Acpol notizie - Anno II - n. 7 - Maggio 1970

una battaglia ventennale per l'attuazione delle regioni sono arrivati abbastanza esausti al traguardo nel senso che non hanno tentato di dare nelle mutate condizioni della realtà italiana una nuova valenza strategica a questo strumento istituzionale, che lo legasse alle effettive esigenze del la classe operaia. In aItri termini il .P.C.I. non ha condotto. un'analisi aggiornata sulle effettive funzioni che la regione oggi può avere ed ha preso per buone le vecchiè analisi del decentramento amministrativo come strumento di sburocratizzazione e di partecipazione. Non premurandosi di vedere in una società di tipo industriale, cioè non più prevalentemente éfgricola in cui i partiti del padronato (D.C. ecc.) che hanno per 20 anni osteggiato la costituzione delle regioni hanno assunto un atteggiamento favorevole alle regioni, che tipo di uso il · capitale può fare delle regioni, e che uso invece i partiti di sinistra possono farne. Data la natura ambivalente di qualsiasi istituzione, qual'è il pericolo che essa si trasformi in un comodo "cuscinetto" per attutire la pressione popolare esistente e in un valido strumento di "razionalizzazione" della struttura capitalistica? · Mentre è, quindi, mancato un aggiornamento sul ruolo strategico delle regioni, la lotta per evitare il · rinvio delle elezioni. regionali è stata assunta come elemento tattico importante in quel' complesso giocò politico che vedeva, _in una travagliatissima crisi, da una parte i· partiti del .capitale tentare con tutti i mezzi di impedire uno spostamento a sinistra dell'asse politico, in modo da avvicinarlo al le esigenze espresse dalle lotte operaie, e il P.C.I., dall'altra parte, che nel tentativo di imprimere questa svolta·a sinistra passava attraverso un progressivo arretramento dall"'auspicare una nuova maggioranza", in un governo orientato a sinistra, ad un appoggio alle ambiguità morotee per finire col richiedere lo screditato quadripartito Rumor i°h cambio di elezioni regionali. 11 P.C. I. è così arrivato nella scia di quella rincorsa "all'irraggiungibile area governativa", alla "regionalizzazione della strategia comunista". Le regioni" sono volute dalla sinistra perchè esse potranno permettere la realizzazione di quegli equilibri politici che non si è mai . riusciti a realizzare a livello della struttura centrale ·deHo Stato; e questi equilibri politici rappresenteranno la. base nuova .da cui partire per arrampicarsi -fino al governo centrale in un processo di omogeneizzazione politica cui punto di riferimento saranno le cosiddette "regioni rossell. Con questo non si vuol dire. che la strategia della sinistra (del P:.C.1.)si riduca essenzialmente a questo· aspetto; essa è ben più ampia e più co_mplessae va da una particolare maniera di gestire le lotte operaie attraverso i I sindacato a tutta una serie di atti risoltisi in mediazioni politiche a livello parlamentare per far . passare una certa strategia delle riforme sociali. Bibl'oteca Gino Bianco Comunque, a livello degli equilibri politici da creare, il "passaggio attraverso le regioni" rappresenta il punto determinante. L'USO CHE IL CAPITALE PUO' FARE DELLE REGIONI Ma questo tipo di processo politico poichè si deve confrontare con il potere esistente che è quello dei grossi monopoli, può essere vittorioso in due maniere molto diverse: compromettendosi con questo potere per arrivare ad una cogestione del lo stato capitalistico; sconfiggendo le strutture monopolistiche per arrivare ad una effettivà democrazia socialista. Ora l'istituzione delle regioni come nuovo elemento strategico per la lotta della classe operaia in Italia a quale delle due vie indicate porta presumibilmente? La risposta, che è poi la risposta ai quesiti innanzi formulati si può ricavare da una analisi, che qui riportia·mo i11 maniera schematica, dell'uso che il capitale può fare delle regioni e per converso dell'uso che la sinistra può fare delle regioni. Gli squilibri territoriali esistenti in Italia, di cui quello del Mezzogiorno è il più rilevante, nascendo da cause determinate daI processo produttivo capita Iistico, cioè dal tipo di accumulazione capitalistica, possono essere risolti soltanto da un intervento che modifichi questo tipo di processo di accumulazione.· Ci troviamo cioè di fronte ad. un problema che anche se riguarda alcune zone stabilite e non tutto il territorio nazionale, può essere risolto soltanto con un intervento df tipo generale che metta in discussione tutto lo sviluppo it~liano e quindi in ultima analisi il potere mono poi istico. · Questo tema globale può"essere faci Imente assorbito · attraverso una sua -polverizzazione appunto in una ·~uantità di inte_re_ssrei gional_i che_finir~nn? ~nche per essere ·corporat1v1 e contrapposti. Ou1nd1 1n questo caso la regione può - rappresentare per i I capitale lo strumento ad hoc per sfuggire a qualsiasi pressione nascente daUa contraddizione del sottosviluppo da .. ess~generato. La inefficienZµ statale anche se può tornare utile al capitale, ed ~bbiamo a questo proposito cospicui .esempi storicì, può in alcuni altri casi essere di ostacolo. Attdalmente (vedi le ultime prese di posizi_one·della Co_nfindustria) il capitale necessita di una certa politica; territoriale, che pur non intaccando certe posizioni di rendita, si dimostri efficace. Ora, data l'inefficienza dimostrata dalla amministrazione centrale una efficiente macchina regionalistica relativamente a questa problematica ritornerebbe estremamente utile. Un'ultima considerazione anch'essa · estremamente 9

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