al livello centrale: però contro questo rischio non è stata avanzata nessuna proposta .. Neanche si è dato rilievo alle strane circostanze della conversione neo-regionalista di forze, di centri di interesse o organi di informazione che sino a ieri erano su posizioni contrarie, nuovo atteggiamento alquanto specioso se si considera il legame di questi strumenti con il grande capitale privato. Quando qualcuno ha detto che non si può rivendicare un istituto regionale che non sia decentramento meccan_ico, burocratico e subordinato dell'apparato statale,. se le stesse organizzazioni di sinistra non considerano la vicenda politica a livello regionale in modo diverso da una semplice riproduzione locale degli schemi di dialettica politica che apparivano improduttivi al livello nazionale, è stato accusato scherzosamente (ma non troppo} di \locazione minoritaria. A questo punto ritengo di dover formulare solo due considerazioni conclusive: la prima relativa alla scarsa fiducia con cui la classe operaia può guardare alla potenzialità innovatrice di una dialettica politica che riproduca in sede regionale schemi di una dialettica che al livello nazionale ha reso permanente la sconfitta della sinistra; la seconda concernente le possibilità di forme nuove di autogoverno, almeno teoricamente sperimentabili in quelle regioni in cui forze di sinistra avessero, in quanto maggioranza, il controllo del governo locale. Qui l'interrogativo non trova risposte soddisfacenti se · è vero che sino ad ora centri di potere locale a direzione di sinistra hanno prodotto forme di gestione politica in tutto analoghe a quelle rette da altre forze ( la causa di questa esperienza negativa può forse · trovarsi nel la nota affermazione della impossibilità di realizzare il socialismo compiutamente in un solo Paese, e dunque in una sola regione o in un solo comune? E quali conclusioni bisognerebbe trarne? } Antonio Fontana oggi, uno strumento utile alla lotta di classe? Come si legano esse alle lotte operaie, alla cresciuta coscienza della classe operaia nelle fabbriche, alle esigenze di cambiamento espresse da strati sociali sempre più ampi e quanto invece si legano esse, agli interessi capitalistici? Soltanto una corretta risposta a questi quesiti ci potrà permettere di stabilire l'effettiva utilità dell'istituto regionale. Purtroppo i partiti di sinistra sgonfiati da un lato da

una battaglia ventennale per l'attuazione delle regioni sono arrivati abbastanza esausti al traguardo nel senso che non hanno tentato di dare nelle mutate condizioni della realtà italiana una nuova valenza strategica a questo strumento istituzionale, che lo legasse alle effettive esigenze del la classe operaia. In aItri termini il .P.C.I. non ha condotto. un'analisi aggiornata sulle effettive funzioni che la regione oggi può avere ed ha preso per buone le vecchiè analisi del decentramento amministrativo come strumento di sburocratizzazione e di partecipazione. Non premurandosi di vedere in una società di tipo industriale, cioè non più prevalentemente éfgricola in cui i partiti del padronato (D.C. ecc.) che hanno per 20 anni osteggiato la costituzione delle regioni hanno assunto un atteggiamento favorevole alle regioni, che tipo di uso il · capitale può fare delle regioni, e che uso invece i partiti di sinistra possono farne. Data la natura ambivalente di qualsiasi istituzione, qual'è il pericolo che essa si trasformi in un comodo "cuscinetto" per attutire la pressione popolare esistente e in un valido strumento di "razionalizzazione" della struttura capitalistica? · Mentre è, quindi, mancato un aggiornamento sul ruolo strategico delle regioni, la lotta per evitare il · rinvio delle elezioni. regionali è stata assunta come elemento tattico importante in quel' complesso giocò politico che vedeva, _in una travagliatissima crisi, da una parte i· partiti del .capitale tentare con tutti i mezzi di impedire uno spostamento a sinistra dell'asse politico, in modo da avvicinarlo al le esigenze espresse dalle lotte operaie, e il P.C.I., dall'altra parte, che nel tentativo di imprimere questa svolta·a sinistra passava attraverso un progressivo arretramento dall"'auspicare una nuova maggioranza", in un governo orientato a sinistra, ad un appoggio alle ambiguità morotee per finire col richiedere lo screditato quadripartito Rumor i°h cambio di elezioni regionali. 11 P.C. I. è così arrivato nella scia di quella rincorsa "all'irraggiungibile area governativa", alla "regionalizzazione della strategia comunista". Le regioni" sono volute dalla sinistra perchè esse potranno permettere la realizzazione di quegli equilibri politici che non si è mai . riusciti a realizzare a livello della struttura centrale ·deHo Stato; e questi equilibri politici rappresenteranno la. base nuova .da cui partire per arrampicarsi -fino al governo centrale in un processo di omogeneizzazione politica cui punto di riferimento saranno le cosiddette "regioni rossell. Con questo non si vuol dire. che la strategia della sinistra (del P:.C.1.)si riduca essenzialmente a questo· aspetto; essa è ben più ampia e più co_mplessae va da una particolare maniera di gestire le lotte operaie attraverso i I sindacato a tutta una serie di atti risoltisi in mediazioni politiche a livello parlamentare per far . passare una certa strategia delle riforme sociali. Bibl'oteca Gino Bianco Comunque, a livello degli equilibri politici da creare, il "passaggio attraverso le regioni" rappresenta il punto determinante. L'USO CHE IL CAPITALE PUO' FARE DELLE REGIONI Ma questo tipo di processo politico poichè si deve confrontare con il potere esistente che è quello dei grossi monopoli, può essere vittorioso in due maniere molto diverse: compromettendosi con questo potere per arrivare ad una cogestione del lo stato capitalistico; sconfiggendo le strutture monopolistiche per arrivare ad una effettivà democrazia socialista. Ora l'istituzione delle regioni come nuovo elemento strategico per la lotta della classe operaia in Italia a quale delle due vie indicate porta presumibilmente? La risposta, che è poi la risposta ai quesiti innanzi formulati si può ricavare da una analisi, che qui riportia·mo i11 maniera schematica, dell'uso che il capitale può fare delle regioni e per converso dell'uso che la sinistra può fare delle regioni. Gli squilibri territoriali esistenti in Italia, di cui quello del Mezzogiorno è il più rilevante, nascendo da cause determinate daI processo produttivo capita Iistico, cioè dal tipo di accumulazione capitalistica, possono essere risolti soltanto da un intervento che modifichi questo tipo di processo di accumulazione.· Ci troviamo cioè di fronte ad. un problema che anche se riguarda alcune zone stabilite e non tutto il territorio nazionale, può essere risolto soltanto con un intervento df tipo generale che metta in discussione tutto lo sviluppo it~liano e quindi in ultima analisi il potere mono poi istico. · Questo tema globale può"essere faci Imente assorbito · attraverso una sua -polverizzazione appunto in una ·~uantità di inte_re_ssrei gional_i che_finir~nn? ~nche per essere ·corporat1v1 e contrapposti. Ou1nd1 1n questo caso la regione può - rappresentare per i I capitale lo strumento ad hoc per sfuggire a qualsiasi pressione nascente daUa contraddizione del sottosviluppo da .. ess~generato. La inefficienZµ statale anche se può tornare utile al capitale, ed ~bbiamo a questo proposito cospicui .esempi storicì, può in alcuni altri casi essere di ostacolo. Attdalmente (vedi le ultime prese di posizi_one·della Co_nfindustria) il capitale necessita di una certa politica; territoriale, che pur non intaccando certe posizioni di rendita, si dimostri efficace. Ora, data l'inefficienza dimostrata dalla amministrazione centrale una efficiente macchina regionalistica relativamente a questa problematica ritornerebbe estremamente utile. Un'ultima considerazione anch'essa · estremamente 9

importante è che allo stato attuale, i I contrasto esistente tra grande e piccolo capitale, determinato da cause che qui non richiamiamo, può essereabbastanza felicemente composto attraverso la creazione di istituti finanziari regionali .il cui scopo verrà ad essere quello di sostenere le ·-piccole e medie imprese finanziariamente e eventualmente di rilevare o sostenere le imprese che per effetto della politica monopolistica verrebbero a trovarsi in ·difficoltà. IL PERICOLO DELLA COGESTIONE DI UNA STRUTTURA DELLO STATO B_ORGHESE Se queste schematiche osservazioni, che non· hanno la presunzione di esaurire la tematica relativa all'Uso che i~ capitale; può fare dell'istituto regionale, '.sono credibili, allora bisogna valutare attentamente·:· che significato verrebbe· ad assume.re la "cosiddetta" regionalizzazione delle strategie da parte del PCI. 11 PCI si troverà presumibilmente insieme ad altre forze di sinistra a gestire alcune regioni. Ora poichè il tessuto economico italiano è unitario, cioè lo sviluppo produttivo di una qualsiasi regione è subordinato oltre che dallo sviluppo dell'intero paese dalla logica interna di questo sviluppo che è nel caso nostro la logica capitalistica, si ha che per garantire lo sviluppo di una qualsiasi regione occorre rispettare questa logica, pena la stagnazione della attività produttiva nella regione se non addirittura il riflusso. Cioè la gestione di una struttura istituzionale nel contesto di una logica produttiva non può cqntraddire quest'ultima. Eserrpi per affermare quanto asserito possiar:no trarne dalle gest;ioni comunali. Là dove esse sono state in mano ai partiti di sinistra hanno visto queste forze entrare in compromessi non più edificanti di quelli degli amministratori democristiani, con tutti gli agenti della speculazione edilizia e con piccoli boss locali che gestiscono parte importante dell'attività commerciale a cominciare dai mercati ortofrutticoli. Ci si potrebbe obiettare che l'istituto regionale è qualc0sa di diverso da quello che può essere un comune in quanto ha più poteri e . può· anche. legiferare. Ma se questo è vero è anche vero che le componenti capitalistiche con cui si troverà in rapporto sono anche essepiù forti e più potenti. E che se anche non· lo fossero la logica di un certo svrluppo Bi 0·oteca Gino Bianco deve essere comunque rispettata sesi vuole assicurare lo sviluppo della regione. Non si può regionalizzare la lotta anticapitalistica e particolarmente quella antimonopolistica. Si ha così, che se ci si limita a gestire nella maniera tradizionale una struttura dello Stato· borghese, le forze di sinistra saranno costrette, loro malgrado, a dare una mano ad una certa logica dello sviluppo e se all'interno di questa logica ci sono poi tutti quei disegni che probabilmente il capitale ha già la ispirazione di intraprendere, dette forze diventeranno corresponsabili del processo repressivo di razionalizzazione che il padronato italiano tenta di compiere in risposta e alle proprie contraddizioni e alla accresciuta coscienza di classe e alle lotte sempre più forti del proletariato italiano. L'USO ALTERNATIVO o·ELLA REGIONE Allora no alle regioni? Non ci sembra sia q~esto il problema; l'istituto regionale resta pur sen,pre una conquista irrinunciabile delle forze di sinistra, 9ccorre però stabilire un uso alternativo delle regioni in termini di potere e non di governo. Bisqgna i171pedire che passi il disegno del capitale e b_isogr,afar si che passi quello della classe lavoratrice. Ci s~no tutta una serie di tematiche a partire dal diritto a.Ilo stupio alla occupazione che possono, a livello reg~onale, trovare un realistico ed efficace spazio di lott~ e su cui si può avviare una valida unità delle sinistre effettivamente anticapitalistiche. .Bisogna recuperare, dopo la critica al regionqlismo dei governanti e del capitale, i I nostro regionalismo ad un livello superiore, a quel livello in, ç_u~si· riscopra la carica contestativa generale di qualsiasi tematica liberandola da qualsiasi tentativo di renderla corporativa. Bisogna esaltare la dimensione nazionale di tutta la contraddizione capitalistica. Occorre attraverso una azione, anche d'invenzione, trovare tutta una serie di strumenti di partecipazione popolare pèrchè lo strumento regionale possa essere usato per costruire quella risposta politica che la classe operaia sta ancora attendendo. N_oinon vogliamo le Regioni della D.C. e dei Padroni. Ignazio Puleo

I Biblioteca Gino Bianco , no tV b - 022sd OISI oqmo~ 62Z9t2 not sio,q 1u1, t Riportiamo la lettera con cui Riccardo Porretti ha rifiutato la candidatura nella lista D.C. al comune di Roma Alla Direzione Cittadina della Democrazia Cristiana: Apprendo che la Commissione Elettorale della D.C., seguendo il criterio di riproporre la candidatura dei · Consiglieri Comunali uscenti, si dispone a inserire il mio nome nella lista o.e. per l'elezione del Consiglio Comunale di Milano. Rimane a me, soltanto, a questo punto, di accettare o rifiutare la candidatura. Mi rendo conto che i I dilemma risulterà abbastanza incomprensibile alla dirigenza di un partito come la o.e., in cui persone e gruppi sono essenzialmente assorbiti e motivati da problemi di spartizione di potere, e quindi appare politicamente sprovveduto chi non abbia la prontezza di afferrare ogni pezzetto di potere che si ponga a portata di mano. Una incomprensione che nasce da una diversa concezione del potere - nelle istituzioni e nella società - e delle finalità politiche cui indirizzare l'uso del potere. Del resto durante questi 5 anni di esperienza di Consiglio Comunale, :mi sono trovato più volte a scontrare la logica prevalente proprio circa l'uso del · potere decisionale del Comune, ogni volta che (dalle nomine· degli amministratori di Enti, al prezzo del latte, da certe varianti di piano regolatore, a certi acquisti o cessioni immobiliari, dalla impostazione del decentramento democratico, alle scelte sui trasporti pubblici), esso veniva subordinato a interessi particolari di partito o di correnti o di equilibri interpartitici, quando non a· interessi privatistici, anzichè in funzione. esclusiva degli i.nteressi della città, della popolazione della periferia, delle famiglie• dei lavo- ·ratori, o anche solo della semplice efficienza amministrativa. 11

Con queste considerazioni ho già agganciato il tema di un riesame critico dell'azione da me svolta in questi cinque anni in Consiglio Comunale. Sinteticamente ne traggo un bilancio positivo, il che mi indurrebbe - considerato a sè - a portare avanti per un'altra legislatura la stessa battaglia politica dall'interno del Consiglio Comunale. Infatti giudico positivo aver contribuito - sovente in modo determinante - ad accelerare, a modificare, a rovesciare o a bloccare decisioni errate e in contrasto con gli interessi reali della città. Ed è significativo citare, tra le molte battaglie condotte, la decisa opposizione di 5 anni fa (con relativa denuncia ai probiviri del Partito) alla politica di mortificazione del pubblico trasporto coi tagli e le soppressioni di l·inee urbane e interurbane e con l'aumento delle tariffe e l'istituzione della doppia tratta per ogni linea, culminata in questi ultimi mesi, dopo una serie di analoghi episodi, col rovesciamento completo di tale politica e l'attuazione della tariffa oraria valida per più linee e il potenziamento e il prolungamento dei servizi di trasporto in periferia; oppure la lunga lotta (anch'essa costellata da una denuncia al partito, questa volta da parte di uria componente della cosidetta "sinistra" O.C.) per l'attuazione del decentramento democratico nei quartieri contro l'opposizione iniziale della O.C. e dei partiti di centrosinistra, e infine varata con l'introduzione in aula di decine di sostanziali emendamenti che rovesciavano radicalmente l'impostazione burocratica e limitativa proposta dalla Giunta; oppure l'azione per modificare sostanzialmente il nuovo piano di applicazione della legge 167 per l'acquisizione di aree all'interno della città per l'edilizia popolare e i servizi, nonchè per adottare ~orme urbanistiche dirette a imbrigliare il caotico sviluppo edilizio; oppure la controversia per la riduzione degli affitti delle Case Popolari e per l'impegno a democratizzare l'IACP; oppure i faticosi contrasti per modificare i regolamenti comunali a giusto favore dei lavoratori taxisti o degli insegnanti delle attività para-scolastiche dipendenti del Comune; oppure i laceranti conflitti sull'applicazione dei contributi di miglioria specifica a carico della proprietà immobiliare, o sull'aumento dei prezzi del latte e del gas voluto dai produttori, o sulla politica culturale del Piccolo Teatro, o sulla politica annonaria in materia di vendite controllate, o suHe iniziative di solidarietà a favore delle più dure lotte sindacali sostenute dai lavoratori milanesi. Senza continuare nella elencazione, e senza neppure aggiungere l'ancor più significativa serie di contributi dati invano, perchè rimasti minoritari, o di decisioni subite per disciplina o importanza ( su materie le più varie, che vanno dai bilanci di previsione alle varianti di piano regolatore, dalle erogazioni di contributi agli acquisti di aree), mi è sufficiente citare gli episodi di B1 2·otecaGino Bianco cui sopra che - ripeto - considero essere aspetti positivi del bi lancio del la mia azione politica svolta in Comune, per trarne qualche elemento di giudizio. La costante di questi episodi è che essi si sono potuti· sviluppare solo sollevando apertamente resistenze, dissensi, ribellioni verso decisioni della Giunta Comunale o dei partiti della coalizione, tutte le volte c;he comportavano scelte fra interessi politici e di classe contrapposti, in termini di conflitto politico nei confronti di t-utta una parte della coalizione di centro-sinistra. Alla spaccatura che sulle singole battaglie si verificava nella O.C. e nell'area socialista, è corrisposta la possibilità di esiti positivi in relazione al formarsi di convergenze maggioritarie fra tutte le forze di sinistra, in relazione alle precarie condizioni della maggioranza: pur con le integrazioni reperite nel campo della destra liberale e fascista, in relazione alla mancanza di guida del gruppo e anche al grado di scollamento e di assenteismo dei colleghi di maggioranza, e - non secondariamente - in relazione ai legami· con i gruppi sociali ed i movimenti reali operanti nella società. Queste vicende di scontri minoritari all'interno della O.C. che rappresentano una sorta di verifica sperimenta le di una conflittualità permanente sui metodi e sui contenuti dell'azione politica della O.C., non sono iri realtà che il riflesso del più ampio conflitto sociale che - al di là dell'etichetta interclassista - non può non costringere la stessa O.C. a delle scelte di classe. Ed ormai strati sempre più vasti di lavoratori vanno sempre più prendendo coscienza di come la O.C. nella sua quasi interezza si colloca sistematicamente su posizioni di conservazione politica, sociale ed economica, consentendo uno spazio di tolleranza in funzione di pura copertura a sinistra a chi dentro di essa cerca di portare avanti esigenzedi segno opposto. La mia personale esperienza ne dà conferma. Nè vi è motivo di credere che qualcosa muti in senso evolutivo nella O.C.; anzi vi è motivo di ritenere il contrario. Vi è lo svuotamento di tensioni e di contenuti politici. di quelle che furono le sinistre O.C.; ora disponibili sempre per qualunque operazione politica. Vi è il consolidamento di una rigida pra·ssi verticistica e correntocratica, come ho potuto verificare - per atto di coerenza finale ad un discorso di partecipazione dal basso - nelle pur inutili elezioni primarie e nella stessa composizione delle liste che prefigurano la futura proiezione della O.C. negli enti locali. Vi è la perdita di credibilità e di consenso della O.C. presso il mondo del lavoro e le classi popolari, per converso largamente compensata dal prevedibile recupero di consensi sulla destra, che consentono alle pos1z1on1moderate all'inte_rno della O.C. di acquistare J

\ I \ J sempre più spazio, in quanto largamente rafforzate an.che dallo spostamento sulle posizioni sempre più reazionarie della socialdemocrazia, componente non discussa della coalizione di cen.tro-sinistra. In questo quadro e in queste prospettive · la mia cand!datura nella (?.C.. finirebbe oggettivamente per acquistare una funzione di mera copertura elettorale a sinistra verso un preciso settore dell'elettorato sempre meno sensibile all'influenza della O.C., però sempre più ridotte possibilità di influire sulla condotta politica della maggioranza. Per questa schiettezza di rapporti che ho sempre mantenuto col Partito della O.C., devo dire senza d_oppiezza, sulla scorta delle esperienze e delle previs1on1, che accettare la candidatura a Consigliere Comunale significherebbe anche - reciprocamente - prevedere ed accettare. un rapporto conflittuale, seppur democraticamente e da posizioni minoritarie . . , per ogni decisione politica che si ponesse in conflitto con gli interessi . reali della città e dei prioritari interessi dei cittadini lavoratori e delle loro famiglie. Le valutazioni che qui sommariamente esprimo non sono del resto personali, ma sono frutto anche di un ripensamento generale· in· atto in tutto l'arco del movimento operaio, sempre più concretamente . imp~g~ato nella affermazione di una propria auto-. nom1a e nella ricerca di nuovi e coerenti sbocchi politici che meglio possano rispondere agli interessi generali dei lavoratori e alla loro volontà di radicali cambiamenti qualitativi nella organizzazione delle società e dello Stato. ' lo stesso in prima persona ho contribuito all'interno delle ACLI alla definizione di una linea che, passando· attraverso la rottura del collateralismo con· la o.e., maturasse una scelta di classe, traendone .tutte le BibliotecaGino Bianco necessarie conseguenze anche sul piano politico. Se è vero che ciò non può meccanicamente significare incompatibilità tra militanza nelle ACLI o in generale nel. movimento operaio e permanenza in organi rappresentativi s<?tto la sigla democristiana, soprattutto .nella fase d1 transizione che viviamo in carenza ancora d_i chiare p~o~pettive e di precise' strategie e strumenti alternativi, tuttavia personalmente ne avverto una· sostanziale contraddittorietà, come del resto e~er~e dalle considerazioni sopra espresse, e come m, viene confermato da attenti riscontri compiuti presso quanti avevano nel passato condiviso e sostenuto la mia azione politica. · .Con~rad~itto~ietà che compo.rta in modo inequivoco la m,a n_nunc,aalla candidatura nella lista della .o.e., per un impegno alternativo di organizzazione autonoma del movimento operaio per la promozione dal basso di forme nuove di azione sociale e di presenza politic.a. 11 significato politico positivo di questa mia rinuncia - cpme del resto quella, in altre sedi, di non pochi . amici di comune militanza - risiede soprattutto nel · liberare effettivamente i militanti del movimento o_peraio ~a og~i'. tradizionale illusione e da ogni · vincolo sia politico che personale, affinchè anche .attraverso l'obbiettiva difficoltà di oggi di una scelta elettorale venga accelerata la formazione di quella proposta politica nuova che il movimento operaio italiano sta cercando. · . · Ringrazio infine il Partito della O.C. per avermi consentito di sviluppare sotto il suo ·segno una esperienza politica preziosa e - credo - anche di qualche concreta utilità, •In spirito di servizio per la .. ' . . . , comun,ta In CUI VIVO. Riccardo Porretti 13

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