Una città - anno IV - n. 36 - novembre 1994

j t nove,nbre IL MERCATO DELLA POLITICA è l'intervista a Renato Mannheimer sul problema, decisivo, della comunicazione in politica. In seconda e terza. Con la "stazione" di Antonella Anedda. QUALITA' E UGUAGLIANZA. Pietro Marcenaro ci parla di una concezione degli ammortizzatori sociali, e dello stato sociale, che induce passività e dipendenza. Il grande problema di combinare la qualità, che è selettiva, con l'uguaglianza. In quarta e quinta. A MOSTAR è l'intervista a Enzo Piperno, dove si racconta di peripezie incredibili per smistare aiuti, di piccoli ma preziosi risultati per riannodare un dialogo Ira le due sponde del fiume, in una città devastata in un modo, per noi, inimmaginabile. In sesta e settima. IL PIEDE IN DUE SCARPE. Il dualismo Ira insediamento e diaspora dell'ebraismo è metafora della condizione umana. L'importanza dell'uno, a patto che non diventi idolo in terra, pena disastri. Intervista a Stefano Levi Della Torre. In ottava e nona. COMUNICARE IN ISOLAMENTO è l'intervista in cui Paolo Crepet ci parla degli adolescenti di oggi, lacerati Ira una grande capacità comunicativa, ma povera di linguaggio, e un grande isolamento, Ira una maturità affettiva precoce e un ritardo della maturità sociale, di cui gli adulti portano non poche responsabilità. In decima e undicesima. L'AVANZATA DELLANEW AGE, in cui confluiscono tutte le pratiche orientali e che vorrebbe ritrovare un'armonia innanzitutto con se stessi, secondo Aldo Natale Terrin, teologo cattolico, è frutto della condizione neo-borghese di assenza di grandi conflitti. In dodicesima. KIT, SERATEE CONVENTION, invece, è la strana setta cresciuta attorno a una casseruola da vendere. Unisce l'individualismo del "credere in se stessi" all'organizzazione più gerarchica. Intervista a Paolo Bertozzi. In tredicesima. LA SORELLANZA DEMOCRATICA è quella degli irochesi, dove alle donne spettava il potere economico, l'educazione dei figli, il veto sulle guerre, la custodia dei valori religiosi. I maschi, dopo una giornata passata ad andar avanti e indietro fra mamma e moglie, la sera si raccontavano imprese roboanti. Intervista a Maria Teresa Romiti. In quattordicesima. SAPERE DI CAPIRSI è l'intervista a Bianca Guidetti Serra a partire dall'amicizia di un gruppo di compagni di scuola che nelle leggi razziali del '38 si iniziarono alla politica e rinsaldarono p 'amicizia durata fino a oggi. In ultima. 1anco

un mese di un n o I bosniaci tentano Il contrattacco. Speriamo bene. Dimostrare che la prepotenza, per di più, questa volta, fomentata e resa quasi invincibile dall'indifferenza generale, non paga sarebbe bello. E non solo perché giusto, ma perché, come si sa, è malattia contagiosa. Resta l'amarezza che quelle armi sono pagate da chi nel suo paese fa lapidare le adultere e che I bosniaci, dopo una resistenza eroica in nome della tolleranza e della convivenza, dovranno ringraziare chi uccide giornalisti e poeti. Ma già, noi le armi le vendiamo, non le regaliamo. L'Europa liberale e democratica è ormai svuotata di ogni Ideale e piena solo di se stessa, il che come ci dice Stefano Levi Della Torre, non porterà nulla di buono. A difendere l'onore degli europei a Mostar c'è un tedesco di 65 anni, che fa il sindaco, la cui casa è già stata centrata da una granata e pochi volontari. Piperno ci racconta come sono riusciti a organizzare una riunione di medici croati e mussulmani. Sembra poco, è molto. DI chi, per l'Onu, se ne sta lì a decine di milioni al mese e fa mercato nero meglio non parlare: si stanno guadagnando ville e seconde case nella paciosa Europa grazie alla sofferenza e ai soldi di chi la casa non ce l'ha più. Ora l'ultima notizia che vorremmo leggere è quella di altre atrocità commesse da chi ne ha subite tante. E speriamo che qualcuno in cuor suo non speri che avvenga per poter riaffermare un qualche principio disincarnato. Tanto avrebbe torto comunque. In Italia passiamo di processo in processo. Un amico intervistato tempo fa ci raccontò una scena di San Patrignano. In un'assemblea plenaria, l'indice di Muccioli si alza puntandosi contro una ragazza della platea. E rimbomba l'urlo: "Tu! Che sei sdentata per i troppi pompini" e, a seguire, dieci minuti di sistematica distruzione della storia personale della ragazza, inframmezzati da invettive contro il 68. Nel frattempo il pianto della ragazza, sempre più rotto, risuona nel silenzio degli astanti. Poi Muccioli scende, si avvia verso la ragazza, la prende fra le braccia e la tiene così a lungo. E' la scena madre di San Patrignano. Padre, meglio. Una nostra amica che ama San Patrignano, che presta la sua professionalità, che si è fatta degli amici, ci ha esortato a tentare di capire. Ci ha descritto la scena affascinante del refettorio, dove centinala e centinaia di giovani si riuniscono In un clima conviviale e sereno. Solo che per ordinare bisogna specificare se vuoi un'intera porzione o mezza, perché nel piatto non deve restare nulla. Egli angeli custodi sorvegliano. E lei a dirci che è giusto perché il drogato ha passato una vita a Ingannare gli altri, deve relmparare la responsabilità, eccetera, eccetera. Ma Maranzano non riusciva a mangiare. E come è possibile che nessuno si sia mosso alla comprensione che qualcosa non andava, che forse il pestaggio precedente era la causa della sua mancanza di appetito? Che nessuno si sia mosso a pietà? Così gli angeli, custodi della regola ferre;J, completarono l'opera. E' questa la responsab/1/tà? E la si può inculcare in odio alla libertà? Cosa pensare? Di Muccioli lo sappiamo, di ministri e sottosegretari in processione da tale santone anche, ma di quel ragazzi? . Crepet cl dice che ogni discorso di "ritorno indietro" suona sinistro. Sospettiamo che ogni rimessa in scena di un padre, non possa fare a meno di un allestimento di intolleranza, violenza verso Il debole, sogni di pulizia morale e sanitaria, stati etici ed etnici. L'odio verso /168non porterà mai nulla di buono. E' Impensabile che nella triste, ma ineluttabile scomparsa di padri, zii e fratelli biologici possa rifondarsi anche una fratellanza d'adozione, in cui, fra l'altro, ritrovare dei fratelli maggiori? D'altra parte non è diventato questo il padre? E se è vero che il litigio fra fratelli è fondante nella storia dell'umanità, non si può sperare che anche l'amore fraterno sia altrettanto antropologicamente fondato? E non era quella, delle tre, la parola d'ordine rimasta lettera morta? Sperare, invece, in una società in cui le donne abbiano diritto di veto sulle dichiarazioni di guerra sembra decisamente troppo. Ma succedeva, come ci racconta Maria Teresa Rom/ti, fra gli irochesi, che oltre ad essere ottimi democratici, l'omicida e il nemico il più delle volte preferivano adottarlo. Va detto che erano anche ottimi torturatori. Ma del "due" non ci si libera. Come continuare "a fare" con la certezza che il lieto fine non c'è? Come alternare lo sguardo ravvicinato e appassionato allo sguardo da lontano, scettico e fatalista? Come passare dalla cura del male piccolo alla politica e viceversa? Come perseguire un ideale debilitat~ da~ dubbio? E come combattere riuscendo anche a mettersi ne, panni del nemico, astanare il suo male in noi e, nel caso, a non cantare vittoria? Sono alcune, cl sembra, delle domande che ci pone e si pone Stefano Levi Della Torre nell'intervista delle pagine centrali. E cl scuserà se citiamo un brano del suo magistrale libro. "Si narra che quando il mar Rosso si chiuse sull'esercito egiziano salvando gli ebrei condotti da Mosé, gli angeli cominciarono a cantare un canto di trionfo. ~I/ora ~I Santo Benedetto sia, disse: Tacete! L'opera delle mie man,, , . gli egiziani, stanno morendo sprofondati nelle acq~e, e vo! cantate? Qui c'è un grande insegnamento: che la violenza e talvolta necessaria ma non per questo è cosa buona; e se la violenza non è buona, non per questo è sempre giusto astenersene. Tutto ciò ci complica la vita, perché ci impedisce di semplificare il dramma della scelta, appellandoci non alla situazione concreta ma ai principi, per salvarci l'anima. I troppo buoni spesso sono semplicemente dei narcisisti. Verso la Bosnia ad esempio un pacifismo troppo coerente può risultare in connivenza con l'aggressione, oppure omissione di soccorso, crimine fra I peggiori ... così la guerra del Golfo è stato un fattore importante, forse necessario, per Israele e per l'Olp. Ma non possiamo cantare come angeli, perché sulla giusta punizione di Saddam Hussein e sulla stretta di mano tra Arafat e Rabin c'è l'ombra di migliaia di irakeni sommersi nella sabbia." Parole sante. Per il resto, Mannheimer qui a fianco ci dice che la sinistra fraintende Berlusconi: non è la diga contro il comunismo ma contro il fascismo. Unamico di Roma ci dice che alla moschea tifano Fini, compreso chi è senza permesso di soggiorno. Auguri a loro. E a tutti. IL MERCATO DELLA POLITICA Le nuove regole della comunicazione politica, dopo la fine dei partiti. Il rischio di disprezzare la gente che ha poco tempo per leggere e informarsi. L'operazione, scientificamente programmata, di marketing di Berlusconi. L'assenza di slogan della sinistra. La grande mobilità che tiene aperte tutte le possibilità. Intervista a Renato Mannheimer. Renato Mannheimer è docente di Sociologia Politica all'Università di Genova. Secondo recenti sondaggi solo il 2 % degli italiani sarebbe interessato all'antitrust, alla libertà di informazione ... Non ho ideadel la percentualedegli interessati all'antitrust. comunque non può essere tanto alta: il 2% è poco, ma mi sorprenderci se fosse più del I 0%. Vorrei però s01tolincarelamiadisapprovazione per 1• impostazione di questa domanda. Ne approfillo per esagerareun po', ma così formulata questa domanda esprime un punto di vista che nasconde una non comprensione delle dinamiche reali della società, e questo è un a11cggiamentocomune che io trovo pericoloso. Cerco di spiegarmi. La domanda era: "solo il 2% degli italiani dice di interessarsi alla questione della libertà··. e soli intendeva: •·maallora di cosasi interessano?", tu11aviaprima di formulare una domanda di questo genereoccorrerebbeparlaredel laqucstionc della libertà così come è stata presentata dai giornali. dalla Rai. Il portinaio di questacasa. per esempio. è una persona di grande sensibilità e intelligenza. ma sicuramente non capisce bene che cos·è l'antitrust. né ha Ictio sul giornale il diba11itosulla Rai. né conosce bene la proposta dei tre saggi. Non conosce quc. te cose perché sono difficili. perché non ha il tempo per seguirle bene: la seraarriva acasastanco. probabi Imente segue un po· il telegiornale. poi guarda un· altra roba, dopodiché vaal bar a discutere di sport... Tutto questo non vuol dire che non gli interessi la questione dell'antitrust. gli interesserebbe tantissimo se gli fosl.c spiegata in termini chiari. perché non ècerto stupido, solo che non ha studiato ... E poi non tulli hanno l'interesse per la politica e per le cose sociali. Qui di fronte c'è una sala corse dove gli avventori stanno tulio il giorno a scommelterc sui cavalli. Queste sono persone intelligenti a cui però non frega niente della politica: quando andiamo a prendere il caffè insieme mi spiegano tulio sui cavalli, che è un mondo interessantissimo, molto diverso dal mio. Anche loro. come me. la ma11inacomprano il Corriere. solo che lo guardano rapidamente poi leggono 'Tu1totrot10 .. o un'altra roba. Cosa voglio dire con questo? Voglio dire che vent'anni fa il problema della comunicazione politica non si poneva come si pone oggi. Forse non si poneva perché, per esempio, a tulli interessava l'uscita dcli' Italia dalla atoe la gente era più informata? on è così. la differenza è che vent"anni fa la nostra mobilitazione politica era organizzata dai partiti. era il partito che ci diceva che J"Italia doveva uscire dalla Nato e bene o male si dava una delega al partito. Non è che ognuno ragionasse su tulio: uno diceva ..in fondo io sono di questo partito ..... ed eraanche un a11eggiamentogiusto. era un modo di risparmiare tempo. mica tutti posl.ono stare tutte le mattine :--ul giornale a studiare... Una volta non c·era il problema di avere un·opinionc su tulio. perché in qualche modo si apparteneva a una formazione politica. a una corrente ideologica (quelle che i "ociologi chiamano ·'sub-culture ..). e tulio. nel bene e nel male. fun1.ionava tranquillamente. Oggi i partiti non hanno più questa forza trainante. non ci sono più le ideologie. non c·è più il comunismo. il cattolicesimo !-.i mantiene sempre di più nclrambito religioso, per cui la gente non ha più una guida e cerca come può di capire i problemi, ma senzafarsene una ragione di vita. E' per questo che la comunicazione è diventata importante. Una volta non lo era, in fondo una volta ogni partito per vincere le elezioni diceva "gli altri sono ca11ivi,votate per me"'. E diceva che gli altri erano calli vi non per evitare che i suoi votassero per gli altri, perché non lo facevano. ma per rafforzare 1•identità, mentre oggi non basta rafforzare )"identità. bi. ogna convincere la gente. Secondo i nostri studi, nel ·92, ancora col vecchio sistema politico, ogni italiano era. in media, indeciso fra tre partiti. il che vuol dire che per uno orientato a votare per un solo partito cc n'era un altro cheera indeciso tra quallro. cinque. sei partiti. Perquesto oggi. col sistema politico nuovo. la maggior parte della gente. che non legge a fondo il giornale tulli i giorni. se viene intervistata su li' antitrust non sa rispondere: non sa cos·è. perché è una parola in inglese. e poi non ha avuto il tempo di seguire. 11punto chiave è la comunicazione. questo Bcrlusconi l'ha capito molto bene e ha cercato di comunicare in modo facile alcuni conce11i:l'ottimismo. la speranza nel futuro. il milione di posti di lavoro. il miracolo di uscire facilmente, senza fatica. dalla crisi. Prescindendodal chiedersi sequesti concelli fossero giusti o bagliati. dichiarati in buona o in mala fede. è indubbio che Berlu!-,COnil hacomunicati. lo faccio sempre un piccolo giochetto con i miei amici: gli chiedo di ricordare uno slogan della ~inistra. ma ne. !-,Unolo ricorda perché non c·era uno slogan della sinistra: non c·cra perché la !-.ini,.traha tra~curato di dire in modo facile delle co!-.cpure egregie. Allora, perché la domanda è impostata male? Perchédà già un giudizio di valore sulla gente che non si interessa tecnicamente del problema dell'antitrust, e non si capisce che la maggior parte della gente non merita un giudizio di valore negativo. Sono quelli che fanno politica che non capiscono che la gente non li sta a sentire se parlano complicato, mentre oggi siamo nell'epoca della comunicazione di massae questaha cambiato la ituazione: dall'epoca dei partiti siamo passati all'epoca della massa.La comunicazione è diventata un a pello e senziale della politica equindi è nece sario comunicare con semplicità. Ho letto che Rocco Bu11iglione, leader dei popolari. sta facendo delle cose sulla comunicazione perché, ha dichiarato. vuole riprendere i voti di quelli che leggono poco i giornali, che guardano solamente la televisione, e hanno ancora valori ca11olici. Ha ragione, solo che va anche dello che la comunicazione non è tu11ala politica. che dietro la comunicazione ci vuole un --prodollo ... qualche cosa. cd è questo che va comunicato. Gli clc11ori non vanno trattati come se fossero deficienti. o gentaglia persache si occupa. olamente di donne e motori. perché l.Ono sensibili alle problematiche sociali. però queste problematiche gli vanno dette in modo chiaro. non si può pretendere che la gente che non si occupa di politica per professione o per passione segua con costanza tulio. Quindi lei ritiene che la comunicazione, la capacità penetrativa di uno slogan, non sia legata alle reti televisive che uno ha... Bcrlusconi ha vinto per tulle due le cm,e:avere le tclcvil.ioni aiuta molto. non avendole è molto più com-

~~f f.4W~f¼,' ~❖ plicato, però non basta, si può aver- ché un imprenditore che scende in le e non saperle usare bene. Berlu- un mercato valuta tutte le possibilisconi ha le televisioni, ma ha ag- tà, e ha visto che a destra c·era più giunto a questo non tanto lo slogan spazio. Sembrerà strano, ma Berlugiusto, non è quello il punto, quan- sconi avrebbe potuto avere benissito l'intuizione di studiare le carat- mo successo anche a sinistra, solo teristiche e gli atteggiamenti della che avrebbe dovuto comunicare in popolazione in un momento in cui modo diverso. A destra, però, era gliatteggiamentipoliticicambiano meglio perché c'era molto meno molto rapidamente, per trarre da concorrenza, meno partiti consoliquesti studi gli slogan più opportu- dati, c'erano solo la Lega, le cui ni per convincere. Prima della pro- capacità comunicative sono scarposta, dello slogan, c'è sempre lo se, e il Msi, che era fuori dal gioco. studio, l'analisi. Nel marketing dei Allora che cosa ha fatto Berluscobeni di consumo si fa sempre così e ni? E' entrato in questo settore, che lui aveva la cultura per farlo. Non era il più promettente in termini di bisogna avere pregiudiziali su que- ritorno, e ha rimesso in gioco la sto terreno: se noi dobbiamo ven- destra; alleandosi col Msi ha sapudere un accendino e andiamo alla to sfruttare tutto un deposito di voti cieca sbagliamo e falliamo, quindi che erano in ghiacciaia, un'operasiamo dei pessimi imprenditori; la zione politicamente molto intelliprima cosa che un bravo imprendi- gente, anche questa curata prima. tore fa è studiare il mercato. Berlu- Quando Berlusconi, a Bologna, ha sconi ha sicuramente le sue con- detto che avrebbe votato per Fini vinzioni, i suoi interessi e i suoi non è stato per un caso, tutt'altro: è motivi per fare politica, però, al stata un'operazione splendidamentempo stesso, è anche un imprendi- te curata dal punto di vista della tore, un conoscitore della logica comunicazione. Dal punto di vista del mercato. Se io voglio entrare tecnico, l'operazione di marketing nel mercato con un nuovo accendi- politico di Berlusconi è stata esemno, studierò bene il mercato degli plare. Altri partiti, compresi quelli accendini, guarderò quanti se ne di sinistra, si sono rifiutati di fare vendono, quali sono nel mercato le uno studio del mercato elettorale, nicchie libere, magari è libera la con i risultati che vediamo. nicchia degli accendini a poco prez- Quindi, attraverso questa ricerzo, allora, in primo luogo, sceglie- ca di mercato, in qualche modo rò quella perché più redditizia. Poi Berlusconi ha dato voce a qualpuò darsi che per motivi ideologici cosa che la gente chiedeva? io sia più legato agli accendini di Sì e no. Berlusconi ha dato voce a lusso, ll)a, se sono un imprenditore una richiesta che c'era, ma che lui serio, prima della mia scelta devo stesso aveva contribuito a creare tenere conto della situazione del con una certa cultura che passa mercato. Berlusconi ha fatto que- attreverso un certo tipo di tclevisto: ha fatto un'analisi fredda del sione. Subito dopo il voto abbiamo mercato e poi ha scelto, sicuramen- fatto un sondaggio in cui chiedevate anche in base alle sue predispo- mo tantissime cose a gente molto sizioni, alle sue convinzioni, alle diversa e alla fine chiedevamo agli sue convenienze. Quel che voglio intervistati per chi avevano votato: dire è che ha comunque fatto abbiamo scoperto che la cosa che un'analisi "scientifica" del merca- spiegava di più il voto era 1·apprezto, un'analisi che è la base di par- zamento per i canali della Finintenza per qualunque intervento, vest. Un mio amico ha fatto un· alspecie quando il mercato è mobile tra ricerca e ha trovato che anche il come adesso. L'analisi scientifica fatto di essere milanisti spiegava è la base per operare, anche in po- molto il voto. Berlusconi quindi ha litica. Queste ricerche le ha fatte dato vita a qualche cosa che rispeccon grande cura, con grande scien- chiava quel che lui stesso aveva tificità, già a partire dall" estate del contribuito a creare. Questo non '93, un anno prima delle elezioni, vuol dire che nell'elettorato ci sia facendo quello che si fa in molti solo questo, ci sia solo la cultura paesi del mondo e non fidando<;i che Berlusconi ha favorito: ci sono delle proprie antenne, come hanno anche dei valori, delle cose, che sempre fatto molti dei politici tra- 11011 si è riusciti a tirare fuori e che dizionali e qualcuno fa ancora ades- magari convivono, nella stessa perso. Berlusconi nelle sue ricerche ha sona, con l'apprezzamento dei catrovato che c'era un ampio spazio nali Fininvest. lo sono convinto per un partito nuovo e inizialmente che altre cose ci siano, !>oloche non si è posto il problema se farlo di sono '>tate abbastanza sollecitate centro, di destra o di sinistra, per- dalla comunicazione. Berlusconi ha Bi iotecaGino Bianco comunicato meglio dei valori -come la famiglia, il benessere, ecceterache possono essere interpretati in altri modi. Lo sciopero generale del 14 ottobre può essere servito per una tale sollecitazione? Lo sciopero generale è stata una cosa molto importante, anche se non va esagerata. E' stata importante perché da una politica tutta televisiva si è passati anche a una politica concreta: nelle piazze si è visto fisicamente un altro attore politico. Sbaglia però chi pensa che nelle piazze ci fosse la maggior parte della popolazione: anche riguardo allo sciopero generale una quota 11011 piccola di persone non lo sapeva, 11011 c'era, 11011 l'ha visto, non ha avuto il tempo di seguire, non l'ha fatto, eccetera. Certamente lo sciopero generale ha mobilitato, tant'è che ha spostato dei voti, ma non da Berlusconi verso la sinistra. Il cartello che diceva "Ho votato Berlusconi, adesso voto per la sinistra", è stata una rarità. Lo sciopero ha compattato verso il Pds persone oscillanti nel centro sin i-· stra, ex votanti di Segni, ma la quota di quelli a cui piace il governo è rimasta inalterata, semplicemente un po' dell'elettorato di Forza Italia si è spostato verso Fini. Tutto questo rende più giustificata la preoccupazione di una riedizione del fascismo? La preoccupazione del fascismo è giusta, non c'è dubbio che r ideologia del partito di Fini sia una ideologia legata a valori di destra, anche se non credo che si possa riproporre il fascismo nei termini tradizionali. A questo pericolo la sinistra deve però rispondere attrezzandosi per lottare su questo mercato -in una situazione di grave instabilità, in cui la gente cambia fortemente il voto, in cui a volte sta a sentire solo gli slogan- senza trattare la gente con disprezzo o dal- )' alto in basso, come a volte mi sembra di vedere. Il luogo del dibattito politico oggi è questo e non c'è altro da farecheacce11arlo. Siamo nel ·94, chi oggi h::i 18 anni è nato nel 1976, quindi non sa che cos'è stato il referendum sul divorzio, quando c'è st::ito il rapimento di Moro aveva 2 anni: non può sentire il senso dell'antifascismo come lo sente uno di 50 o 60 anni. I genitori dei diciottenni sono persone che. più o meno. avranno dai 38 ai 50 anni, anche loro quindi sono nati nel dopoguerra e ancora una volta l'a,senza dei partiti -che erano un momento di formazione • • staz1on1 REALTA , luogo e nome. La realtà non è tenace, ha bisogno della nostra protezione. Le case crollano, interi mondi scompaiono, noi siamo sempre sul punto di andare. Ogni stagione un congedo e insieme un tempo slittante, una corsa rovesciata con punte roventi. Se qualcosa può fare il linguaggio è sterrare di volta in volta uno spazio all'interno del quale nulla sia superfluo, uno spazio mite, come un recinto dove gli oggetti e gli esseri respirino gli uni accanto agli altri, abbiano durata e luce. Scrivere non è che questo: la realtà della parola contro l'irrealtà la gratuità del male. Vedere tutto, soffrire di tutto, non ritrarsi, avanzare nella vita sapendo che tutto ha un peso, che nulla può esserci risparmiato. E' il tema della responsabilità di Char, la sua concezione della poesia come insonnia perpetua, è Alioscia Karamazov che torna e resta nella famiglia dove verrà compiuto il parricidio, proprio lì dove il suo cristianesimo sembra più insensato. Il male assoluto, invendicabile, quello della tortura e dei campi di concentramento, lo stesso che Hannah Arendt ne Le origini del totalitarismo identifica con la volontà di rendere gli esseri superflui in quanto uomini, non può essere raccontato se non mostrando la superfluità degli aguzzini. Di fronte a questo male tutto ciò che non è politica è poesia, custodia della realtà proprio in quanto ferita. Quando in Todesfuge Celan c'inchioda a quel fischio ripetuto e indifferente che chiama uomini e cani, quando Huttenfenster ci stringe nel soffio gelido dei sospesi, dei raminghi lungo una costellazione di tombe non svela solo l'ossessiva ritmicità di un massacro, ma dà riparo al respiro delle ombre, al battito di qualcosa che altrimenti non avrebbe C'è un punto sul ciglio della perdita più atroce in cui ingiustamente rintocca un suono nitido e segreto, la solitudine di una mitezza impensabile. Penso a una donna, filmata in un documentario di Herzog sulla guerra del Golfo, che aveva perso l'uso della parola dopo aver visto morire sotto tortura i figli. Le restavano solo come delle grida soffocate, e tuttavia quel balbettio, quella voce che non era più voce ma un mormorio ferito, erano realtà, dolore puro che si opponeva alla superflua crudeltà dei carnefici. Forse Simone Weil che in pieno regime nazista dice che il paradiso è qui sulla terra intendeva parlare di questo: il paradosso di una gioia lì dove la gioia è impossibile, i demoni cacciati da una luce totalmente umana, il roveto nel deserto. Noi possiamo ribellarci e azzerare il nostro linguaggio e tuttavia dall'ultimo, povero frammento di questo ammutolire può affiorare il riconoscimento di quell'universo che sembrava distrutto. Questa è l'unica risposta e l'unica difesa della poesia: una luce che ruota dentro di noi e illuminando un dettaglio del mondo rivela la possibilità di abitare quel mondo. Dopo gli orrori compiuti dai tatari Andrej Rublev non vuole più dipingere, per anni non parla e non tocca un pennello, poi di colpo mentre infuria la peste mentre si replicano con monotonia stragi, guerre, intolleranza, "vede", riesce a vedere il suo capolavoro: la Trinità in due contadini e un ragazzo: tre esseri smarriti e stanchi ma per un attimo lieti nel conforto di una tettoia scrostata, che li ripara dalla pioggia, nel breve calore del vino, del sole improwiso. ideologica molto forte, con una forte trasmissione ideologica e culturale- pesa in un certo modo. Adesso non c'è più niente, c'è solo la televisione che 11011 trasmette antifascismo, non ci sono valori antifascisti nella televisione. Ultimamente ho provato a guardarla un po' più di quanto facessi prima e ho visto che, specialmente in certi canali, vengono trasmessi valori tutt'altro che antifascisti -il ricco è bello e cose del genere- e questo conta, specialmente nella formazione dei giovanissimi. Per una persona che oggi abbia 18anni è molto difficile capire il senso dell'antifascismo, anche tenendo conto che avrà cominciato a pensare in termini politici, ammesso che lo abbia fatto, quando aveva 14 anni, quindi 4 anni fa, nel '90. Ma il voto di questi giovanissimi conta come quello di tutti gli altri, ha lo stesso peso, tant'è che la gran parte di questi giovanissimi -che sono intelligenti, 11011 sono per niente stupidi- si astiene, al primo voto c'è un tasso di astensione enorme. Mettetevi nei panni di uno che ha cominciato a pensare politicamente 4 anni fa: non ha riferimenti, non ci sono più i vecchi partiti politici, in famiglia 11011 si sta più a sentire cosa votava il papà, quindi per cosa deve votare il poveretto? Teniamo sempre presente che ha cominciato a ragionare in termini politici quando già Craxi stava finendo. Reputa inarrestabile lo scivolamento verso destra? Sostanzialmente c· è una quota notevole del paese che, persi i riferimenti dei partiti tradizionali, non trova più che cosa votare. Tanti ex elettori democristiani, socialisti, liberali, si sono trovati senza punti di riferimento, senza i partiti che di solito votavano, e allora hanno provato Berlusconi. Berlusconi era diverso dai partiti tradizionali e contro di essi c · era un atteggiamento molto sentito: prima i voti sono andati alla Lega, dopodiché molti sono passati a Berlusconi, che per questi elettori si presentava meglio della Lega e al tempo stesso dava luce e speranza, perché Berlusconi aveva da vendergli, in senso figurato, una cosa che Bossi non aveva, cioè la reputazione personale. Berlusconi ha vinto le elezioni anche perché agli occhi di questi elettori si è presentato con un pedigree, quel lo di chi aveva avuto grande successo con le sue aziende. Ricapitolando, moltissime persone, provenienti soprattutto dal centro-destra, che non si occupavano tanto di politica, che avevano un atteggiamento contro i partiti tradizionali, accusati a torto o a ragione di essere causa dei mali del paese, hanno trovato in Berlusconi esattamente ciò che si aspettavano. Il fatto che 11011 sia un politico di professione ultimamente suscita degli elementi di perplessità, e tuttavia per adesso 11011 c'è dubbio, tra coloro che l'hanno votato, sul fatto di volere un governo di centrodestra, e parecchi cominciano a dire "Ma guarda com'è carino questo Fini, prima non l'avevamo notato; ma guarda come si comporta bene, sempre così tranquillo, simpatico e intelligente ...". Fini è riuscito, grazie all'operazione di Berlusconì, a entrare nel mercato, conquistando sempre più spazi e simpatie, adesso forse ne ha più di Berlusconi. Scherzando, dico ai miei amici di sinistra che Berlusconi non è, come dice di essere, la diga contro il comunismo, ma è la diga contro il fascismo. se Fini è il fascismo. Se 11011 c'era Berlusconi avevamo Fini presidente del Consiglio. E' vero che chi ha votato per il Polo della Libertà è sempre nella stessa quota, ma è sbagliato mettere insieme tutti quelli che hanno votato diversamente, perché gli altri non sono assolutamente uniti. Cè una componente di sinistra legata al Pds, poi una componente di centro, e ci sono degli elettori di centro che non vogliono votare il Pds perché abbonatevi a UNA CITTA' Antonella Anedda lo ritengono comunista. Guardate cosa sta succedendo a Brescia con Martinazzoli -quando uscirà questa intervista le elezioni ci saranno state e vedremo cosa è successo-: oggi i nostri sondaggi dicono che molti elettori del Ppi non vogliono votare Martinazzoli perché si è alleato coi comunisti; non dicono "col Pds", ma "coi comunisti". L'opposizione a Berlusconi non è unita e adesso vince chi conquista il centro; anche Berlusconi sta cercando di conquistare il leader del centro, Buttiglione. La situazione, comunque, è molto mobile: non è vero che ci sia il 45% di elettori,col governo e il 55% con l'opposizione. Dobbiamo sempre ricordarci che gli elettori si trovano a che fare con un sistema completamente nuovo, partiti nuovi, sistema elettorale nuovo, tutto è nuovo, e non tutti hanno il tempo di seguire bene le cose. Nei sondaggi ho provato a far chiedere quanta gente dice di avere seguito la questione delle pensioni, e le pensioni sono una cosa importante: grosso modo il 40% degli intervistati dice di non aver avuto tempo di seguire, il che significa che non ha capito niente dell'oggetto dello scontro. Perché succede questo? Perch~ è difficile: qual è la differenza tra assistenza e previ- . <lenza? Provate a spiegarlo alla vostra mamma e vedete se riuscite a spiegarlo bene ... Per non parlare del Pii e del debito pubblico, che non si capisce proprio cosa siano. E' difficile, non tutti seguono, ma sono molto disponibili, in questa situazione nuova in cui non ci si capisce niente, a cambiare voto, a votare quello che sul momento convince di più. Di qui l'importanza della comunicazione. Se dalla sinistra o dall'opposizione viene fuori un'offerta altrettanto convincente la gente potrebbe spostarsi molto rapidamente. Per ora non mi sembra che questa offerta ci sia equesto spiega il successo della destra. - Abbonamento annuale a 10 numeri: 30000 lire. Sostenitore: 50000 lire. e.e. postale n.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. - Forlì Redazione: p.za Dante 21, 47100 Forlì. Tel: 0543/21422. Fax: 0543/30421 La redazione è aperta tutti i giorni, certamente dalle 17 alle 19. UNA CITTA' alle librerie Feltrinelli E nelle librerie: a Bologna: Tempi moderni, e Libreria Delle Moline; a Cesena: Dedalus, Bettini e Minerva; a Faenza: Moby Dick; a Pesaro: Pesaro Libri; a Milano: Utopia, alle librerie della Statale, CUEM di Via Festa del Perdono e CUESP di Via Conservatorio. UNA ClffA'

di operai e altro Bi I Movimento sono innanzitutto le strategie esistenziali di ogni operaio. I pionieri della cassa integrazione degli '80 e lo smarrimento dei '90. Una visione degli ammortizzatori sociali che induce solo passività. Come conciliare la qualità selettiva e la quantità egualitaria? Uno stato sociale col baricentro nella fascia di borghesia medio-alta. Uno stato sociale buono è quello che si rende inutile. La necessità di un'autorità legittima. Il sogno di sempre degli operai di sempre: far studiare i figli. Intervista a Pietro Marcenaro. Pietro Marcenaro è segretario re- specie di grafico: negli anni '50 za, dove ha contato moltissimo la gionale della Cgil del Piemonte. questa cosa è stata molto forte, è famiglia. A Torino di ragazzi che nota, e riguardò operai specializza- vanno a vivere per conto loro ce ne Anche se ora ci sono segnali di ti, licenziati, gente che conosceva sono sempre meno, l'uscita dalla ripresa, Torino ha vissuto in que- il mestiere, con forte radicamento famiglia è sempre più ritardata, ben sti anni una crisi gravissim~. in una cultura del lavoro, che riu- oltre la fine degli studi e ben oltre Come l'hanno vissuta gli operai? sciva a usare quella disgrazia per l'inizio del lavoro per quelli che Hai avuto una crescita fortissima · migliorare. Nell'80 il fenomeno si hanno studiato poco, a volte neandell'insicurezza dovuta innanzitutto a una minaccia ali' occupazione che neanche nell'80 ha avuto una diffusione così insistente, continua, così prolungata da essere fortemente introiettata e avvertita come il primo dei problemi dalla generalità delle persone. Hai avuto una forte compressione del reddito. Se tu passi per le strade di Torino e poi passi per le strade di Milano, vedi a vista d'occhio la differenza di reddito, di consumo, di status, tra una città·industriale, come alla fine è ancora Torino, e una città terziaria come Milano. Basta osservare come vestono le persone o fe vetrine dei negozi. Torino è una città povera, e per certi aspetti è anche la sua bellezza. Credo che sarebbe importante analizzare la differenza rispetto agli anni '80. La mia impressione è che gli anni '80 siano stati l'ultima occasione perché una grande crisi industriale, come quella della Fiat deU'80, diventasse una situazione di caduta per alcuni e di sviluppo per altri, una disgrazia per una parte rilevante, un'opportunità per un'altra parte. Non so quantificare, ma in una ricerca che facemmo allora con Marco Revelli, Guido Viale e altri, si individuava un tipo che chiamammo i pionieri, cioè quelli che utilizzavano il tempo della cassa integrazione in modo attivo, per costruire qualcos'altro nel futuro, per tentare altre strade. Poi alcune non avranno avuto suecesso e altre sì, naturalmente, ma dentro la dinamica sociale degli anni '80 c'era questo margine. In una situazione penosa per moltissime persone c'era la possibilità di utilizzare una crisi per farla diventare un'opportunità. Negli ultimi anni questo secondo me non c'è più stato. Forse si potrebbe fare una · è ripetuto, con la differenza che gli che il matrimonio risolve la queI operai fortemente immersi in una stione. Una strategia di sopravvicultura lavoristica vivevano la cas- venza che ha usato a piene mani gli sa integrazione come privazione, ammortizzatori sociali, anche qui mentre i giovani, molto meno lega- in modo molto differenziato perti a questa cultura lavoristica, senza ché nelle grandissime fabbriche, specializzazione, con una cultura alla Fiat in particolare, all'Olivetti, generica, ma con la curiosità come diciamo in generale nella struttura atteggiamento sociale, uscivano in della grande azienda, dove iIsindaaltre direzioni e tentavano altre stra- cato è presente, dove esiste un'orde. Pur essendo cauto -perché poi ganizzazione operaia, gli ammorstudiamo tutti pochissimo e anche tizzatori sociali hanno funzionato gli elementi di analisi sono sempre in modo massiccio. La cassa intepiù poveri e può benissimo darsi grazione sarà poco, ma comunque che queste cose ci siano anche oggi è stata la diga per la tutela di reddito e che sia io a non riuscire a vederle- e per conservare qualche elemento nella crisi depressiva che si è aperta di sicurezza. Lavoravo in Fiom fino a Torino intorno al '90, e che forse a poco tempo fa e credo di sapere solo ora si sta allentando, non ho cosa siamo riusciti a fare e cosa no. visto segnali di reazione nel senso Non siamo riusciti, come avremmo di energie che si mettessero in mo- voluto, a discutere le caratteristivimento ... che della ristrutturazione, a intervenire sulla qualità del lµvoro. Sialo stereotipo mo riusciti a far sì che quasi nessudel movimento no rimanesse per la strada e a garantire che le persone che non ricome corteo manevano al lavoro potevano essere accompagnate vèrso la pensioDico questo, perché io credo che, ne. Diversa la situazione nelle alla fine, i movimenti che contano aziende più piccole dove il grado di siano quelli. Nel sindacato c'è uno tutela sindacale è più basso, dove stereotipo fortissimo per cui per anche il peso politico è molto limimovimento si intende il corteo, la tato. Qui, finché c'è la cassa intebandiera, la manifestazione e lo grazione ordinaria va bene, ma già sciopero. Si dimentica spesso che i ottenere quella straordinaria, è una movimenti reali sono fatti innanzi- cosa più lunga, complicata, pratitutto dalle scelte che le persone camente impossibile. Adesso non fanno quotidianamente per cercare entro nel merito tecnico delle diffela propria strada, che poi alla fine renze, ma se il ministero non esita determinano i movimenti anche in a dare tre anni di cassa integrazione campo sociale. E' una banalità ma alla Fiat non darà neanche tre mesi che, nella vita politica, non è asso- a una piccola azienda. La stessa lutamente acquisita né a sinistra né legge, fra l'altro, considera il carata destra, dove pure questa idea è tere "socialmente rilevante" dei praticata, ma senza averne consa- fenomeni come un criterio che, pevolezza. naturalmente, viene tradotto in un Allora, a Torino in questo periodo, dato puramente quantitativo. ho avuto l'impressione di vedere in Parallelamente in questo scenaatto solo strategie di sopravviven- rio nasce la fabbrica integrata. w SINTESI ARREDAMENTO NEGOZI E SUPERMERCATI o Tu cosa ne pensi? Trovo che lo schema interpretativo di alcuni, che intravedono ossessivamente un moloch che ritorna, scenari da incubo hobbesiano, distrugga qualsiasi possibilità di lavoro, di azione, e addirittura, secondo me, di distinzione fra le cose. In realtà, nella fabbrica integrata c'è un'idea non sbagliata, che parte da una critica, dal versante dell'azienda, dei limiti di un'organizzazione del lavoro che abbiamo criticato per decenni. Penso si sia troppo poco insistito sulle origini sociali di questo discorso, e si sia visto molto spesso come una questione che riguardava l'organizzazione del lavoro e della produzione. Bisogna sempre ricordare che, invece, è un problema che nasce dalla sfera del consumo, che nasce nella sfera sociale più generale. libertà condizionata ma libertà Alla base del distorso della qualità totale sta la fine della standardizzazione del prodotto, cioè, una maggiore libertà del consumatore. Naturalmente si parla di una libertà condizionata, di cui noi possiamo anche dirne di tutti i colori, ma il fatto che una persona voglia la macchina personalizzata vuol anche dire che è finito il paradosso su cui Ford ha costruito la sua fortuna ali' inizio del secolo: "ciascuno di voi avrà la macchina del colore che vuole, purché sia nera". Abbiamo sempre sottovalutato il fatto che i problemi nuovi che venivano avanti erano in qualche modo il risultato delle cose che avevamo ottenuto. Gli operai di Torino hanno buttato per aria la città e mezza Italia nel '69 per conquistare una condizione decente di cittadinanza. Oramai c'è una letteratura abbastanza vasta che spiega come le persone stavano, non solo fisicamente, ma dal punto di vista della loro mancata integrazione nella città, e la radicalità delle lolle di allora era legata a quelle condizioni. Allora mi chiedo, per- da un lato offra degli spazi, prometché bisogna dare un'interpretazio- ta delle forme di ricomposizione ne ideologica di quella radicalità? del lavoro, con la rottura di gerarIo penso che a un certo punto que- chie consolidate o una riduzione gli operai sono riusciti a entrare in delle gerarchie esistenti, appunto questa città migliorando le proprie forme più partecipative di organizcondizioni e questo ha cambiato i zazione della produzione con I' ofloro problemi, il loro modo di ve- ferta, collegata ovviamente con le dere e anche il loro rapporto con trasformazioni della tecnologia, di l'azione collettiva. E questo è av- lavori migliori di quelli che abbiavenuto nel campo del consumo con mo conosciuto nella produzione di un fenomeno che alla radice ha un beni di consumo durevoli. fatto che chiamo di libertà. Poi la Qual è il vero dilemma di tutta la parola libertà può essere sempre questione della cosiddetta qualità? messa tra virgolette e condiziona- Il vero dilemma è che la quantità è ta, ma io dico "almeno di maggiore egualitaria e la qualità è selettiva. E libertà". La fine del fordismo, quin- quindi il problema da affrontare è di, non è la crisi di una tecnica di quello di come riuscire a far vivere organizzazione del lavoro -anche dentro un discorso della qualità quella, certo- ma è innanzitutto la l'ispirazione egualitaria, senza la conclusione di una fase sociale se- quale il sindacato non ha più un gnata dalla massificazione dei con- senso. In fondo in un lavoro massisumi e l'inizio di una fase in cui le ficato, fatto di mansioni una uguale persone si presentano sui mercati all'altra, le condizioni dell'uguacon maggiore libertà, con la possi- glianza sono più semplici, più date, bilità di scegliere un po' più di in qualche modo facili. Più difficiprima. Poi, naturalmente, in questa le, ma più interessante, è vedere maggiore libertà esistono di nuovo questi processi nelle differenze retutti i problemi, tutte le contraddi- ali. Bisogna capire in una fabbrica zioni, tutti i condizionamenti, non come la Fiat qual i siano le opportune nego nessuno, ma non voglio nità per le persone e quali siano neanche rappresentare l'esigenza invece i rischi. E come le opportudelle persone di muoversi sul mer- nità per il futuro si distribuiscano. cato solo come condizionamento La sfida è vedere come l'uguadella pubblicità. Bisogna saper ve- glianza non si giochi solo per il dere che l'oppressione è la resi- presente ma anche per il futuro, che stenza insieme, cioè che dentro prenda in considerazione, cioè, questo processo ci sono delle per- l'elemento tempo. sone con i loro comportamenti, con Ripeto ossessivamente da tre anni le loro reazioni, che cercano delle un dato: oltre il 50% degli operai soluzioni, delle persone çhe non della Fiat Mirafiori e di Rivalta sono mai semplicemente agite, sono hanno un livello di scolarità che sempre anche agenti, fanno delle non supera la quinta elementare; cose,pensano,decidono.Perchése un altro 35% arriva alla media delnon c'è questo dov'è la radice del- l'obbligo e non va oltre. Il problel'autonomia? Perché se le persone ma dell'uguaglianza nel lavoro, sono condizionate, e non c'è anche della sua qualificazione, della sua il resto, qual è la possibilità della qualità parte da questi dati. Agdemocrazia e della libertà? Se si giungo che si tratta di persone che pensa così, l'unico progetto di libe- hanno un'età media di 47-48 anni razione alla fine tornerà a dire che con decine di anni, a volte, di lavoci vuole il partito, che è il partito ro alla catena di montaggio e che che porta la coscienza da fuori, che sono numerosissimi gli operai inile persone non sono autentiche ... donei, invalidi, e quindi sono perE in fabbrica cosa cambia per sone provate, stanche, la cui storia l'operaio? professionale, se uno la guarda da Penso che il discorso della qualità un punto di vista delle capacità LA FORTEZZA SINTESI s.r.l. 47034 FORLIMPOPOLI (FO) - ITALV Via dell'Artigiano, 17/19 Tel. (0543) 744504 (5 linee r.a.) Telefax (0543) 744520 GRUPPO .

professionali, è segnata da un processo di privazione. Sono persone, cioè, che sapevano fare più cose quando hanno iniziato a lavorare di oggi, nel senso che alcuni di loro avevano fatto i muratori, tanti altri lavori e nel lavoro di serie della grande industria hanno perso queste capacità. Ora, molti di essi sanno che è difficile iniziare all'età di 45-47 anni una strada di riqualificazione. E se uno pensa che queste persone possano tornare a studiare è un demagogo. E quindi gli elementi selettivi sono esasperati da questa situazione. Noi da tempo stiamo dicendo una cosa che poi è difficilissima da fare: proviamo a costruire una politica di pari opportunità realistica. Offrire una possibilità di riqualificazione a chi ha la possibilità di farlo -e nessuno di noi può decidere chi sì e chi no, devono essere loro a scegliere- ma tenendo presente che il problema, per moltissime altre persone, è concludere una vita lavorativa segnata in modo irreversibile. E noi abbiamo il dovere di garantire questa conclusione, rispettando le strategie persone propria di ogni impresa in quanto anche comunità. E questo è un bel problema della cultura Fiat: pretendere che una persona sia critica e fedele allo stesso tempo. Teniamo presente che come la cultura di una città non si legge attraverso le dichiarazioni del sindaco, quella Fiat non va letta nelle dichiarazioni del presidente della Fiato del dottor Magnabosco, ma nei comportamenti delle gerarchie concrete. E questo vale nel rapporto coi lavoratori e nel rapporto col sindacato. Ecco, qui va deuoche la Fiat distingue tra lavoratori e sindacato, ma su questo ha ragione. Anch'io penso che il sindacato non sia i lavoratori, ma che sia un'organizzazione che cerca di rappresentarli, a volte riuscendoci a volte meno, perché poi, in quanto organizzazione autonoma è inevitabilmente anche autoreferenziale e perciò avara. un'assistenza cattiva che crea dipendenza nali che hanno elaborato nella loro Continuo anche a pensare che sia vita: che sono la pensione, il ritorno uno dei posti più interessanti in cui al paese per alcuni, un certo tipo di lavorare. Ma la Fiat ha due politiintegrazione familiare qua. che: una per il personale che è Contemporaneamente, si deve apri- molto differenziata a seconda delle re una possibilità diversa per quelli figure gerarchiche cui si rivolge, a che sono dentro e pensano di aver- volte molto complessa, a volte ne le condizioni e per i giovani che molto semplice, sul modello della entreranno se queste fabbriche ri- sagra paesana. Con il sindacato il marranno. L'anno scorso vi sono rapporto è come segnato dalla esistate vertenze molto aspre in Fiat genza di gestire l'esaurimento lensull' occupazione e il lavoro. E uno to di un ciclo, per cui gli riconosce dei problemi sul tavolo era il desti- una rappresentanza sempre più rino di Torino. lo nutro ancora una stretta, ad esempio non si sogna certa preoccupazione che Torino, nemmeno di discutere con il sindapur restando la capitale della Fiat cato i problemi dei lavori più quaresti anche un centro di produzione lificati sia tecnici che operai. Forse di massa. La Fiat assicura che re- la Fiat riconosce al sindacato quclsterà produttivamentea Torino, ma lo che prima delineavo anch'io in questo caso sarà costretta, prima come un nostro compito: accompao poi, ad assumere. vista l'età mc- gnare alla conclusione della sua dia degli operai, e allora sarà im- cspericnzaunagencrazioncchecon portante vedere come saranno re- il sindacato ha avuto un rapporto, clutati i nuovi assunti e come ver- tutto sommato, con tutte le connitranno formati. tualità, solido. E questo ~i vede Qual è l'atteggiamento attuale nelle radicali differenze di gestione della Fiat verso il sindacato? delle fasi di crisi e delle fasi di La Fiat ha questa contraddizione: sviluppo: il ~indacatoè indi~pcnsada un lato, con i discor~i ~ulla qua- bile per gc~tire le prime ed è comlità, sollecita una partecipazione pletamcnte e~clu~o nella dbcu~- critica delle per~one sul processo sionc dei problemi di innovazione produttivo, che bisogna avere un e sviluppo. Poi ci sono eccezioni, atteggiamento attivo, dire le cose ma le linee di ma~sima ~ono quelle. che non vanno, eccetera, e dall'al- lrn,omma: quello che vorrei è un tro esprime ossessivamente una sindacato che non ~ia nemico deldomanda di conformi~mo, di fe- l'azienda in partcr11.a e che però deità che è un qualcosa di più della non sia neanche un ~ervo, che \ia Bfo'e fote·cacac, I unoonizBODaanccr dei sì e dei no, a seconda delle sue convinzioni, degli interessi che deve rappresentare, eccetera. Questo alla Fiat è quasi impossibile, perché nella cultura Fiato prometti un'identificazione a priori o sei nemico, un rapporto più normale, più equilibrato è quasi impossibile. E d'altra parte questo è anche dimostrato dal l'alternarsi, nell' atteggiamento sindacale, di fasi di rivolta e fasi di subalternità. Gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione e più in generale i problemi dell'assistenza e dello stato sociale. C'è qualcosa che si deve cambiare? Alla Fiat l'ultima fase della cassa integrazione è cominciata nell'autunno del '90 e si può dire che continui ancora adesso, anche se ora si sta riducendo, e quindi quattro anni abbondanti in cui migliaia di persone sono state fuori e tutti o quasi tutti per molti anni ogni mese hanno fallo almeno una settimana di cassa integrazione. E' mai possibile che nessuno, proprio nessuno, a Torino e in Italia abbia proposto un modo meno passivo di gestire questa esperienza della cassa integrazione? Di usarla per qualcosa? In fondo risorse immense sono state usate e sprecate. E' mai possibile che non si possa fare alcun tentativo per farne uno strumento che colleghi il presente al futuro? La caratteristica di un· assistenza buona, di uno stato sociale buono è quella di rendersi inutile. mentre un'assistenza cattiva tende a rendersi necessaria sempre più, fino a quando le persone non possono più farne a meno, e porta dipendenza. La questione non riguarda solo il rapporto fra l'uso di ammortizzatori sociali e il resto. ma riguarda la qualità dell'intervento sociale nel suo complesso, paradossalmente riguarda anche il modo in cui si affrontano i problemi delle persone non autosufficienti, della sanità. Bisognerebbe introdurre un orientamento generale che valuta I' efficacia di un servizio sociale introducendo un nuovo parametro determinante: l'autonomia che è in grado d'introdurre nei soggetti assi!>liti. A!>sumcndo questo nuovo metro, forse si può vedere il rapporto col futuro in modo diverso. Ma di quc!-,IOqui non c'è nulla cd è una responsabilitù anche nostra. Alla fine che modello proponiamo a chi sta in ca~sa intcgra7.ionc? Star- ~cnc davanti alla tve fermo, perché se va a ccrcar~i un lavoro lo colpevolizziamo e quindi alla fine noi stessi diventiamo il canale di un· interpretazione degli ammortizzatori sociali come una grande forma di passività. Il fatto che l'attività delle persone dentro gli ammortizzatori sia così stigmatizzata socialmente, la depotenzia anche nelle sue possibi Iità. non è una cosa senza conseguenze. perché le forme "clandestine .. di attività sono poi le meno costruttive. Ma anche per lo stato sociale non si pone un problema di combinare qualità e uguaglianza? Infatti. Ti faccio l'esempio della scuola. Quando, con il calo della popolazione scolastica. è finito r obbligo di portare i figli alla scuola di quartiere, a Torino si è aperta la concorrenza fra le scuole e si è riaperto il discorso sulla qualità del l'insegnamento: diversi ficazione, seconda lingua straniera ed era un problema interessante. Ma per chi? Per gente come me, per quelle persone che avevano un grado sufficiente di informazione per sapersi muovere e distinguere. Come si fa a mettere altre persone in grado di muoversi e di scegliere ed avere elementi di valu1azionc su come la scuola funzioni? Quando arrivai a Torino, nel '74, il tempo pieno a scuola era finalizzato al recupero dei più deboli. quando mia figlia nell'89 è andata alla scuola media il tempo pomeridiano era fondamentalmente destinato a conquistare la partecipazione dei più ricchi. cioè a offrire servizi. E allora facendo un po' un bilancio della mia situazione dicevo "mia figlia va a questa scuola dove le danno la seconda lingua straniera gratuitamente, mio figlio fa I' istituto tecnico. gratuitamente o quasi, sono abbonato alla stagione dei concerti del l'orchestra sinfonica di Torino che dall'autunno alla primavera mi passa due buoni concerti al mese e quanto pago io di questo? Forse il 20-25% del costo di ogni concerto, e il resto mi viene offerto ...". E allora ho pensato questo, cioè che il sistema di welfare nato con un'idea di solidarietà dall'alto verso il basso è diventato un grande meccanismo cli solidarietà dal bw,sovcr!-,oil medio-medio alto. E questo vale per tutti i settori, per la sanità come per gli altri. Cose nate con un certo fine hanno poi modificato i loro referenti sociali. Se si mettono sul piatto della bilancia reddito, cultura, formazione, una pcr!-,ona come mc. rispetto a un normale operaio della Fiat, riceve clipiù dallo stato in servizi di quanto non paghi di tasse. Il baricentro sociale del welfare è nel livello medio-alto. Uno può anche dire che l'uguaglianza sia una cosa discutibile, però sostenere che i più poveri debbano pagare per i più ricchi questo mi pare un po' esagerato. E questo non esclude affatto, anche se sembra paradossale, che l'università sia pagata di più, perché tutti sanno che non è affatto vero che la gratuità dello studio universitario abbia favorito l'accesso da parte degli strati più deboli della popolazione. Tutti i dati ci dicono che la composizione sociale dei laureati è oggi la stessa della metà degli anni '50. Non credo a una sinistra che non affronti il problema di rimettere con i piedi per terra la questione del welfare. E anche se si può dire che dal punto di vista della grandezze iquattrini che vanno in questa direzione forse non sono tantissimi, è una questione di coerenza, di potere, attraverso cui le persone capiscono il senso delle cose che fanno: chi paga e che tipo di relazioni si stabiliscono. Gli operai fra l'altro sanno benissimo che non camperebbero senza servizi pubblici, che sono ormai una parte integrante del salario, che una paga come quella che si prende in un'azienda italiana si giustifica solo se accanto vi è una paga in natura. Ma non c'è un problema nella burocratizzazione dello stato sociale, che porta alla deresponsabilizzazione del cittadino? La rottura della burocrazia, certo. La contraddizione è nell' espressione stessa ·'stato sociale ... Solo che io penso che la lotta alla burocratizzazione non possa avvenire fuori dello stato. Sempre restando nell'esempio della scuola: quando nei quartieri di Torino si hanno tassi di evasione dell'obbligo più alti della norma, a me viene in mente di mandarci gli insegnanti migliori in circolazione, pagandoli più che in altre sedi. Ma questo vorrebbe dire far saltare la mentalità che il posto dipende dal punteggio. ottenuto secondo una logica burocratica e casuale e affrontando spesso delusioni enormi. Stato, non Stato riforma dello Stato Al Iora, fino a quando su questi grandi temi di organizzazione pubblica si continuerà a non riconoscere la legittimità di un'autorità, finché rimarrà l'idea che in fondo dello stato non ci si può fidare, alla fine rimarrà sempre una grande giustificazione ideologica alla più totale auto-referenzialità, al fatto che si discute dei servizi, della scuola, della sanità, pensando alle pei:sone che ci stanno dentro. Non vedo, cioè, un· altra soluzione che non parta dal riconoscimento di un'au-· torità legittima. So che per quelli che hanno una storia simile alla mia riconoscere la legittimità dell'autorità apre discussioni a non finire, però il primo problema è quello. Perché altrimenti come afNEGOZIO AFFILIATO fronti un problema di risorse, di forze? Se tu guardi la situazione politica italiana è paradossale perché nella destra ci sono due grandi forze: una al nord che pensa che si possa fare a meno dello stato, e un'altra al sud che pensa che lo Stato debba restare esattamente come è sempre stato. Ora, perché, usando una parola un po' logora, non ci può essere spazio per una posizione di riforma dello stato? La questione dell'orario legata al problema dell'occupazione? lo sono di quelli che pensa che la questione dell'orario e del tempo di lavoro sia una delle più importanti, ma credo che non c'entri quasi nulla con il problema dcli' occupazione. Questa è veramente la vecchia visione di chi considera l'orario puramente come una grandezza quantitativa e non sa quello che tutti quelli che non hanno i paraocchi già vedono, e cioè che il tempo scelto è, nella grande maggioranza dei casi oggi, un tempo più lungo, non un tempo più breve e non solo per esigenze di reddito, ma soprattutto se il lavoro è interessante e impegnativo. Credo che contrapporre tempo di lavoro e tempo di non lavoro e non capire che la differenza fra tempo proprio e tempo altrui attraversa sia l'uno che l'altro, che c'è del tempo di merda anche nel cosiddetto tempo Iibero e c'è del tempo ricco di relazione anche dentro il lavoro sia veramente catastrofico. Quando ci si mette a trattare il tempo di lavoro come se fosse una grandezza puramente quantitativa la dimensione del tempo è di nuovo completamente cancellata. In realtà creare occupazione dipende solamente dal grado di civiltà del paese, cioè dalla capacità che un paese ha di organizzare il lavoro che serve a soddisfare i bisogni vecchi e nuovi, trovandovi una razionalità. E può capitare quello che molti dicono, cioè che questo diventi un settore di competizione internazionale, per cui la ricerca di soluzioni organizzative, di cultura e di sapere, sia una delle cose su cui ci si misurerà. Si sente dire: i giovani operai sono individualisti e non c'è più una cultura operaia ... Non mi scandalizzerebbe affatto. E neanche che non vogliano fare più gli operai. Ma qual era la prima cosa da cui si riconosceva Lamoralità dell'operaio degli anni '20, '30? Era il fatto che voleva fare studiare suo figlio e che tutti gli operai del mondo hanno sempre sperato che i loro figli potessero fare qualcosa di più e di diverso da quello che avevano fatto loro. Far studiare i figli è sempre stata l'ambizione della famiglia operaia classica ed era l'idea, influenzata dalla cultura positivista dell'800 e che prima non c'era mai stata, che nelle generazioni ci potesse essere un progresso. Chi inventa un'etica del lavoro fatta da operai che vogliono continuare a fare gli operai e che i loro figli continuino a fare gli operai, è gente che straparla e non sa cosa dice. Sono veramente stereotipi. - ALIMENTI NATURALI di PATRIZIA FERRARA viale II GIUGNO, 62 tel 53063 Prodotti freschi {pane, biscotteria, torte, pizze, eccetera) e confezionati frutta e verdura biologica alimenti macrobiotici integratori alimentari DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIAL«EILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodei Fiori 47100 ForlìTel. 0543n21023 Fax 0543n24797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazione, 21 47037 Rimin(iFO) Tel. 0543/777552 UNA ClffA'

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