Una città - anno IV - n. 36 - novembre 1994

di operai e altro Bi I Movimento sono innanzitutto le strategie esistenziali di ogni operaio. I pionieri della cassa integrazione degli '80 e lo smarrimento dei '90. Una visione degli ammortizzatori sociali che induce solo passività. Come conciliare la qualità selettiva e la quantità egualitaria? Uno stato sociale col baricentro nella fascia di borghesia medio-alta. Uno stato sociale buono è quello che si rende inutile. La necessità di un'autorità legittima. Il sogno di sempre degli operai di sempre: far studiare i figli. Intervista a Pietro Marcenaro. Pietro Marcenaro è segretario re- specie di grafico: negli anni '50 za, dove ha contato moltissimo la gionale della Cgil del Piemonte. questa cosa è stata molto forte, è famiglia. A Torino di ragazzi che nota, e riguardò operai specializza- vanno a vivere per conto loro ce ne Anche se ora ci sono segnali di ti, licenziati, gente che conosceva sono sempre meno, l'uscita dalla ripresa, Torino ha vissuto in que- il mestiere, con forte radicamento famiglia è sempre più ritardata, ben sti anni una crisi gravissim~. in una cultura del lavoro, che riu- oltre la fine degli studi e ben oltre Come l'hanno vissuta gli operai? sciva a usare quella disgrazia per l'inizio del lavoro per quelli che Hai avuto una crescita fortissima · migliorare. Nell'80 il fenomeno si hanno studiato poco, a volte neandell'insicurezza dovuta innanzitutto a una minaccia ali' occupazione che neanche nell'80 ha avuto una diffusione così insistente, continua, così prolungata da essere fortemente introiettata e avvertita come il primo dei problemi dalla generalità delle persone. Hai avuto una forte compressione del reddito. Se tu passi per le strade di Torino e poi passi per le strade di Milano, vedi a vista d'occhio la differenza di reddito, di consumo, di status, tra una città·industriale, come alla fine è ancora Torino, e una città terziaria come Milano. Basta osservare come vestono le persone o fe vetrine dei negozi. Torino è una città povera, e per certi aspetti è anche la sua bellezza. Credo che sarebbe importante analizzare la differenza rispetto agli anni '80. La mia impressione è che gli anni '80 siano stati l'ultima occasione perché una grande crisi industriale, come quella della Fiat deU'80, diventasse una situazione di caduta per alcuni e di sviluppo per altri, una disgrazia per una parte rilevante, un'opportunità per un'altra parte. Non so quantificare, ma in una ricerca che facemmo allora con Marco Revelli, Guido Viale e altri, si individuava un tipo che chiamammo i pionieri, cioè quelli che utilizzavano il tempo della cassa integrazione in modo attivo, per costruire qualcos'altro nel futuro, per tentare altre strade. Poi alcune non avranno avuto suecesso e altre sì, naturalmente, ma dentro la dinamica sociale degli anni '80 c'era questo margine. In una situazione penosa per moltissime persone c'era la possibilità di utilizzare una crisi per farla diventare un'opportunità. Negli ultimi anni questo secondo me non c'è più stato. Forse si potrebbe fare una · è ripetuto, con la differenza che gli che il matrimonio risolve la queI operai fortemente immersi in una stione. Una strategia di sopravvicultura lavoristica vivevano la cas- venza che ha usato a piene mani gli sa integrazione come privazione, ammortizzatori sociali, anche qui mentre i giovani, molto meno lega- in modo molto differenziato perti a questa cultura lavoristica, senza ché nelle grandissime fabbriche, specializzazione, con una cultura alla Fiat in particolare, all'Olivetti, generica, ma con la curiosità come diciamo in generale nella struttura atteggiamento sociale, uscivano in della grande azienda, dove iIsindaaltre direzioni e tentavano altre stra- cato è presente, dove esiste un'orde. Pur essendo cauto -perché poi ganizzazione operaia, gli ammorstudiamo tutti pochissimo e anche tizzatori sociali hanno funzionato gli elementi di analisi sono sempre in modo massiccio. La cassa intepiù poveri e può benissimo darsi grazione sarà poco, ma comunque che queste cose ci siano anche oggi è stata la diga per la tutela di reddito e che sia io a non riuscire a vederle- e per conservare qualche elemento nella crisi depressiva che si è aperta di sicurezza. Lavoravo in Fiom fino a Torino intorno al '90, e che forse a poco tempo fa e credo di sapere solo ora si sta allentando, non ho cosa siamo riusciti a fare e cosa no. visto segnali di reazione nel senso Non siamo riusciti, come avremmo di energie che si mettessero in mo- voluto, a discutere le caratteristivimento ... che della ristrutturazione, a intervenire sulla qualità del lµvoro. Sialo stereotipo mo riusciti a far sì che quasi nessudel movimento no rimanesse per la strada e a garantire che le persone che non ricome corteo manevano al lavoro potevano essere accompagnate vèrso la pensioDico questo, perché io credo che, ne. Diversa la situazione nelle alla fine, i movimenti che contano aziende più piccole dove il grado di siano quelli. Nel sindacato c'è uno tutela sindacale è più basso, dove stereotipo fortissimo per cui per anche il peso politico è molto limimovimento si intende il corteo, la tato. Qui, finché c'è la cassa intebandiera, la manifestazione e lo grazione ordinaria va bene, ma già sciopero. Si dimentica spesso che i ottenere quella straordinaria, è una movimenti reali sono fatti innanzi- cosa più lunga, complicata, pratitutto dalle scelte che le persone camente impossibile. Adesso non fanno quotidianamente per cercare entro nel merito tecnico delle diffela propria strada, che poi alla fine renze, ma se il ministero non esita determinano i movimenti anche in a dare tre anni di cassa integrazione campo sociale. E' una banalità ma alla Fiat non darà neanche tre mesi che, nella vita politica, non è asso- a una piccola azienda. La stessa lutamente acquisita né a sinistra né legge, fra l'altro, considera il carata destra, dove pure questa idea è tere "socialmente rilevante" dei praticata, ma senza averne consa- fenomeni come un criterio che, pevolezza. naturalmente, viene tradotto in un Allora, a Torino in questo periodo, dato puramente quantitativo. ho avuto l'impressione di vedere in Parallelamente in questo scenaatto solo strategie di sopravviven- rio nasce la fabbrica integrata. w SINTESI ARREDAMENTO NEGOZI E SUPERMERCATI o Tu cosa ne pensi? Trovo che lo schema interpretativo di alcuni, che intravedono ossessivamente un moloch che ritorna, scenari da incubo hobbesiano, distrugga qualsiasi possibilità di lavoro, di azione, e addirittura, secondo me, di distinzione fra le cose. In realtà, nella fabbrica integrata c'è un'idea non sbagliata, che parte da una critica, dal versante dell'azienda, dei limiti di un'organizzazione del lavoro che abbiamo criticato per decenni. Penso si sia troppo poco insistito sulle origini sociali di questo discorso, e si sia visto molto spesso come una questione che riguardava l'organizzazione del lavoro e della produzione. Bisogna sempre ricordare che, invece, è un problema che nasce dalla sfera del consumo, che nasce nella sfera sociale più generale. libertà condizionata ma libertà Alla base del distorso della qualità totale sta la fine della standardizzazione del prodotto, cioè, una maggiore libertà del consumatore. Naturalmente si parla di una libertà condizionata, di cui noi possiamo anche dirne di tutti i colori, ma il fatto che una persona voglia la macchina personalizzata vuol anche dire che è finito il paradosso su cui Ford ha costruito la sua fortuna ali' inizio del secolo: "ciascuno di voi avrà la macchina del colore che vuole, purché sia nera". Abbiamo sempre sottovalutato il fatto che i problemi nuovi che venivano avanti erano in qualche modo il risultato delle cose che avevamo ottenuto. Gli operai di Torino hanno buttato per aria la città e mezza Italia nel '69 per conquistare una condizione decente di cittadinanza. Oramai c'è una letteratura abbastanza vasta che spiega come le persone stavano, non solo fisicamente, ma dal punto di vista della loro mancata integrazione nella città, e la radicalità delle lolle di allora era legata a quelle condizioni. Allora mi chiedo, per- da un lato offra degli spazi, prometché bisogna dare un'interpretazio- ta delle forme di ricomposizione ne ideologica di quella radicalità? del lavoro, con la rottura di gerarIo penso che a un certo punto que- chie consolidate o una riduzione gli operai sono riusciti a entrare in delle gerarchie esistenti, appunto questa città migliorando le proprie forme più partecipative di organizcondizioni e questo ha cambiato i zazione della produzione con I' ofloro problemi, il loro modo di ve- ferta, collegata ovviamente con le dere e anche il loro rapporto con trasformazioni della tecnologia, di l'azione collettiva. E questo è av- lavori migliori di quelli che abbiavenuto nel campo del consumo con mo conosciuto nella produzione di un fenomeno che alla radice ha un beni di consumo durevoli. fatto che chiamo di libertà. Poi la Qual è il vero dilemma di tutta la parola libertà può essere sempre questione della cosiddetta qualità? messa tra virgolette e condiziona- Il vero dilemma è che la quantità è ta, ma io dico "almeno di maggiore egualitaria e la qualità è selettiva. E libertà". La fine del fordismo, quin- quindi il problema da affrontare è di, non è la crisi di una tecnica di quello di come riuscire a far vivere organizzazione del lavoro -anche dentro un discorso della qualità quella, certo- ma è innanzitutto la l'ispirazione egualitaria, senza la conclusione di una fase sociale se- quale il sindacato non ha più un gnata dalla massificazione dei con- senso. In fondo in un lavoro massisumi e l'inizio di una fase in cui le ficato, fatto di mansioni una uguale persone si presentano sui mercati all'altra, le condizioni dell'uguacon maggiore libertà, con la possi- glianza sono più semplici, più date, bilità di scegliere un po' più di in qualche modo facili. Più difficiprima. Poi, naturalmente, in questa le, ma più interessante, è vedere maggiore libertà esistono di nuovo questi processi nelle differenze retutti i problemi, tutte le contraddi- ali. Bisogna capire in una fabbrica zioni, tutti i condizionamenti, non come la Fiat qual i siano le opportune nego nessuno, ma non voglio nità per le persone e quali siano neanche rappresentare l'esigenza invece i rischi. E come le opportudelle persone di muoversi sul mer- nità per il futuro si distribuiscano. cato solo come condizionamento La sfida è vedere come l'uguadella pubblicità. Bisogna saper ve- glianza non si giochi solo per il dere che l'oppressione è la resi- presente ma anche per il futuro, che stenza insieme, cioè che dentro prenda in considerazione, cioè, questo processo ci sono delle per- l'elemento tempo. sone con i loro comportamenti, con Ripeto ossessivamente da tre anni le loro reazioni, che cercano delle un dato: oltre il 50% degli operai soluzioni, delle persone çhe non della Fiat Mirafiori e di Rivalta sono mai semplicemente agite, sono hanno un livello di scolarità che sempre anche agenti, fanno delle non supera la quinta elementare; cose,pensano,decidono.Perchése un altro 35% arriva alla media delnon c'è questo dov'è la radice del- l'obbligo e non va oltre. Il problel'autonomia? Perché se le persone ma dell'uguaglianza nel lavoro, sono condizionate, e non c'è anche della sua qualificazione, della sua il resto, qual è la possibilità della qualità parte da questi dati. Agdemocrazia e della libertà? Se si giungo che si tratta di persone che pensa così, l'unico progetto di libe- hanno un'età media di 47-48 anni razione alla fine tornerà a dire che con decine di anni, a volte, di lavoci vuole il partito, che è il partito ro alla catena di montaggio e che che porta la coscienza da fuori, che sono numerosissimi gli operai inile persone non sono autentiche ... donei, invalidi, e quindi sono perE in fabbrica cosa cambia per sone provate, stanche, la cui storia l'operaio? professionale, se uno la guarda da Penso che il discorso della qualità un punto di vista delle capacità LA FORTEZZA SINTESI s.r.l. 47034 FORLIMPOPOLI (FO) - ITALV Via dell'Artigiano, 17/19 Tel. (0543) 744504 (5 linee r.a.) Telefax (0543) 744520 GRUPPO .

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