

C~LA
Si ricordò del generale \Veyler, piccoletto, coraggioso co–
me un leone, e così autoritario, quando diceva, fra tante paro–
lacce, quelle cose tanto belle sulla volontà. Pensò che dovev·a
essere coraggioso anche lui, ch'era finalmente ~ra che mo-.
strasse un
po'
di
volontà.
- Bene, donna Degna - disse alzando il tono àella voce
e disponendosi ad alzarsi - voi mi perdonerete...
Sentiva vcrg9gna a restar
_lì
anche un istante di più.
- Oggi ho da fare al Ponte. Domani sarà un altro giorno...
- Ma via, Ortiz; proprio adesso che mi stavate insegoan~
do tante belle cose coi vostri discorsi.
- Cosa volete, donna Degna : il dovere prima di tutto.
- Va bene, va bene, sono contenta che diciate così, vi
fa
onore, ma restat e qualche minuto ancora. Aspettate : vi darò
un bicchierino di Jerez: non vi piace il Jerez?
·
- Non disturbatevi, donna Degna.
- Ma non
è
affatto un disturbo, lo sapete bene che fra noi
non si fanno complimenti.
·
E la vecchia si avvicinò alla credenza; stava cercando un
bicchierino quando si senti Suonare il campanello
i
alzò il capo
sorpresa.
- Strano; chi può essere a quest'ora?
Donna Perfetta emise un profondo sospiro,
poi
disse :
- P'uò darsi che siano Je figlie de11'ispetore. Che guaio
che non ci sia la Dolorosa
!
Serafino era rimasto muto dal terrore;
poi
si alzò con
fa–
tica e, facendo un cenno con la mano, disse alle due Vecchie:
- Lasciate stare
i
aprirò io.
I suoi passi risuonavano sulla scala di legno come un tam–
buro; scese lentamente, quasi solennemente, appoggiandosi al
guardamano. Donna Degna sentl i passi e gli gridò dietro:
- Ortiz, potete apri re col tirante. E' subito B a sinistra.
Serafino non rispose. Era
già
dietro la porta e non sapeva
che rosa fare. Avrebbe dato l'anima al diavolo pur di rispar–
miarsi quei momenti di tortura . Avvicinò la faccia alla porta
e, ancora con un filo di speranza, domandò :
-Chi
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