Una città - anno IV - n. 36 - novembre 1994

di un libro e altro B Il senso profondo e antico dell'ebraismo: l'oscillazione fra diaspora e insediamento, metafora della condi è fondamento della storia dell'umanità. Il miracolo dell'antisemitismo: riunire il perbenista borghese e l'antibo, verso il due che fa paura. Il necessario rapporto del due, per restare due, con l'uno. Il sogno idolatrico della Tori di una fede che di lì a poco sarà nulla. Il rischio mortale per la democrazia di essere fine a se stessa. Una secolo continuare a fare in una storia senza lieto fine. La straordinaria cassa di risonanza del pensiero religioso Stefano Levi Della Torre, pittore e conferenziere, vive e lavora a Milano. li suo primo libro, a cui sifa riferimento 11ell'i11tervista, si intitola Mosaico ed è edito da Rosenberg e Sellier. L'immagine della "patria portatile" affascina moltissimo. Però tu, fra diaspora e sionismo, proponi una terza via... Quella della patria portatile è un'immagine immediata nella storia dell'esodo, cioè nel fatto che gli ebrei vaganti si portano dietro questo punto di riferimento che è l'Arca santa con dentro le tavole della legge. Ed è prescritto che questa specie di padiglione, che è un antefatto del tempio, sia portatile anche quando prende insediamento nel recesso più intimo del tempio, il Santo dei Santi. Così come era prescriito che, come una specie di portantina, avesse le stanghe e che non fossero mai tolte. Questa è l'immagine, poi nella storia la dispersione ebraica si portava dietro questa Torah come punto di riferimento, come una specie di territorio psicosomatico. Però, secondo me, per come posso averlo capito io, il succo fondamentale dell' ebraismo non è né la patria portatile né la patria stabile, ma è l'oscillazione tra le due. E questo indipendentemente dall'aspirazione dichiarata, perché ci sono sempre due livelli, quello dell'obbiettivo che uno dice suo e quello del messaggio, magari neanche esplicito e cosciente, che si promana. Gli ebrei dicono "noi vogliamo andare nella terra promessa", poi in realtà l'ebraismo promana un'altra cosa, come capita a ciascuno di noi quando diciamo ''le mie intenzioni sono queste" e invece a colpi di subconscio, inconscio, avvenimenti e casualità, esprimiamo un· altra cosa rispetto all'obbiettivo delineato. E sottovalutare il messaggio rispetlo alle intenzioni, all'aspetlo pubblicitario, che ciascuno di noi inevitabilmente e anche responsabilmente acquista, di avere, cioè, delle proposte da fare, può far perdere lo spessore culturale, antropologico di una cultura. Allora, secondo me, il messaggio che in realtà l'ebraismo dà, deviato rispetlo alla sua dichiarazione di intenti, perché la tensione è sempre quella di stabilizzarsi, è quello dell'oscillazione tra esilio e insediamento. Oggi, il fallo che l'instaurazione dello stato di Israele non abbia smaltito la diaspora come era nelle intenzioni del sionismo, ha confermato questo dualismo. Ma andando indietro di questo dualismo si trovano radici molto antiche e addirittura un rincsso dotlrinario. Vediamo il doppio strato delle tre grandi festività ebraiche, che sono Pesa/.:/,, la Pasqua, Shavuot. le Pentecoste. Suqqot. le capanne, i tabernacoli. Dal punto di vista delle loro scadenze annuali e, quindi, dal punto di vista del calendario agrario, la Pasqua è la festadelle primizie, la Pentecoste è la festa del taglio delle grandi messi estive e le Capanne è il raccolto invernale delle frutte che vengono messe in queste capanne a pendere. Tutte e tre le feste. cioè. alludono ali' insediamento più forte, quello agrario. che come intenzioni può essere ancora più stabile di quello urbano. Invece dal punto di vista del ricordo. della loro memoria storica. sono l'apoteosi della diasporicità. perché Pasqua è la festa dcli' Esodo, I·uscita dall'Egit10. Pentecoste quella del dono della Torah sul Sinai. nel deserto. che con le grandi messi estive, con cui la messe spirituale ha pure un·omologia. non c'entra niente perché la messe spirituale avviene nel deserto. nella terra di nessuno. L·altra, infine, la festa delle capanne. ricorda il carattere diasporico del vagare clcgli antenati nelle capanne e l'immanenza continua della capanna nel tuo stabilizzarli sulla terra. A mc questa dualità è sembrata molto suggestiva. Ora. questa dualità ha la capacità di abbracciare una grande massa clicondizioni umane ed è per questo che la Bibbia può parlare a molta gente perché parla di una condizione umana attratta da due polarità in un certo senso quasi opposte: l'insediamento cui si aspira e il senso di soffocaPer esempio c'è il famoso passo, molto commentato, delle spie mandate da Mosé, prima di entrare nella terra promessa, per vedere di che cosa si trattava. Queste ritornano dicendo ·'questa terra divora i suoi abitanti". Hanno una paura verde dell'insediamento. A quel punto Dio si incazza e limanda inquarantena, cioè perquarant' anni, nel deserto. Avrà dello: questi qui hanno ancora troppa paura di insediarsi, forse hanno ancora il residuo negativo di essere stati insediati in Egitto in una situazione di schiavitù, quindi sentono un po· la claustrofobia di andare a cacciarsi in un posto dove si sta. Quindi da un lato c'è l'aspirazione alla terra che, però, ha qualcosa di non del tulio nitido, ci sono dei pro e dei contro. Per esempio Israele è un posto effettivamente chiuso, se adesso si aprirà nella regione sarà un'altra cosa, però gli israeliani dicono ·'andiamo a fare una gita e sballiamo subito la faccia contro un confine". Dice il poeta •'è un infinito andar per vasto mondo fino a Faenza, fino a Brisighella'·. Un vasto mondo in cui un po' di claustrofobia può venire! quei patriarchi ciabattavano sempre fra fuori e dentro Dall'altra parte c·è invece il pianto sul1· esilio, però con alcuni vantaggi che I·esilio può dare. I vantaggi dell'esilio sono molto complicati da spiegare, possono essere riassunti nell'attenuazione della tensione tra il codice religioso e il codice nazionale. Quando il codice nazionale e il codice religioso si trovano a volere la propria completezza nella terra di insediamento può succedere come in Algeria, come anche in Israele, perché i religiosi vogliono la legge religiosa come legge dello stato, gli altri dicono che sono pazzi e quindi si scontrano due entità separate che aspirano ciascuna alla propria completezza e una comprime o divora l'altra. La situazione diasporica ti dà un alibi molto profondo che crea un· intera cultura. che per me è appunto la cultura ebraica. basata sulla incompletezza di tutte le parti. Il sacerdozio non può piL1esserci perché non c'è più il tempio. peròc'èqualchecosa, c'è la sacralità, la santità delle operazioni che ogni ebreo deve fare giornalmente, però con un dato di incompletezza perché, appunto, non puoi rispettare tutti i precetti comandati perché alcuni sono legati alI' insediamento in Israele.Così tu comincerai a decurtare il codice religioso così che non rompa troppo e a decurtare il codice civile. visto che non riesce a completarsi perché non ha statualità possibile. così che anche lui non rompa troppo. C'è un'astuzia. In un certo senso l'ebraismo sembra elaborare contemporaneamente cosa vuol dire aspirare alla completezza e al tempo stesso come far fruttare in maniera estrema l'incompletezza. Insomma, come cavar sangue dalle rape. Alcuni dicono che non è ebraismo vero quello di insediarsi perché l'ebraismo è l'esilio. e questa è una visione un po· romantica. altri. per esempio ebrei sionisti classici. dicono che non è ebraismo vero quello clivoler rimanere in diaspora e allora io astutamente dico che l'ebraismo vero sta nella tensione fra le due. E sostengo che la nascita dello stato cli braelc portava un enorme contributo ali' ebraismo perché reinstaurava l'altra polaritì1, perché la condi1.ionc diasporica trovava nel ventesimo secolo finalmente una rispondenza forte. mentre lino ad allora era stata troppo sbilanciata. braclc. cioè. rcinstaura il dualismo. E mi appoggio al fatto che il testo biblico stesso è fatto di documenti dell'insediamento e di documenti clcll'csilio. fonti che vengono da dentro e fonti che vengono da fuori. Ci sono questi patriarchi. che vanno in terra cliKanaan e dopo se ne vanno via. poi ritornano. stanno lì a sciabattarc nella zona. ma senzaessere proprio piantaticome dei chiodi lì dentro. Giacobbe è proprio il prototipo: sta lì nella terra di Kanaan. fa fessi il fratello e il padre. se la dà a gambe. va"'di1111o0 io csilio{)i ritorna. poi però finisce in Egitto. La stessa storia del canone biblico è oscillante fra queste due condizioni. I prototipi, i personaggi. cioè, sono essi stessi una rappresentazione di questo andirivieni tra le due condizioni e la storia degli ebrei è questa oscillazione. Naturalmente se uno smettesse di desiderare la terra promessa a un certo punto questa oscillazione si estinguerebbe, è la stessa aspirazione che produce lacapacità di questa oscillazione. Insomma, questa mi è parsa la via più astuta per riuscire a mettere il piede in due scarpe. Ma ho utilizzato il fatto che gli ebrei hanno messo il piede in due scarpe. Come forse tutti gli esseri umani, per altro. Quindi per te questo senso profondo dell'ebraismo è una metafora della condizione umana ... Moltissimo. La condizione umana è aver paura della condizione umana. Per questo il messaggio dell'ebraismo infastidisce. Non è un caso che l'antisemitismo moderno cc l'abbia con l'ebreo da versanti opposti: per l'antisemita clitipo romantico, antiborghcse. sia di destra che di sinistra, l'ebreo era uno che aveva una tensione spasmodica a imborghesirsi. ad assimilarsi nelle forme della borghesia e quindi. in questo caso. l'antisemitismo non era l'opposizione al diverso ma l'opposizione all'assimilante. dall'altra parte c'era invece il perbenismo borghese che sentiva la diversità ebraica. Così come nell' antisemitismo, alla fine dcll'800. hanno trovato convergenza l'antigiudaismo cristiano, innestato su un registro universalistico e l'antisemitismo nazionalistico, registricioè anch'essi contrastanti. Mi sembra formidabile. se non ci fosse stato l'antisemitismo bisognava inventarlo! E mi piace esteticamente. anche se è una tragedia. che l'antisemitismo sia riuscito a unire il romanticismo antiborghese col perbenismo borghese, l'universalismo cristiano e il nazionalismo, in una sintesi poderosa che in fondo dimostra l'argomento'cieli'osci li azione. Con la sua storia c. fatto per mc straordinario, con la sua dottrina. l'ebreo rappresenta buona parte di ciò che l'essere umano teme: la sua stessa condizione di continua oscillazione tra due cose. I·aspira1.ionce il timore verso la fuoriuscita dai confini e l'essere contenuto dentro confini. la difficoltà di trovare una tranquillitù perché se sci troppo tranquillo desideri fuoriuscire. se fuoriesci vorresti essere tranquillo. tutti quei fratelli sempre in litigio fra di loro C'è una massima di Oscar Wilde. che trovo meravigliosa. che dice "due sono le fonti fondamentali della delusione degli esseri umani: una è quella clinon ottenere quel che si vuole. l',dtraèquelladi ottenerla". D'altra parte la condizione di diasporicitit è presente potenzialmente in ogni essere umano. perché uno che . i pensa maggioranza se cambia ottica per un attimo si considera minoranza. Essere in minoranza o in maggioranza può essere vero e falso a seconda del punto di vista. Se cambi gli occhiali ti trovi in diaspora. esiliato in uno sperdutissimo confine della galassia. oppure ti trovi insediato al centro perché tu stesso stai organiZ1.andole co~c che vedi. quindi tu sci il centro. Se ti consideri soltanto un· inezia. un nulla. per cui non hai voglia di fare a~~olutamcntc niente. vuol dire che non sci in grado di assolvere alla tua ~tessa condizione che invece è quella di po1crfare delle cose. Se tu sci antropocentrico in maniera svi!-,ccrata perché non ric~cia spostare iI tuo punto di vista. ti senti tolalmcntc insediato. ti senti maggioranza centrata. ma anche questo ti porta ad aver delle traveggole riguardo la lua po~sibilitùe condii.ione. Mao. in un comitato centrale che mi commosse enormemente. dis~c "compagni - attenzione perché ora è ilGrande Timoniere che parla- guardate un po· iIciclo stellato. dovete sapere che fra pochissimi anni non saremo più as~olutamcntc nulla. Voi avelc sofferto. vi ~ictc fatti bruciare ,·ivi per il comunismo, ma questo è nulla di fronte all'enormità del cielo, un giorno neanche la terra esisterà più. E dico questo per allargare lo sguardo". D'altra parte che "l'uno si divide in due" l'ho imparato da Mao e poi l'ho trovato nell'ebraismo. Per esempio, molte proposte proclamate dal marxismo possono essere state non durature, ma c'è un qualcosa di antico, nel senso di duraturo, nel messaggio del marxismo, qualcosa di estremamente elementare ma di grande potenza: che una cosa vista una in realtà è spaccata in due. E questo, senza pensare che possa essere frutto diretto dell'ebraismo di Marx, ha qualcosa a che farecon la più profonda moda!itàebraica o biblica, ma anche con cose molto elementari che forse circolano in tutte le culture, dove si trovano le più profonde alternative. Era comunque un'impostazione splendida, degenerata poi nel dire: questo due è un accidente, vediamo clieliminarlo. Eliminare il due è sempre catastrofico ... Ho fatto recentemente unaconferenza contrapponendo il modello duale di Gerusalemme al modello unitario della torre di Babele. In Genesi I I è detto: "cerchiamo di fare un'unica torre che raggiunga il cielo, che sia segno di unità del genere umano affinché non ci disperdiamo sulla faccia della tcm1··. Cè un'ossessione dell'uno in questo simbolo. mentre invece il messaggio della condizione umana e anche il messaggio biblico è il due: Gerusalemme è due per tanti motivi. per il suo stesso nome che è duale, Jeru-shalai111, perché empiricamente ci sono due Gerusalemme, quella ebraica e quella araba. perché c'è quella celeste e quella terrestre. perché giace su due monti. il Morià e il Sion, adesso non sto a rifare questa formula retorica che ho trovato per esprimere l'importanza cielconsiderare il due invece dcli' uno. Nell'ebraismo l'uno è una questione di Dio. che si creda o non si creda in Dio. perché anche per uno che non crede in Dio l'idea di uno è su un altro piano. E quindi se io prendo questo uno che è pertinente a un piano. al piano divino. a un Dio che dice "io sono l'uno··. e lo porto sulla terra con la pretesa. quindi. che l'uomo sia come Dio. sia uno. faccio un casino di tipo idolatrico. Attribuisco. cioè. un connotato divino a gente che passa per la strada. a una torre che costruisco. all'umanità stessa. quando invece la sigla cicli'esistenza delle creature. e dello stesso racconto della creazione. è il due. Le creature non sono come il creatore. sono due. sono maschio e femmina. ~ono i vari prototipi elci fratelli biblici. da Caino a Abele. da Ismaele a Isacco. Giacobbe cd Esau. Giuseppe e isuoi fratelli... sono due anche quelli. La cosa straziante è che il due è uncasino. i fratelli non riescono ad avere un amore fraterno. ci sono sempre due schieramenti che si incazzano l'uno con l'altro. L'amore fraterno passa sempre attraverso un conflitto spaventoso. per amarti dcvi prima pestarti furiosamente. La Bibbia ripete continuamente la storia della difficoltà dell'amore fraterno. perché la parità potenziale di due è spesso in~opportabilc. E il litigio del due è il litigio fondante clell'csistcnza. 1 oi e loro. io e r altro. facciamoci un segno di unità, col sangue, per non essere dispersi Naturalmente questo due non è a se stante ~eno ~iamo di nuovo intorno ali"uno travestilo da due e i travc~timcnti ~ono molto frequenti. L'uno da qualche parte c·è. è su un altro piano. Cioè se Ili non hai prc~cntc bene che l'uno è lì1.l'cvidcn,.a del due ti risulta meno evidente. perché magari ti trinceri ~cmpliccmcnte nell'astu1ia dei molti perché i molti danno molto meno problemi del due. Così come se tu cominci a pcn~areche Dio è soltanlo eiauna parte di que~to due. hai fallo di nuovo un uno travc~tito. ~ci ~lato idolatrico. Se dici che "Dio è c.:onnoi. gli altri ~0110 nulla··. il due l'hai perso. Ed è quello che succede a tutte le istanze fondamentalistiche, di evangelizzazione totale, di unificazione del mondo sotto un unico segno della croce o sotto un unico segno ideologico. E tutti i sionisti che dicono ·'abbasso la diaspora, viva Israele, facciamo il popolo ebraico come uno sulla sua terra" si rivelano dei deviazionisti spaventosi rispetto al messaggio del monoteismo, che è il messaggio del due di fronte all'uno. La promessa intrinseca ali' ebraismoè quella di rendere sopportabile la dualità, non di eliminarla. Non si tratta. cioè, di dire "beh, un giorno. con l'aiuto di Dio, riusciremo a fare unaTorre di Babele che funziona". La torre cliBabele in sé è l'idolatria allo stato puro. è il portare all'uno, è il fuoriuscire dalla condizione di creatura oppure è l'impedire di entrare nel mondo creaturale, cioè in questo mondo. Nello stesso tempo la Torre di Babele è un meraviglioso racconto immanente alla storia umana. al pensiero. L'obbiettivo della Torre di Babele è "facciamoci un segno di unità per non essere dispersi''. E le sindromi etniche non sono questo? "Facciamoci un segno col sangue per non essere dispersi". In fondo cosa ha combinato il serpente della Genesi? Proponeva una torre di Babele. l'identificazione in Dio ·'voi sarete come dei". per cosa varrebbe la pena farsi strappare le unghie? Ancora prima di iniziare a divertirsi un po' su questa terra. "non provateci neanche, identificatevi di nuovo con Dio". E così la creazione implode su se stessa. non c'è più la dualità tra creatore e creatura e tanti saluti. La proposta del serpente è quella dell'uno. però, poi, il suo messaggio è stato il due e quindi ha immesso nella creaturalità ... Ma questo sarebbe lungo da spiegare. Tu dici il due di fronte all'uno. Il due è chiaro, meno quel "di fronte all'uno". Infal!i uno può dire "va bene, pensiamo al due. però Dio non esiste". Però perché il due sia sopportabile bisogna che si confronti con I·uno. C è un passo del Levitico che dice "tu amerai lo straniero perché tu stesso sci stato straniero in Egitto. io sono il Signore". Un maestro di Israele ha scritto che la frase "io sono il Signore" è essenziale in questo versetto, non è semplicemente una lìrmetta burocratica. Perché se tu dici "amerai iIprossimo tuo perché tu hai avuto condizioni simili. quindi devi riconoscerti in lui" vuol dire che lo conoscerai nella misura in cui lo riconosci come simile, il due non è esattamente funzionante perché ti riconoscerai identificandoti e quindi c'è il rischio che tu riesca ad amare. o. diciamo. ad avere rapporti decenti. soltanto con quelli che riesci a riconoscere imparentati da qualche cosa. "lo sono il Signore" dice che non è soltanto per la ragione della somiglianza che tu dcvi amare. è anche per la ragione dell'alterità perché "io con voi c'entro pochissimo. sono proprio un'altra cosa". lo sono il Signoff immette violentemente in questa proposta di riconoscersi reciprocamente un motivo opposto. cioè "tu farai co~ìperché io. che sono l'altro. te Iodico". Cè una moltiplicazione dei piani. La possibilitù di avere un rapporto decente con l'altrodipcncledal fatto che tu trovi un punto comune cliconvergenza che è altro dall'uno e dall'altro. Come è la struttura normale del le profezie. La profezia di Isaia dice che il lupogiaccrù insiemecon I' agnello e la tigre con il capretto. non dice che il lupo lìniscc di essere lupo e l'agnello finisce di essere agnello ... La dualitù semplicemente sarù sopportabile invece di essere devastante e antagonistica. ma nella media1.ioncdcli' uno. Pcrc~cmpio. il rapporto a due in una partita a scacchi è sempre mediato dall'uno. che è il regolamento degli scacchi. nella fattispecie Dio. che ~ovrintcndc al rapporto fra i due. II rapporto con r altro. anche cmpiric.:amc111acv.viene attraverso uncanone linguistico. che può essere cli azione o di parola. Mi dicevano che questa mia tesi non è hcgcliana. perché questo terzo non è la sinte~i. ma un'altra cosa su un altro

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