Una città - anno IV - n. 36 - novembre 1994

Riguardo al problema del suicidio, in realtà i numeri sono piccoli. Anche se il fenomeno suicidario è la seconda o terza causa di morte per i giovani, resta una causa di morte comunque molto rara. E si fa presto a passare ad un aumento del 50% se si passa da due a tre. Però non è la stessa cosa che passare da 2.000 a 3.000. Siamo ali' interno di un problema che per fortuna è limitato. Ben diverso è il suicidio dell'anziano, che è un fenomeno molto più diffuso. C'è da dire che anche questi piccoli numeri dimostrano una crescita abbastanza costante negli anni, che è preoccupante e che rimanda a tutto ciò di cui abbiamo discusso. Soprattutto direi che è preoccupante la crescita nelle giovani donne. E' un fenomeno relativamente recente che occorrerà approfondire. E per quanto riguarda problemi, a volte fatali, come l'abuso di alcool, la tossicodipendenza o l'anoressia? L'alcolismo come la tossicodipendenza non sono comportamenti suicidari. Uno che prende l'eroina non vuole morire, anche se poi ci morirà. Così come uno che non vuole più mangiare non vuole morire, semplicemente smette di mangiare. Le persone anoressiche possono arrivare ad uno stadio di totale abulia e di totale distacco dalla cessi. L'adolescenza è caratterizzata proprio da questa contraddizione, da questo contrasto di tempi: da una parte un tempo accelerato, sincopato che è quello della maturazione affettiva, relazionale, sentimentale e dall'altra parte, un tempo molto lungo per quel che riguarda la maturità cosiddetta sociale, ovvero quella legata a ruoli sociali quali il lavoro, la maternità, la paternità, la casa. E' come se la nostra società permettesse di fare l'esame della patente a ragazzi sempre più giovani e poi permettesse di comprare le macchine a persone che sono sempre più vecchie. Uno acquista delle capacità di relazionarsi con gli altri, di inserimento affettivo nella società in tempi sempre più ravvicinati e poi però raggiunge lo svolgimento concreto, quotidiano, reale di questa maturità affettiva in tempi sempre più allungati. Questo comporta una patologia, una contraddizione, una divaricazione molto pericolosa perché crea molta angoscia. Oggi il giovane sa fare tutto quello che poi non è necessario. una società geriatrica e oligarchica realtà della vita e quindi essere La società degli adulti guarda alcondotte alla morte, ma iniziai- l'adolescenza come a una nicchia mente l'anoressia, così come la di mercato. Ha un rapporto merbulimia, è una condotta di patolo- canti le con il mondo giovanile, con gia alimentare che riconduce ad un la cultura giovanile. Gli vende i problema generazionale di comu- dischi, gli anfibi, qualche linea tenicazione tra genitori e figli, al rap- lefonica, però non gli vende una porto affettivo con la madre e col casa. Non c'è una banca che fa un padre. al problema, molto impor- fido bancario per permettere a chi tante oggi, della concezione del ha 18 anni di comprarsi una ca a o corpo, della visibilità del corpo, per anticipare i soldi per un figlio o dell'accettazione degli altri. Cose per l'iscrizione all'università. E. che non hanno nulla a che vedere possibile che le ferrovie non possacol suicidio. no inventare nient· altro che laca11a Suicidio è una parola troppo seria verde? E" possibile che non ci sia per e!.sercabusata. li suicidio è una un'idea, per creare possibilità di cosa precisa: è uno che si vuole comunicazione tra i giovani, che togliere la vita attraverso un atto, non sia un misero !>conticinosu un non è un progetto, non è un evento biglielto del treno? Cè una manche attraversa la vita. Si può anche canza di creatività spaventosa. Si fare la battuta dicendo che uno che sfrutta la potenzialità economica beve è un suicida che non ha fretta, dei giovani, visto che oggi i giovama resta una battuta. Di fatto è una ni hanno i soldi dei loro papà e condizione totalmente diversa, basta. Non si pensa all"cti1giovane molto più contradclilloria.molto più come ad una rison,a a cui attingere. relazionale, si può sperare che ci Viviamo in una società geriatrica e sia qualcuno che intervenga, ci può oligarchica. dove alcuni vecchi essere una richie~ta di aiuto. Se comandano. altri vecchi <;ubi,coproprio si vuole <,cmmai. '>ideve no, gli adulti sono in attesa cli diusare la parola •·equivalenti suici- ventare dei vecchi potenti egli aclodari·' che è cosa comunque molto lcscenti ,ono solo dei possibili diver<,a. clienti di una serie clicose sempre I rapporti affettivi e sessuali sono più intere:-,~anti. li mondo dei comanticipati, ma dal punto di vista puterè sempre intere<,<,ataoi giovadel lavoro, ad esempio, il tempo ni. però un computer non co:-,tadi dell'adolescenza semhra allun- meno se lo compra un raga1.1ino. garsi... Anche la mw,ica, anche la cultura ~Tb 1OlebcaproGTnO Lal3 fahnrc·o grarnrna per i giovani, ha una signora di una certa età che fa un programma che si chiama Ragazzi, organizzata dal signor Minoli che ha una certa età. Gli assessori alle politiche giovanili dell'Emilia Romagna hanno una certa età. Noi organizziamo i giovani, ma con quale autorità? Ecco perché poi i giovani se ne fregano delle politiche giovanili degli enti locali o delle ferrovie dello stato. All'inizio lei ha detto che il bisogno di appartenenza resta uno dei problemi dell'adolescente di oggi. Quali sono le risposte possibili a un tale bisogno? Il disagio giovanile si esprime in una grande esigenza di appartenere ad un gruppo, di avere delle regole di vita. Non necessariamente ciò si esprime in un'esperienza deviante. Possono essere la piccola gang malavitosa, il gruppo di naziskin ma possono essere anche i boyscout. Comunione e Liberazione offre appartenenza, un gruppo religioso radicale offre appartenenza. E' certo che oggi una serie di punti di riferimenti storici è cambiata. La famiglia è cambiata, la scuola è cambiata, i partiti sono cambiati, i sindacati sono cambiati. iIvolontariato. la convivenza sociale e cittadina sono cambiati. la parrocchia è cambiata. Occorre sostituirli con altri, ma dire "rifacciamo figli o ricostruiamo la famiglia come nei tempi andati" è inutile, un controsenso. Nessuna donna oggi è disposta a fareotto figli perchégiustamente ha maturato il diritto ad un ruolosociale, un·esigenzadi espressione nel lavoro, che comportano un ridimensionamento della sua epoca riproduttiva. D·a1tra parte, ogni volta che si è anelato ad un ritorno indietro si è sempre stati alralba di periodi storici molto bui. Dovrebbe sempre suonare inmodo sinistro questa parola. Quello che invece si deve fare non è certo stare a guardare o ammirare lo status quo, ma pensare ad una società futura che sia compatibile con queste necessità nuove e con queste rivoluzioni ~ociali in atto, senza contrastarle ideologicamente, ma cercando di prevedere delle forme cli convivenza che ri!>pondano a delle esigenze oggi ritenute carenti e che prefigurino delle organiuazioni sociali compatibili con le esigenze mutate. Quindi non più una :-,ocictàcentrata sulla famiglia ma una società centrata su un'aggregazione clivcr~a.perché i 11 uogo cliaggregazione non può più es:--cre la rarniglia. Ciò non vuole dire togl icrc, wuotarc ma prendere atto che la famiglia ha e:-,auritoil \UO ruolo <,torico, non è più il luogo elcil'educazione, della formazione. ma è uno dei luoghi clieducazione e di forma1.ione.E. quc!>toil grande cambiamento. Quindi occorre vedere, oltre alla famiglia, quali possono essere le altre istituzioni, gli altri luoghi. Allora bisogna ripensare alla città, ripensare al tempo, quindi tempo di lavoro e tempo di non lavoro, occqrre ripensare alla scuola. La scuola non si ripensa togliendo gli esami a settembre, occorre ripensare ad un ruolo che non sia vicario della famiglia, ma che sia paritario alla famiglia. E' una grossa responsabilità. il maestro elementare figura di serie C Quindi occorre anche ripensare alla formazione degli insegnanti. Un insegnante non deve più solo insegnare latino ma deve insegnare a vivere, deve insegnare autonomia, capacità di relazione. Non è poca cosa. O si fa questo oppure continuiamo ad avere una società zoppa, una società mancante. In Italia abbiamo avuto una buona sperimentazione a livello della scuola media, che però era più una sperimentazione di programmi che un ripensamento del suo ruolo. Abbiamo avuto qualche esperienza significativa nella parte prescolastica, negli asili nido. con un impegno anche per una formulazione e un· organizzazione diverse. Quello che mi pare sia mancato in blocco è la capacità di ripensare al corpo principale della scuola, che è quella elementare e media; mi pare oziosa la questione del prolungamento tti 16 anni quando non abbiamo nemmeno una scuola che funziona per i 14 anni. A parte qualche esperienza individuale come quella di Mario Lodi, i vecchi maestri della scuola italiana hanno sempre avuto un· interpretazionedel ruolo della scuola inquanto asilo. Figlia del pauperismo italiano. la scuola era un tetto dove proteggere i ragazzini dall'acqua e aiutare i contadini nel lavoro dei campi 1enenclogil i figii. Noi non ci siamo mai molto distaccati da questa interpretazione. Credo che sia mancato un progetto. un· idea, ma cli questo non possiamo sempre incolpare il governo perché è mancato anche nelle forme più spontanee. è mancato anche nelle rivi~tc, nella cultura. Gli intellettuali hanno sempre avuto un sovrano disinteresse per la scuola elementare. Il maestro elementare è una f"iguradi serie C nel panorama della cultura italiana e questo ha comportato un decadimento cielle propo:-,te,del lecapaciti1di inven1.ione. In altre e~pericn- ;,.c,non italiane, invece, si è puntato l'accento !,Lillascuola elementare perché è quella decisiva, è quella a minor tasso conoscitivo ma a maggior interesse dal punto di vita affettivo, relazionale per il bambino. E' aperta la discussione sul ruolo della televisione nel diffondere comportamenti autodistruttivi o violenti. Secondo lei che tipo di potere esercita la Tv? Assoluto. Ho scritto quest'inverno un editoriale sull'Unità e sono stato insultato. Adesso Oliver Stone ha fatto un bellissimo, straordinario filme mi fapiacere pensarla alla stessa maniera di un intellettuale americano avvertito che vive in un laboratorio scientifico avanzato, ove si sperimentano i disastri che poi verranno elargiti in tutta Europa. Penso che purtroppo questa sia una realtà di fatto: la televisione è una scuola di violenza. Ma non solo, perché la televisione non prefigura solo comportamenti devianti, uno non è attratto solo dalle cose negative, anche se è vero che di un telefilm, un ragazzino ha memoria solo del modo in cui è precipitato il ladro dal grattacielo mentre non ricorda la storia di quel telefilm. Mi pare indubbio che passare dai giornaletti alla televisione non costituisce un passaggio indolore, è un passaggio di qualità nella potenza comunicativa e quindi nel potere imitativo che queste cose hanno. Tex Willer ha un potere sicuramente inferiore a quello, per esempio, di molte telenovelas. Quanti adolescenti oggi crescono affettivamente secondo quella lezione? Le telenovelas sono delle palestre in cui si insegnano i rapporti affettivi. Noi ce ne accorgiamo solo quando cominciamo a vedere tanti bambini che vengonobattezzati con i nomi dei protagonisti delle telenovelas, ma quello è solo l'aspetto più patetico del fenomeno di milioni di persone che vedono, si immergono in storie, relazioni affettive. Non sto dicendo che le telenovelas sono brutte e cattive, sto dicendo che per una ragazzina sono sicuramente più potenti della loro mamma. Le ragazzine si comporteranno così con i loro ragazzi, cercheranno di rispondere nello stesso modo, con le stesse battute, cose che non avrebbero mai accettato, diventeranno accettabili perché contenute nel messaggio televisivo. C'è un io pedagogico ormai assai più forte dell'io pedagogico genitoriale e dell'io pedagogico scolastico: la televisione. - ~ quindicinale di cultura e attualità dal sommario n. 21 - 1 novembre 1994 Raniero La Valle Resistenza e pace Maurizio Salvi Cina: un boom in difficoltà Dolores Deidda Italia: democrazia a rischio Romolo Menighetti Dollari, marchi e sterline non sognano Giancarlo Ferrero L'arte della manipolazione istituzionale Filippo Gentiloni Sperimentazione: il ritorno degli orrori Fiorella Farinelli La debolezza politica del femminismo Stefano Cazzata I lumi di Voltaire Mario Pollo Giovani: dall'isolamento alla devianza Maurizio Di Giacomo Macché Moloch, è solo Tivvù! Marcello Buiatti Natura - contronatura: una distinzione ancora valida? Maurizio Lichtner Cultura del dubbio e nuove certezze Fabio Montevecchi Il Cassola antimilitari,;ta Maria Patini È ancora bello leggere? Luciano Bertozzl Celio Azzurro: una esperienza di scuola multirazziale M. Tejera de Meer / M. Nenna Psicologia: come giocano i bambini Gala Valmarln Handicap: tra ignoranza e condivisione Enrico Peyretti Il dono del corpo Giancarlo Zizola Quale ecumenismo per il terzo millennio? Carlo Molari Cristianesimo e dialogo con le religioni Arturo Paoli Un mondo senza etica Bruno Magglonl Come leggere oggi la Bibbia Emanuela Ricci Rocca/schede: Onu Rubriche Ci scrivono i lettori - Primi Piani Attualità - Scienza, Tecnologia e Società - Bibbia - Teologia - Cinema - Teatro - Tv - Arte - Fotografia - Letteratura - Musica - Riviste - Libri • Rocca/schede 64 pagine abbonamento annuale L. 60.000 Rocca - Cittadella - 06081 Assisi richiedere copie saggio UNA ClffA' 1 1

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