Antonio Saffi - Il rapimento di Elena

JL DI ELENA FORLI PRESSO LUIGI BOIIDAl\'Dilfl 183g. •

ALLA NOBJL DONZELLA MADDALENACONTESSA SAFFI NEL FAUSTO GIORNO CU.E ALL'EGREGIO GJOVA!'fE GIO VANN I PANTOLI ANDAVA SPOSA ANTO~ I O PATERNO ZIO DI IADDALENl IN ATTESTAZ IONE D I LIETO ANIMO Se bene non mi .rarebbe bisogno. Nipote ca~ ri.rsima, di signifu:ar co•1 parole l' allegrezza che ÙJ prendo delle tue nozze, essendoti tu, secondo il desiderio luo, ed il mio ad ottimo e virtuoso giovane disposata; ciò non di meno per non discostmmi dall' usanza, che suole gir dietro a cosi lieta awentllra. ho voluto dartene con q ~testi versi alcuna piccola testimonianza. Li quali versi, a volere pur dire il vero, come io gli /w jiJ.tti solo per modo di esercitazione alloro quandc avevo vòlto l'animo al poetare, e coll' intendimento di significar in essi pdncipalmente i concetti del Poemetto di Ccluto, la cui lezione m' aveva cagionato non poco diletliJ: così vorrei , che tu li ricevessi semplicemente in

segno della benevolenz.a ch' io ti porto, e della leti~ia che m' è entrata nell' animo pel tuo nO<Jello stato. Ora, se i miei voti ottengano grazia , tanto che si lievino al cospello di Lui, che è di ogni bene dispensatore, prego, consoli te , e quei che da te ll<!rranno di ogni più lieta prosperità.; e cosi per contento e sodisfar.ionl! tua , come per allegre:ua di me, e di quelli tutti, nella cui memoria sei viva, Ti conse!Va, e ml nma, addio. Di F orli alli 5. di Luglio r 839•

L~ Argiva Sposa dalle bionde trecce, Che ruppe fede al talamo d' Atride Cantami, o !\lusa, e il fervido desio, Che dentro il cor del giovinetto ldèo Destò sua vista: come a lui diooaru.i Giudicante l' eterne alme belleu.e Stetter le Dive ; e come poscia astretto Cangiar fu d' Ida i monti in l' Oceàno. Del tuo posseote ardor scaldami, o Diva , Tu rischiara la mente, tu al subbietto Con~enYenti spira le parole. s

6 Alle n l'e d' Anauro, 0'\'e 111 su l IJOI'I Un drappello di Ninfe si compiace Di conserta intt·ecciar liete carole. Erge l' Ida superbo la chiomata Testa , e posa co' piedi in lunga valle Di giuliva vcrzura oguor coperta. Quivi dal di che Pari al primo sole Schiuse le luci , spaventato il padre Di ciò ch' Ecuba sua vide fra "l sonuo n pose fuor de le paterne case' E a fortuna il commise. Oh de" mortali lnsane meni i! Il dest inalo gi ro , Onde la Pm·ca volve la sua ruota lnvan mutar v' argomentale. L' alte Mm·a cadran di Pergamo, e il superbo Dell ' Asia regnatore orrido pasto Di fere giacerà: tal' è il decreto Dell' eteruo immutabile consiglio. Intanto dentro il cor di Coribante. Paslor de' regi armenti . il parvoletto Trovò pielade , onde amot·osameote Fu raccolto da lui , che d ' Alessandro Nome gli pose , e come padre un figlio Lo nudri , l' educò. ì\fenlt·c cogli anni Venia crescendo, di belt..'t fiorente, Alla cura de' paschi il pastorcUo. Sonar s' udiva per l' Emonie cime La melodia de' cantici alle nozze

Di P eleo ; e ad onorar la Diva , suora Ad Anfitrite , tutta de' celesti La famiglia convenne , Ganimede Di Giove a' cenni il nettare mescendo. Giove l' Olimpo, l' Oceàn Netunno E l' Elicon, dell'Api albergo, Apollo Abbandonò , le Muse agl' inni , e balli Guidando. Del Tonante indi -venia La sposa, ed Affrodite, a cui son care Le feste e il riso. Pallade del capo Il terribil cimier tolse, e di nozze Benchè nimica, pur non ebbe a schifo Vedere, e udir letizia d' Imenei; Nè a te germana dell' intonso Iddio l.i•·ave si parve di lasciare alquanto La cura degli st.-ali , e fra la pompa Quivi seder di nuzial convito. Eravi il ferreo Marle , l' omicida Asta obbliata; e Bassarèo scotea L' anella d' oro dell' intatta chioma Ed i grappoli all' aura. Ma nessuno Del consesso divin fece pensiero Eride a convitar. Alto disdegno Nel petto della Dea tosto si desta; E fur'iando, nella mente volge l\Iille modi a stw·bar delle nuziali Mense la festa, e de' T itaoi t utta St~rmioar la propago. Io pria s' avvisa 7

8 Con turbine di fuoco strepitante Crollar di Giove il maestoso impero ; Se non che di Vulcan tema le prende, Che del l0co è rettor. l'tledita poscia Se di guen·a uno squillo alto levando, De' festanti potria stornar la gioja; E qui pur si sgomenta , cb è Gradivo In battagliar troppo è tremendo. Al fin e Nella frode confida. l suoi corsieri Tosto al carro aggiogando, nell' E speria Il volo tragge l il pomo aureo , di guerra Apportator , dispicca, e delle mense ] n mezw il gitta. Surgono le Dive lUeravigliando, ed a rapirlo il braccio Ciascuna stende , chè in beltà seconda Niuna si crede. lngagliardia la gara; Allor che Giove al rnessaggier rivolto, T ai parole drizzò: Figlio, discendi Sopra i monti di Troja , e su l' Idèa Riviera, dove a pastumr gli armenti Siede il garzon , che so'•ra ogni altro è bello , E l' aureo pomo a lui rassegna, e a lui Il gran giudizio delle Dee commetti . Le forme di ciascuna , e il volto miri , E quale di beltà l' altre vantaggia, Questo d' autunni pregio abbiasi dono. Disse il Tonante ; e alla paterna voglia L' altro obbediva , e lo seguian le Dive.

Gia varcato avean d' (da il sommo giogo : E il mandr~arl d' Anauro in su )a ri•a Sotto l ' ombra J' un platano ioteodea Le greggi a pasturare, e col,\le spesso Il moveva desio , l' impl\ri canoe D' una zampogna io delicati modi Sposava al canto ; allora che da !ungi Scorse di Giove il mess:rggiero. Attonito Ne' piè si leva , e peritaodo, schi.. Delle Dive l'aspetto : Antico , il Nume Con tal dir l' incuorò : pou' giù la tema, Giù per ora del gregge ogni pensiero ; Fra queste Dive arbitro siedi , e quale Di più care sembianze a te rifulga , Questo aureo pomo abbiasi pr·emio. Disse , E il gar·zoncello attentamente l' occhio D' una in altra girando, delle ciglie L' unione mirava, e delle chiome L' aureo fuIgor: quando Giuoon primiera Sciolse la lingua: O Priamide, il segno Di vittoria a mc dona , a me reina De' Numi , a me suora di Giove , e sposa , E l' Asia tutta in guiderdoo fìa tua. Cosi del Re de' regi la conl•orte Alta possanza imprometteva. Palla T osto a lui vòlta : At·bitro eccelso , m' odi : D ' Asia regnar cbe val l' ampie contrade . Se non basti a tener d' o>te nemica 9

IO L ' impeto grave ? sopra tutte l' arti Bella è l' arte di guerra ; ed io dell' an. La Diva sono : al mio desire arridi , E folgore di guerra, in tutte prove Sortirai vincitore; e qui dagli occhi Un fero lume balenando , tacque. Venere allor nel cinto degli Amori , Che di leti.zia è fonte , e in sua beltade Tutta fidata , la sottile ves te A' Zeffiri cedendo , VC"<ZOSétta Si trasse iunanzi , e dolce sorridendo Al pasto•·ello sì di sse amorosa: Giovinetlo regal , se tua mercede, ·~l' è dato di beltà vincer la gara , Quanto più ben che l' alt•·e io t ' imprometto : Non valor , non impcrj , no , che a gravi Cu1·e e pe•·igli ogno•· congiunti vanno, 1\la eli tutte le ilonue la più vaga , Eleua Argivu , in dono. Aveva appena T anto dal labbro Citeréa proferto, Cl1e il Priamide di bellezza il premio r.~ die , di guerre maledetto germe. Tutta compresa di piace r la D i, a, A motteggiare alta le,·ò la voce: O Dee del Cielo oltrepossenti , il premio, Di 'ittoria io toccai; \"Ostre speranze Tutte falliro. da che P ari gli occhi ~el mio a>pclto ebbe vòlti. Or dolorose

Vi state in mio contento : e nella mente Eterna vi ponete rimcmbranza , Cbe più che a tutte Dive, alla reina Delle Cariti riparò Beltade. Si di Giove la F iglia le rivali Venia pungendo con amari detti . Ma il garzoncello d' amoroso str~le P er la <ncogni ta bella il cor già punto , Ad Argo navigare arde di voglia. E 1>, ià su l' Ida ombrifero raccolta Gente nell' opre di marina esperta , Tutto di spone , si che pronto effetto Segua del suo consigl<o. Della selva Tosto cagg<on le querce; i rozz< troncbi In navile s' informano: su l ' onde Ecco galeggia. Il re deliro al lido Colle man g<unle , alle superne sedi Il Erge voti e preghiere , onde sia il corso Prospero e breve. Indi del mar su l' ampio Dorso si fida. L' agile carena Tosto nell' alto guizza , e in un baleno Fugge a retro di Dardano la terra. Lieto innanzi solcando il Priamìde Dell' Ellesponto i tempestosi flutti , Già l' ampie bocche dell' Ismario laco Avea toccate ; già r Emooia terra , E d' Acaja le floride cittadi Dispuntavan dall' onde: Ftia d' Eroi

Larga datrice, di spa<iose vie Bella Mieene; e trapassate appena Dell' Erimanto le liete pasture , Ecco surger d' Eurota alle correnti Sparla , ch'è in grido per leggiadre douno, A tal vedu ta il giovinello rege Di uuovo amor s~ infiamma, e smani·ando Tosto il lido afferrare, i marinari Colla voce incoraggia; e quelli i remi Vie più spesso battendo, io breve !l'alto .Entrano in porto. Allegm il Priamide Del Navi! scende , e sì leggiero corre. Che i bei piedi la polve non imbratta. Alla cit~;~de è giunto, e primamenle Di Palla il Tempio, che del loco è Diva , Maravigliando anisa; indi le case Che torreggiau superbe iufra giardini : E più innanzi movendo, ceco cliscopre Di i\Jeneliw le regali stanze Auro fulgenti. In su le soglie il piede Paride sosta , e rigirando il guardo, V opt·e stupende attoni to mirava. Quando il garzon dall' alto E lena scorto, Che di bellezza pareggiava un Dio , Delle segrete camere alle porte Frettolosa discende ; entro lo adduce E la seJia gl i porge a sè d' incontr; , Più lo rimit·a, di mirar più cresce

VaglteZ?.a : or tlr lla chioma i bei cineinni Contempla, or delle luci la vi••e21.a , E il candor delle guance: alfin proruppe ; Ospite mio. •1ual terra , di', quali avi Sortist i ? Veramente alle scmbian~e :Mi rassembri uat divino. E il giovinetto A rioconlro così : son Dardanìde, Da Priamo soo , di popoli pastore , Dell' Asia •·eggitor : nè mi do \'3nto D el nascer mio; daè pa·egio altro maggior«! In me si trova; poi che il sommo Giove .!\li pose a giudicare al ta contesa Jnfra tre Dive: ond' è che di beltade Assegnati a Ciprigna i primi ono.-i , Come premio dlviM a me promise Elena argiva in dono , che trapassa In umana bellezw ogni altra donna, A te venni , •·cina , e dell' infido ro.are i perigli impavido affrontai , Quanto mi Iarda di vedere io fatti Tanta promessa ! or miei desiri adempi , Striogiam le n~re, e appo Ciprigoa grandi Avrai gruie. Timor di Menelào Non ti prenda , saranno in tua dif~>Sa Gli Dei, che leveranno in tuo soccorso E Priamo , e Pari , ed i Trojani tutti . Si nel caldo d' amor già fiammeggiata Perorava il garzone ; e la reina.

Dentro delle cui vene occultamente Tutto il foco di Venere scorrea. Vergognosetta gli occhi in terra affissi. Parola non moreva: indi soave Riprese: Ospite caro. già da molto Bramo ' edere la turri w T roja, Che mura tiene dalle man divine. Or s' è voler del Ciel , teco m' adduci , Che Menelào, non fia , di ciò s' adiri o.· anche sappia, che felici i giorni ' E in istato regale in Il io traggo. Amica intanto discendea la notte, E il Po·iamide la diletta al lido Menando, ebro di gioja, a' venti sciolse Le vele. E già buon tratto navigato , E già cl' Il io in veduta , in fra le grida De' T eucri giubilanti , il porto afferra. Oh ! stolte genti , godete, godete Del redittivo cittadino; io breve Si mutet·à la gioja io duolo, e in pianto ; Ed allor vi pao·rà di quanti mali Il rio navi! fu carco : ma fia wrdi; Chè ad uom d1e lascia la diritta via Segue castigo, e inutil peoitcnza.

Forolivii t 5. Julii t83g. IMPRIMATUR Fr. ALOYSIUS THOMAS FERRARINI Ord. Praed. Vie. S. Otr. Forolivii '7· Julii t839· IMPRIMATUR MAIU.ANUS VEI.'IITURI Vie. Geperalis.

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