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Tre occasioni editoriali

dente in bocca, le sue pretese di amatore e

i

suoi egoismi d'artista - ma quale donna

ha dato di più a un uomo? Quale donna gli

ha dato, soprattutto, in maggior misura di

lei, quello di cui lui aveva bisogno? Quale

Beatrice, tenendo conto che

il

suo poeta si

chiamava Léautaud? Per contentare

il

quale ,

legato innamoratamente alla ·propria solitu–

dine

(Monsieur n'épouse pas,

anche quando

Madame resta vedova), bisogna non pensare

che a una cosa sola, la

seduta

con tutto il

suo contorno

di

parolacce e di impudicizia,

il

puro amore fisico che

è

cosa altrettanto astrat–

ta che l'amore puro; bisogna inoltre leggere

gli scritt i di Monsieur, e lodarli , e accon–

sentire a lasciarsene divorare . Bisogna evitare

di parlargli delle proprie difficoltà economi–

che. Bisogna essere come lui vuole, e ac–

cettare lui com'è. Bisogna riempire

i

vuoti

della sua esistenza

di

lette rato , riempirli in

fretta e bene.

Quella povera signora Cayssac, cinquan–

tenne, con il suo seno giovanile e

il

suo bel

naso che il raffreddore stesso abbellisce,

è

impossibile non amarla, e tra i due non con–

siderarla la vera vittima: felice vittima ma–

gari, se non vogliamo sbarazzarci del verso

romantico che

ci

volteggia attorno come una

farfalla,

«

heureuse la beauté que le poète

odore

».

Nessuno ha saputo, come Annette

Cayssac, sgombrare

il

terreno dei miti della

donna-angelo, della donna-fatale, della don–

na-copine,

o semplicemente della donna gio–

vane e aggraziata: lei, che porta nella lotta

amorosa lo stesso impegno essenziale che

nella lotta per la vita,

è

l'immagine più

autentica della donna nella società attuale -

società dei diritti pari e quindi di ritorno alla

preistoria - che non si riconosce e a cui

non

è

riconosciuta altra distinzione dall'anta–

gonista maschio, che

i

suoi attributi sessuali

primari e secondari. Con i quali, senza più lo

scaduto ausilio della civetteria e del mistero,

riesce ancora a essere l'« ispiratrice» di un

disadorno poema. Che, piuttosto che un li–

bro, ricorda

il

pitone mentre digerisce un

grosso capretto:

è

la letteratura che ha divo–

rato e assimila l'antiletteratura. Del resto,

anche Léautaud distrugge senza parere qual–

che mito del mondo letterario contemporaneo:

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all'uomo-scrittore integrato nella società, al

letter ato

«

uno come gli altri », che si arric–

chisce di viaggi,

di

contatti ,

cli

impegno e di

contestaz ione, Léautaud oppone il caso esem–

plare dello scrittore uomo a sé, che riceve di

sé in sé, e ha bisogno di due soli strumenti:

l'attività sessuale e l'attività letteraria. Le se–

dute di lavoro, e le sedute con Madame : agli

scritto ri socializzati o inseriti che si vanno

affannando dietro tante mai cose, Léautaud

ricorda che bastano, a chi scrive, quelle due.

Che si riducono poi a una sola, visto la co–

mune radice dell' erotismo.

Unum necessa–

riu.m.

Settore privato

contiene anche qualche let–

tera dei due protagonisti-antagonisti: tali da

far pensare che se un giorno la loro corrispon–

denza dovesse esser pubblicata per intero,

sarebbe un bel giorno per gli amici di Léau–

taud e di Annet te Cayssac. Lo aspettiamo

dalla incomparabile Madame Dormoy, che ha

già curato un grosso volume di lettere a lei

indirizzate da Léautaud e presenta ora una

Correspondance 1912-1955

di Léautaud e di

André Billy (edizione

Le Bélier,

1968)

e pro–

mette un epistolario generale, circa millecin–

quecento lettere . La figura ai Léautaud non

ne risulterà sempre sotto una buona luce.

Perché per conto mio sono disposto a perdo–

nargli ogni cosa,

il

bene e

il

male, ma non

il

silenzio, nelle lettere scritte a Billy nel

1950,

sulla morte di Annette: la donna infi–

ne che aveva riempito della sua presenza -

ingombrante e perciò potente -

il

mondo

di un uomo scontroso e inamabile. Ci saran–

no, per fortuna, gli altri aspetti di Léautaud :

la sua non finta semplicità (il

31

dicembre

1926

ringrazia Billy per il dono di un sopra–

bito usato,

«

quasi nuovo», appartenuto al

generale Legrand-Girard, zio di Billy:

«

Mer–

veilleux pardessus. Excellente a//aire

»);

la

sua dedizione al lt3voro (

«

Bisogna vivere e

lavorare come se non si dovesse mai mori–

re

»);

lo schietto amore di libertà (

«

Libero

io, liberi tutti »).

Ed era alle prime schermaglie con

il

«

Fla–

gello», quando scriveva:

«

Credetemi, non

sempre mi piaccio cosl come sono »...

LUIGI

BÀCCOLO