Mosco di Siracusa - Europa

jj/ EUROPA ' ' DI VOLGARIZZATO DA CESARE l'IONTALTI CESENATE 5f'aeuz a PRESSO 110~TANARr E \L~R.\B!l\"1 Jl ùCCCX,\XY.

QVANDO · FAENZA NEL· CARNOVAl ·l: ·DEL· MDCCCX.:\:\\' 5 1 · TOGLTEVA ·ARGOMENTO ·A· SOLEN~E · LETIZI \ DALLO • AVSPICAl'I SSI~IO · CONNVDIO DEL · CONT E GiW§.IEIPW'~ • ROliD:S:I'Ufqii. CON • L,\ · CONTESSA Ci.li WD:UA " ìPASOi.ll~.fl " ~,~N.IEI.U DELLA · A Vl1' ,\ · GLORIA EREDI · F.O • E;\1\'LATOIU E · PER • OGNI · MANrERA DT ·GENEROSE · VIRTV[)( CO)Il'riENDATISSIMI QVESTO · INEDITO · VOLGARIZZAMENTO J · CON IVGI GI\'LIO • MASINI · ED· ANNA· ZAVLI AI • CVGI Xl · DILETTISSL\1[ IN ·SEGNO ·DI ·AMOREVOLE ·E · LIETO ·ANIMO GP.,\TVLAN DO • INTITOL.\VA l'iO

Qtwndo si trasportflrlO le scritlltrr da u tut f a"ellrt rtd un alli-a , non tlo11nÌ l ' Espositore darsi briga rl i ritrttrre parola per parola; nut, <wendo rispeuo al genio della ma lingua, cercherei di prodnrrc per altro convene,)ol mi(Jclo negli ruzimi de' L euori gli effetti, che l e parole' del testo in l !li opemrono. PAOLO COSTA t\'EL 'IIUTTATQ DELLA ELOCVZIOVI!

rr acituma sferzava o \l re la terza Vigilia i bruni alipelli la nollc, E l' ang,cl , che vicino il Jì prcllicc , L' alha , cautanllo, r ichiamava in cielo . Il sonno :~ llora piu dolce, che mèlc , Risohc dc' mortai le st:~ nchc membra , E in soave torpor gli occhi ne lega ; Per le diO' usc allor tenebre in ·volta Sulle silenziose ali librata Va dc' sogni \ ' eridici la sd1icra. Qua l di Vencrc fu comandamento, Dolcissimo IIC scese uno ad Europa , Clte an cor pulcclla , cd a Fcuicc figl ia Nell ' auree stanze del rcga l suo tcllo Placidamente si adllonnia : di donne Tu sembianza \Cdea d ue ]~cgìoni, L' Asia, c l' O)lposta . a si ngolar certame

Mosse per lei , J cllc femmi nee b raccia F ar l' una incon tro all' altra esperimento: Quella estra nia a lle forme, c <Jucst.l scco Nat t le pan c J ' uua istessa terra ; E ta l mostrò per la gcutil Fan<; iull a Di battagl iar desio , che aIla ri \',dc Disse sJcguosamente : io le fu i madre, In cuna io la nutri i del peuo mio ; 1\Ia poichè l' altra l' ehbc a se rapita A tutta possa di robusta mano , ( Nè alcuna oppose repuguauza E uJtOl'A ) , Ripigliù: se noi sa i , scri LLo ~~ ne' fa ti , Che <Jtlesta dal Tonante cgidannaro A mc si add uca Vergi nclla in J uuo. Le piume abbandonò con a!l'aunata Lena, c il cor le IJalzò trepido i n pct t..> , Ta l di veder la si crcdcu c Europa Nella sognata visione i l vero ; E tacita , ed i n se tutta raccol ta L ung' ora si ristè su l letto assisa; Chè ancor negli occiii , IJeucJ.è desti , imprcs;.t Delle due Donne avea l ' imnwgin viva : Poic!lè alcnn poco da stupor rinvenne, Le labbra aperse iu quest i accenti: c c1uale, Ahi! cp1al N urne dc' miei sonni alla calma )[esce sgomcuto d i nott urne larve ? Qual mi si apprese al cor tenera cura

7 Dell a Straniera , che, dormendo, io vidi, Della Straniera , che del caro nome Di figiia mi fè lieta , c manifcsti Dicmmi d i affetto non mcndaei segni ? Di cand ide venture a mc foriero Volga, pietosi Dei , l ' osc uro sogno ! Disse, cd il piè velocemente in cerca Mosse delle Compagne , a lei d' ctadc , Di portamcu to , c di voler conformi: O le ]>iante addes trasse ad agi l danza , O le grazie natie di Anauro all' accruc, Si tcrgendo, avvivasse, o freschi gigli D i cogli ct· si p iacesse alla campagna , :Mista al be l coro cl ' innocenti ludi Ognor la sempl icetta :tlm:l p.1scea. Pt·cstamcnte le fur tutte d ' intorno, E d' esse ognu na un p:tnicrin si avea A far conscna di raccolti fi ori: Ai prali , che rasente alla ri\·iera Vcrdcggiano del mare, esciauo i nsieme, o, e conconlcmcn te in lieto stuolo Solea n deliziarsi , or dell ' o lczzo Di rosee siepi , or dell ' e'JI IOrco fiotto. Ad Europa pendca dal lat teo braccio 'l'ur to d' oro massiccio nn bel cauestru, Suda!.! di Vulcan mirabil' opra , Che a Lid ia g,i.ì donò , <tuamlo Nettuno ,

8 Che l' ampia t erra col tridente scote, Del giogal nodo la si aggi unse , cd Ell.t La som·ana per forme uniche 11 sole D' ogni rara ùcltà Telcfàessa, Sua Nuora , prcscntonnc, e <p testa poi La già nata di lei verg ine Em·o1)a. Varie a rilievo cou fìni ssim' arte Nel canestro S)>lendean scul te figure : Effigiata in òr la flebil ' Io Vcdeasi qnivi, a c ui non ance il volto Fiorian di donua le an imate carni; .Ma di vi tella nel mentito pelo, Simile a chi, nuotando , al mar si credo, Furiosa col piè fendc:wc l' onda : Eravi anch' essa l ' azzurrina al vivo Faccia del mar 1·i tratta , c dno dal l ido Immobilmente Garzonetti intesi A rimirarla , mentre ardi ta il varca : Da presso aveasi Gio~e, e mollemente Le fea carezze con la ma n divina , E lei, già spoglia del taurino ammanto In riva al N ilo dall e set te foci Uendea J>ietoso alle nat ie sembia nzc. Argento la corrente era del Fiume ; Metallo la Vitclla ; auro il Tonante. All' orlo intomo del canestro in giro Mercurio ~i avvolg,ea : \icino a lui

Argo si distcndca dai vigil' occlti ; E ta le del suo sangue augcl n ' uscia , Cile delle colorate a va rie tinte Sue belle piume si piacea superbo ; E, come vela d i volante antenna , Alteramente la stellata coda Dispiega ndo , copri a tont o , •1uant' era, Il labbro estremo del gen ti l lavoro: 9 Tal s' ebbe Europa in dono aureo canestro. l>oscia dte a~giunte insicm fcstcvolmentc Si miser dentro alle fiorite prata, Non un sol fior, non una sola erbetta Pie ne di ognnna fca le dislanze: Quale il serpillo dall' amllrosio odore , Quale il narciso; (1ucl la una viola, Questa un giaci nto si mictea : per terra Cadean le foglie, c come a primavera , Dc' ]>raticelli ne ridca lo smalto : Altre al punicco croco avidamcnte Ponean la •nano, e ne rapian le chiome L' .Agcnorca Donzell a iunauzi a tutte rri mcg.giava , (1ual s uole infra le Grazie l.' Id,, l ia Di v.1 , e sol si avca gradi te Novelle bocce di vermigli e rose. 1\fa non di sol i fiori era serbato Lungamente a bearsi i l <Or d t Ici , :Kè più le couseutia 'ul cr ~uperuo

I O L' intatto onor della ' 'irginea zona: L' adocchiò Giove, c in amorosa fiamma Arse improvviso , dallo stral piagato , Che al petto gli scoccò furtivamen te Venere, al cui poter fino si atterra , Re de' Celesti, e de' Mortali , Giove. Della gelosa Ci uno il punse tema, E il disdegno a schivame , e l' innocente Virago ad ingannar , suo nume ascose Sotto il velame di bovina pelle; E già Tauro muggìa , non qual di molta Biada ingrassa al presepe, o crual divide .Aggiunto al curvo amtro il cupo solco; Nè quale al branco in mezzo e1·ba si pasce , O quale al plaustro la gioga ja indura : Tinto era tutto nel color dell' oro Suo liscio pelo , e gli abbellia la fronte Candido segno in picciol' orbe accolto : Di lascivetto ardor dal cilcstr' occhio Intorno diffondea vive scintille, Pari all' aspetto di crescente Luna, Che l' etra alluma del bicorne raggio , Egualmente sporgenti acute cime Curvava in arco sulla fronte eretta. Al prato in mezzo, saltellando, Ei mosse, Nè a quella vista ahbrividir di tema Le :~ ttonitc Donzelle; an zi ciascuna

A gara gli si fco ratto da costa La morhidctta pelle a carezzarne ; Ingannate , cred' io, dalla fr agranza , Il Di che tutto egli empia l' aerc intorno; Talchè ncttarea men molcca le nari La sì soave , d i che oliva il prato. Di Europa bella ol tre a mor tal costume Poichè a' piedi si stette , ora del collo Ne lambiva gli a-vori, cd or le voglie Ne addescava in gentile atto amoroso A lisciargli le spalle: Ella tcndca La man di latte, c gli tcrgca su l laLbro La bianca S))llma; nè da spessi intanto Baci si tenne : r ispondeva il Tauro Con la voce del tenero muggi to Alle carezze , e n' era il suon sirnìle A stridulo tcnor, ch' esca del cavo Sen di Migtlonio modulato flauto : A Ici d' innanzi le g inocchie inchino Ne f1ssava il sembiante, c impaziente Seggio olfrirle parca del largo dorso. A!le Fanciulle ben chiomate Europa Si ·volse, c s1 parlò : fide compagne, Qual diletto ne fia d' esto Giovenco ' ] - AssJ( cr tutte sul proteso tergo, Qual su navile, che a salpar ne inviti ? Gentil , come il vedete, il volto solo

12 :Mostra d i Bue; nel resto acume accenna D' intendimento uman , se non che ava1·a Gli ucgò d i favel la uso natura. Ciò dello, sorridendo , Ella sul dosso Gli fu la prima, cd a sal ir con lei Eran l' allrc già prcstc : al par del lampo I n piè lcvossi dell' amato peso Lieto il Giovenco , c , in mcn ch' io nol rid ico, Via sci portò pc! l iquido clcmcu to. Vùl ta la faccia alle Compagne, ah Ulltc, Alto gridò , tutte accorrete , c , tanto Se pnr v i l ice, mc togliete al risco, Cui uc sospinge lo inga nncvol Tauro ! Ma coufonarla di pietosa ai ta Alcuna non polca; ehè già da )unge A stento sol la ragginugca lo sguardo , Tanto, come Del fi n che rallo guizza, Avca già ]>reso rlcl ecru leo pia no. Dall' imo fondo allor le Occaniuc Del le Foche a r idosso a CCillO a cento Emcrscr , ga lleggiando, in lìno al pet to : Cheta Nettuno f co l' ira del O.utto , E del mne al Frate) la ' ' ia sec111·a , l\fcntre i Tri toni, che ne' sped1 i algosi Stanzano d' .Amfìtrite , inno di nozze Altcrnamen tc armonizzar si udiro .A l ranco suon delle r itol'lc conche.

Gi:i sul Tauro la Vergine seduta D' una mano stringca tenacemente Un sottil corno , c ritraca dell' altra Le pieghe i n sn della pnrpnrca gonna Tanto, che appena la mari na spuma Ne attingesse talor l ' ultimo lembo. Il -.·cio, che degli omeri , c del seno Sinuoso ascondea le schiene nevi , Dell' aura al soffio sventolava, c teso, Qual gonfia vela, più spedita c lieve La trc piùantc fea Verg ine al corso; l\la poi che il suoi natio si addiè che tutto Dal guardo si arretrava, c non più lido Di mar, non pit't scorgea cima di monte, Ma solo etere, cd acqua, atlentameutc Guardossi intorno esterrefatta, c tale Fè pc t· l ' aure snonar Ocbil l amento. O Tauro, o tu, ch' io credo esser dai Numi, A qnni , d illlmi , ne traggi ignote p rode? Qnal ti affida a tentar strano ardimento Le vie di Teti con la bifid' ugna ? Nè di spavento ri distringon l ' onde , Che piano ai naviganti , c mal sccuro Agli inespert i Tauri offron tragitto? Donde LI fame in mar , donde la sete T rarnc fia dato ? l\Ia se un Dio pnr sci, Pcrchè, pcrchè ( ciù che disdice a nn Dio )

t4 Fra Non Non sirti rau fan c scogli a naufragar t' ingolfi ? boscaglie pc' Delfini , cù acque llc' Tori: l' una c l' altra strada Discorri imp unemente , e 11011 ti bagni I piedi, che a vogar ti son remeggio. Io crederò , n è iìa vana credenza , Che l' anrc istessc a fendere sublime Ti levi , qual se avessi ala di augcllo. Oh mc infelice, che raminga e sola Lnngi dal dol ce mio patcmo ostello Solco, fida ta a 1111 Bue , mar sì profondo! O ttt, che in tna .possanza il frcn ne tempri Col temuto tridente , o tu, che il puoi , Ncttun , mi aita in sì misero stato, E, ti mostramlo a mc facile Jdùio , L'orecchio inchina alla mia prccc, c affranca Una smarrita di tna diva scorta! Non è, non è senza voler del cielo , Che ne' tuoi regni a pcrigliat· son tratta. Jl Tauro allora: a che nel duol sì vinta, A che t' angi? fa cor, Vergin, nè tema Del diffidi viaggio or più ti colga : In me , Tauro alla spoglia, in mc ravvisa Giove, il padre dc' Numi: ognor poss' io , Qnal mi talenta più, prender sembianza: Amor, ch' anco gli Iddi i delle sue frecce Indomito soggioga, Amor, qnal vedi ,

Sì vasto a misurar tratto ùi mare Ne astrinse ; Amore , che di te mi prese. Creta , conscia ùcl mio primo vagito , Creta ad entrambi fia gioconda stanza : Or ti a1>pa1·ccchia a disposarmi , c tali Del mio seme divino incliti Figli Io t' imprometto, che posscnte avranno Signoria della terra , e più non disse. Sporgea Creta dal mar : sue prische forme Giove riprese, c disnodolle il Cinto: Le rosee coltri sprimacciaron l ' Ore Ministre al cenno del Tonante; e, volto In festa il duol , della cangiata sorte Sorrise Europa , che al Satnrnio S1>0sa Di progenie immortale il fè beato, E nel bel nome si allegrò ùi Madre.

FavenJ.icc die 10 / amw rii 1835 Vidi~ pro l llmo, ac Revclliw Episcopo Josephus Jlrcntanius Rector S. Abrahcc , Examinator prosynoclalis. Faventicc dic 10 Jarmarii t835 Imprimatur Fr. Petrus Cajetanus Felctti Ord. P rerl. S. T . Profess. lnq. Cen. S. O. Faenza 10 Cennajo t835 Se ne permette lCL Stampa per parte della Poli:io ll Governatore Distrettuale C. JJ. Brunetti.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==